mercoledì 6 gennaio 2010

Mio nonno sa parlare.

[Sembra solo una storia vera][ispirato a una cazzata vera, questo si]

L'alcool è il male, si, però a volte il male può essere accettato. Ci sono occasioni, infatti, in cui ci si trova a scegliere tra due mali, tra un male e un molto male, o tra un male e un niente, e allora poi si sceglie una cosa qualsiasi e si dice "menomale". Questo per dire che il male, a volte, può essere accettato, e anche l'alcool, spesso. Spesso quanto basta, almeno nelle occasioni particolari.

Eravamo ad una cena a casa di amici, con le famiglie (leggi: comunità di recupero) che si incontravano in un momento di grande fraternità, grande amore e grande fame, e con noi tante persone. Si andava dagli adulti ai ragazzi, dai genitori ai figli, dai fratelli alle sorelle, e poi c'erano i "vari ed eventuali": il fidanzato ufficiale di una delle figlie di questi amici, il fidanzato "in incognito" di un'altra delle figlie, e uno spettro d'uomo a capotavola, chiamato "nonno", che si esprimeva a monosillabi e comprendeva quasi solo i gesti, e le conversazioni con lui si limitavano a pochi comandi elementari: 'cibo'; 'acqua'; 'alzati'; 'cacca'; 'non mangiare il tavolo'; 'smettila di sbavare'.
A questa cena, come ad ogni cena che si rispetti, calici in vetro ricolmi fino all'orlo di vino rosso fluttuavano tra la tavola e l'aria, senza sosta. Insomma, si beveva molto più di quanto si mangiasse, e mio padre faceva da bar-man per il lato dove mangiava lui. Versava gocce di vino a chiunque gli stesse accanto e avesse un bicchiere, tanto per non far capire che, lì, beveva soltanto lui, e intanto si stava caricando. Il momento delle cazzate, poi, sarebbe venuto dopo. E alla fine della terza bottiglia, infatti, arrivò.

Amica dei miei: Sapete, Alberto e Miriam si sono separati.
Coro: Waaaa
Papà: Perchè a chell ce piaceva o serpe, se magnava o capitone senza 'e recchie.
Coro + mamma: ...
Polkan: ahahah
Mamma: Non capisco perchè devi rovinare tutto. Non si può stare tra amici e divertirsi senza essere ubriachi?
Coro: ...
Polkan: ahahah
Papà: Oh, senti. E' evidente che alla fanciulla il fravaglio le gustava.
Spettro: Fra-va-glio.

E così ogni cena in cui c'è anche papà. A volte mamma cerca di lasciarlo a casa con una scusa, come "ma tanto non li conosci", "ti scocceresti solamente", "forse è meglio che rimani a casa a riposare", "tienimi in caldo il letto" o robe simili. Ma quando proprio non le riesce, papà c'è, e si ubriaca. E prontamente qualsiasi donzella gli capiti a tiro diventa la più zoccola del paese, qualsiasi ragazza è costantemente vogliosa di non meglio precisati "fringuelli" e i loro compagni tutti cornuti. E mamma si incazza e scambia sguardi di copioso disappunto con gli altri commensali, della serie "che gente" o "povera donna, che deve sopportare". Che detto da donne (quelle, non mia madre) che hanno come unica ambizione nella vita quella di capire cosa legge un prete anzianotto (questo anche mia madre), tassativamente sulla settantina (è notorio che i sacerdoti si facciano preti tutti a settant' anni e che rimangano settantenni in eterno, o almeno finchè non muoiono, lasciando poi in eredità l'altare ad un altro prete già settantenne fin dal giorno del sacerdozio), e che hanno un marito la quale massima aspirazione è quella di diventare vecchio come Spettro e benedire di notte le lenzuola di seta bianca con la sua delicata escrezione giallognola; e magari alzarsi la notte pensando che sia già mattina per andare a vomitare nel bidè e lasciar cadere al cesso la dentiera nel tentativo di mordersi la tetta per sentirsi ancora vivo e poi dire che "la vita è bella solo se si rischia", lasciando capire che chiunque non rischi di non avere più i denti per tutta la notte e la mattina dopo, per riuscire (forse) a mordersi la tetta, vive molto peggio di lui, beh, dev'essere proprio una brutta sensazione.

Donna: Tuo padre fa veramente schifo. Spero che tu non cresca così.
Polkan: Lei è una zoccola.
Donna: Ma come ti permetti! Mio Dio!
Polkan: Suvvia, non esageri..
Polkan

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