Stessa storia per il cristianesimo. Lasciamo perdere se esista o meno Jesus (d'altronde potrebbe stare anche accanto a me a guardarmi e ad appuntarsi tutti i miei peccati mortali per rinfacciarmeli davanti al Padre quando mi dovrà giudicare, alla faccia della misericordia, quindi meglio evitare certi tasti, ecco. E comunque io ci credo credo che Esisti, sono loro che hanno iniziato). Gesù era uno in gamba. Che poi le cose che dice sfido chiunque a non apprezzarle. Mica diceva di non masturbarsi, Lui, mica ha mai detto di non giocare a poker, di non farsi le canne, di non tirarsi la coca, questa non è roba Sua, che poi magari condivideva anche, mio Dio, può essere, ma non se l'è mai sognato di dirlo, giusto com'era, eppure Lui era Dio, mica uno così, poteva benissimo conoscere la storia delle canne, delle seghe, dei film porno, dei rave e tutto il resto appresso, se non lo sapeva Lui glielo diceva l'Altro, Quello di lassù. Poi s'è messa in mezzo lei. Uno che è abbastanza studiato nelle scuole diceva che lei è esattamente ciò contro cui Gesù aveva predicato e contro cui aveva insegnato a combattere, parola più parola meno. Ha detto a tutti che essere felici fa male, perchè chi è felice sarà triste e chi è triste sarà felice. Il che significa, praticamente, andando ad analizzare a fondo la questione, che colui che disse per primo questa cosa (per Zeus, non Gesù) non riusciva proprio ad essere felice e in qualche modo doveva fare per fottere tutti gli altri. Direi con ottimi risultati, comunque. Poi ha detto che la felicità non è quando sei felice. Quest'ultimo è un concetto un pò complesso e anche di difficile interpretazione. In due parole, non è che quando ti senti felice sei felice: quando la tua mente è assolutamente convinta di star provando ciò che taluni chiamano erroneamente La Felicità, intristisciti, poichè in realtà ciò che stai provando non è che un fuggente piacere che (lascia stare che è bello, che lo vorresti vivere per sempre, che è tutto ciò che desidereresti ecc) in realtà non ha nessun valore, ciò che ha valore è che tu adesso soffri, così poi finalmente gioirai. Promesso (parola di scout, tipo). E comunque smettila di farti le canne, le seghe, se devi proprio scopare fallo co' un cesso o comunque solo ed esclusivamente a scopi riproduttivi (se sei sterile sei un pollo e te la fai a piedi), lascia perdere i rave e datti ad una sana giornata contemplativa. E comunque puoi sempre farti scopare da un prete. Egli è l'eletto da Dio e ti accoglierà fino ai dieci anni. Cerca di fare in fretta perchè dopo finisce l'età di diritto e per farti inculare hai bisogno di fa' un casino, permesso del Papa, servizi tv, serata da Porta a porta, smentite, testimonianze, lascia stare, dopo i dieci anni cerca di farti scopare directly da qualche vescovo di alto rango così subito si fa, vai sul sicuro. E comunque non è vero che i preti sono pedofili. E' solo che s'erano dimenticati che non si poteva fare.
domenica 30 maggio 2010
E' un mondo che cambia.
Stessa storia per il cristianesimo. Lasciamo perdere se esista o meno Jesus (d'altronde potrebbe stare anche accanto a me a guardarmi e ad appuntarsi tutti i miei peccati mortali per rinfacciarmeli davanti al Padre quando mi dovrà giudicare, alla faccia della misericordia, quindi meglio evitare certi tasti, ecco. E comunque io ci credo credo che Esisti, sono loro che hanno iniziato). Gesù era uno in gamba. Che poi le cose che dice sfido chiunque a non apprezzarle. Mica diceva di non masturbarsi, Lui, mica ha mai detto di non giocare a poker, di non farsi le canne, di non tirarsi la coca, questa non è roba Sua, che poi magari condivideva anche, mio Dio, può essere, ma non se l'è mai sognato di dirlo, giusto com'era, eppure Lui era Dio, mica uno così, poteva benissimo conoscere la storia delle canne, delle seghe, dei film porno, dei rave e tutto il resto appresso, se non lo sapeva Lui glielo diceva l'Altro, Quello di lassù. Poi s'è messa in mezzo lei. Uno che è abbastanza studiato nelle scuole diceva che lei è esattamente ciò contro cui Gesù aveva predicato e contro cui aveva insegnato a combattere, parola più parola meno. Ha detto a tutti che essere felici fa male, perchè chi è felice sarà triste e chi è triste sarà felice. Il che significa, praticamente, andando ad analizzare a fondo la questione, che colui che disse per primo questa cosa (per Zeus, non Gesù) non riusciva proprio ad essere felice e in qualche modo doveva fare per fottere tutti gli altri. Direi con ottimi risultati, comunque. Poi ha detto che la felicità non è quando sei felice. Quest'ultimo è un concetto un pò complesso e anche di difficile interpretazione. In due parole, non è che quando ti senti felice sei felice: quando la tua mente è assolutamente convinta di star provando ciò che taluni chiamano erroneamente La Felicità, intristisciti, poichè in realtà ciò che stai provando non è che un fuggente piacere che (lascia stare che è bello, che lo vorresti vivere per sempre, che è tutto ciò che desidereresti ecc) in realtà non ha nessun valore, ciò che ha valore è che tu adesso soffri, così poi finalmente gioirai. Promesso (parola di scout, tipo). E comunque smettila di farti le canne, le seghe, se devi proprio scopare fallo co' un cesso o comunque solo ed esclusivamente a scopi riproduttivi (se sei sterile sei un pollo e te la fai a piedi), lascia perdere i rave e datti ad una sana giornata contemplativa. E comunque puoi sempre farti scopare da un prete. Egli è l'eletto da Dio e ti accoglierà fino ai dieci anni. Cerca di fare in fretta perchè dopo finisce l'età di diritto e per farti inculare hai bisogno di fa' un casino, permesso del Papa, servizi tv, serata da Porta a porta, smentite, testimonianze, lascia stare, dopo i dieci anni cerca di farti scopare directly da qualche vescovo di alto rango così subito si fa, vai sul sicuro. E comunque non è vero che i preti sono pedofili. E' solo che s'erano dimenticati che non si poteva fare.
venerdì 28 maggio 2010
Almeno la dignità.
Il problema, dicevo, è che in troppi guardano la tv (e che due su tre sono stupidi ecc.ecc.) e il messaggio che la pubblicità della master card invia è "ci sono cose che non si possono comprare" (l'amore, la gioia, l'amicizia, la fierezza, l'orgoglio, la dignità e questa roba qui non la trovi al discount, nè da Louis Vitton) "per tutto il resto c'è master card" (quindi tu lotta per tutta quella roba di cui sopra e poi tutto il resto lo puoi comprare, ma per quello stai tranquillo che c'è master card). Però non è che non lo puoi comprare e allora stop.
"Due etti di prosciutto, uno di scamorza e.. ah, si, un chilo di orgoglio."
"Guardi signora che l'orgoglio non si vende a chili."
"Ah no? Beh, faccia lei, mi serve per una cena."
"No guardi, si sbaglia. L'orgoglio non si vende."
"Ops, mi scusi. E dove posso trovarlo?"
"Da nessuna parte. Non si vende, è un valore, sa.."
"Nessuna parte?"
"Nessuna."
"Per cento euro?"
"No."
"Ah, ok, ne farò a meno."
mercoledì 26 maggio 2010
Ne prendo tre!
martedì 25 maggio 2010
Tu ora aprire ano.
Almeno, se mi si deve proprio imputare di essere razzista per questo, lo si faccia per ogni giudizio che do. Lo si faccia quando dico che odio i secchioni. Quando dico che odio i secchioni nessuno si indigna, solo i secchioni. Nessuna folla di moralisti e/o falsi moralisti che mi insegue con i cartelloni con su scritto "al rogo, al rogo" e che mi insulta dicendo che sono un essere riprovevole e che i secchioni sono esseri umani come tutti gli altri e hanno anche loro il diritto di studiare ecc.ecc. Eppure quando dico che odio i secchioni, intendo tutta la razza dei secchioni in generale. Odio gli stupidi, tutti. E i leccaculo. Quest'ultimi di solito degenerano in moralisti e/o falsi moralisti. Nessuno dice mai una parola quando odio questi. Ma sarà che fa figo difendere i gay. Sono più importanti.
Nota: durante la stesura di questo post nessun animale è stato maltrattato. Cioè, volevo dire, io amo i cani.
domenica 16 maggio 2010
MA-YAt a fancul.
sabato 15 maggio 2010
Nulla è come sembra.
martedì 11 maggio 2010
Lui pezzente, e tu?
Andare a scuola, invece, tende a consumare ogni mia barra. Perchè le barre, poi, sono tutte con nome al positivo: barra della felicità, barra della salute, barra della speranza, barra del culo, e così via, con il notevole risultato che non può mai essere che le vedi tutte piene, neppure un paio alla volta. Praticamente, il tempo in cui vedi il verde all'interno delle barre, al quadrato, moltiplicato per seicentotrentatre, non è uguale, ma sicuramente minore di quello in cui vedi la parte vuota. Per legge. A scuola, poi, questa legge è rafforzata dagli elementi che la popolano, che, nella mia, vedono la loro barra dell'intelligenza raschiare il fondo e la barra dei soldi riempirsi a tal punto da venire forata. Ci clicchi su e il mouse si rifiuta di premere. L'ho dovuto minacciare con l'acqua. Allora, dopo che ho minacciato il mouse, ci clicco su e inizio a ridere. E' inevitabile. Solo che mentre rido quelli continuano a vivere, a loro modo, e mi danno inevitabilmente altri motivi per ridere e quindi la barra della mia forza fisica e quella della salute della mia mascella crollano. Tipo Uno fa ad un Altro: "Mi dai un crackers?". Un crackers è la quinta parte di un pacchetto, che, tradotto in euro, sono 4cent, visto che nella mia scuola ogni pacchetto è venduto a 20cent. Che 4cent non sono un cazzo, uno pensa, però nella pancia un crackers è un sacco, considerato che in tutto sono cinque. E' ovvio che quell'Altro risponda: "No, fottiti". Solo che Uno normale a quel punto avrebbe fatto due+due, si sarebbe fatto prestare 20cent e si sarebbe comprato i suoi cinque crackers a spese di un altro (il che è già di per sè ridicolo, viste le banconote di cui sono colmi i loro portafogli). Ma questi non sò normali. Invece di fare il percorso normale con il quale avrebbe riempito la sua pancia e avrebbe non-pagato i crackers, il tale che aveva chiesto il crackers decide di rimanere digiuno, non mangiare, nè i crackers nè nient'altro e inizia a inveire contro Altro che, poverino, voleva solo mangiarsi i suoi 4cent di farina.
Uno: "Wa marò, sei un pezzente!"
Altro: "Ma come pezzente, per un crackers."
Uno: "Appunto, fai schifo, ma come stai oh."
Altro: ...
Uno: "Che ridicolo."
La mia barra della sorpresa si è riempita. Quella della pazienza, tra Porky Pig e Uno, si è arrestata e ha addirittura diminuito la propria capienza. Ho paura ad andare a scuola.
N.B. Questa canzone spiega un pò cosa significa. http://www.youtube.com/watch?v=Sl5kA8FGxKg
sabato 8 maggio 2010
Adesso posso andare in prigione.
Il passo tra i diciassette e i diciotto anni misura circa uno yoctosecondo dell'esistenza di un essere umano. Dico circa perchè, teoricamente, ogni yoctosecondo è ancora divisibile in infinite frazioni del secondo e, in effetti, il passo tra i diciassette e i diciotto anni dovrebbe misurare quella frazione ultima di secondo che si raggiungerebbe scindendo lo yoctosecondo all'infinito, ma, dal momento che l'infinito è, per definizione, infinito e, quindi, senza fine, e poichè questo è un post e la questione della dimensione del tempo è piuttosto irrilevante (potrei dirvi che la parte più piccola misurabile del tempo è lo streptosecondo, voi lo prendereste per buono), allora taglio idealmente la testa al toro e, alla fine, quanto misura l'intervallo di tempo tra l'avere diciassette anni e l'averne diciotto è uno yocto del secondo. Mi immagino tutti quei tori che aspettano uno accanto all'altro, nella loro gabbia gigante e, a turno, vengono chiamati dal boia ogni volta che un tizio si scoccia di approfondire un discorso e gli vuole tagliare idealmente, per lui, la testa, ma in realtà lui non lo sa ma i tori da taglio esistono, da qualche parte, e il boia fa T8934! e uno si immagina un animale enorme che esce dalla gabbia su due piedi, guarda il boia negli occhi e il boia diventa improvvisamente tutto rosso e il toro, incazzato, lo uccide camminandoci sopra con una zampa, ma invece quello è felice, esce tutto contento dalla gabbia, gli altri lo applaudono con le corna, una ventina di tori si dispongono in due file da dieci e gli fanno una ola e quello alza la testa, col sedere un pò rialzato in segno di superiorità, si poggia sulla ghigliottina e, invece di aspettare il sacco nero sulla testa, l'ultima preghiera, le ultime cose che si fanno quando si deve morire, alza una zampa da dietro e lascia cadere la lama e zac, morto.
In quella yoctofrazione di esistenza che è in realtà il compleanno si pensa chissà cosa accada, forse si crede che, per avere un anno in più, una persona abbia dei meriti speciali, tipo una medaglia al coraggio che però, invece di essere una medaglia in oro 20 carati, è un anno in più che, tecnicamente, è un numero più vicino all'età ultima, che è quella della morte. Il che non è così attraente come idea, eppure ci si fa una festa su, ci si diverte e si mangia la torta che, per uno che delle cose vede sempre il lato negativo o che comunque adesso, da diciottenne, ha deciso di vedere sempre quello, visto che l'essere maggiorenne ti pone in una condizione di totale svantaggio rispetto al resto della società, è il Male, poichè quella che in principio era una torta, nel mio organismo, si scinde e si tramuta poi in grassi, carboidrati, zuccheri e tutte quelle componenti inciccianti di cui è composta che hanno come risultato finale quello di farmi ingrassare, il che abbassa notevolmente le mie aspettative di vita. Come se non bastasse il passo verso la fine che avevo già fatto a mia insaputa. In più adesso posso guidare l'auto - intendo legalmente - che è una cosa poeticamente desiderabile, ma, nell'ordine di idee di ciò in cui una cosa, per quanto bella, possa degenerare (a volte inesorabilmente) nel momento in cui questa entra nella mia vita, "un auto" si può tradurre anche come "un'opportunità in più di morire", che non è l'obiettivo che mi sarei prefissato, ecco. Però posso finalmente aprirmi un conto in banca, uno tutto mio, di quelli con il tasso che sembra bello e che poi fai la fine di quel barbone sotto casa, che mangia i pezzi di pane duri come roccia e ogni quattro giorni arriva l'ambulanza a soccorrerlo perchè lui, per farsi una doccia, finge di star male e chiama il 118. Dai, forse aprire un mio conto in banca è tutt'apparenza - "tutto fumo", si direbbe - non conviene, nel senso stretto del termine. E intestare qualcosa a mio nome, che è una delle mie nuove opportunità giuridiche da qualche minuto a questa parte, può sembrare sinonimo di potere e ricchezza, e invece, mi metterebbe nella irreversibile posizione di essere un Possedente, cioè qualcuno che, in nome delle proprie proprietà (per usare un poliptoto o qualcosa del genere), da un lato può accedere al credito (che, al contrario di quanto può sembrare, è a tutti gli effetti un debito) e dall'altro può essere incastrato da una donna, che è in una posizione di netto vantaggio poichè, a nome delle proprie proprietà (la vagina, in questo caso), può mettersi nella posizione di sposare un Possedente come sarei io, il quale poi, a seguito dell'inevitabile, scontato e premeditato divorzio, dovrà poi concederle ciò che in gergo tecnico si chiamano "alimenti" e che non sono altro che la pensione anticipata che una donna si conquista, legalmente, vendendo il suo corpo. Alla faccia della prostituzione.
Penserò piuttosto a quelli che sono davvero i miei vantaggi. Potrò finalmente votare, ad esempio. Ammesso che sia un vantaggio poter scegliere tra un numero limitato di facce, che sceglieranno a loro volta un numero illimitato di persone che mi rappresenteranno. Come a dire: vado a scegliere chi sceglierà per me chi dovrà scegliere. No, mi sa che non è un vantaggio. Però potrei candidarmi io, finalmente, ora che ho diciotto anni diciotto. Mi stuzzica l'idea dei soldi facili e del lavoro nullo e della pensione a vita. Si questo è un vantaggio. Lo scelgo. Lo metto assieme ai film porno. Adesso potrò guardare quelli in tv con quella fastidiosa scritta "vietata la visione ai minori di 18 anni" che non si regge più. E poi insieme ci metto il poker online e l'alcool, che da adesso potrò rispettivamente giocare e comprare liberamente: il primo è un bel passo grande verso il raggiungimento dei primi debiti, il secondo è il passo decisivo verso l'alcolismo, ma per questi ne vale la pena rischiare.
In realtà il vantaggio più grande dei miei diciotto anni è che sarà una giornata tutta per me, non mi esporrò a preoccuparmi di nessuno e questo sarà tutto merito del fatto che si chiama "compleanno", questa giornata. Di nessuno tranne della mia ragazza, che da ieri si sta impegnando per far diventare speciale questo sabato e che, sono sicuro, ci riuscirà. Questo è un gran bel vantaggio.
Polkan
mercoledì 5 maggio 2010
E' una metafora.
Quindi, in sostanza, se non riesci a capire cosa significhi quello che sta dicendo il tuo professore di filosofia, forse sei tu in difetto. Ma se poi, nella non-remotissima eventualità in cui egli (il prof) stia dicendo delle cazzate, è lui ad essere in difetto, possiedi, perchè lo hai comprato pagandolo, un libro, il quale nella maggior parte dei casi è scritto in italiano, usalo. Cioè dai, il libro significherà di sicuro qualcosa, non ci troverai mai cose tipo oggi la mia professoressa di italiano:
Alunno: "E' stato Leopardi ad influenzare Schopenhauer."
Prof.ssa: "Ehm.. Ehm.. No. No."
Alunno: "E' stato Schopenauer a leggere Leopardi, non il contrario."
Prof.ssa: "Scusa, Leopardi quando è vissuto?"
Alunno: "Boh, nell' '800?"
Prof.ssa: "Eh, appunto. Ecco. E allora?!"
Il libro ti dice chi ha influenzato chi e basta. E se si sbaglia sti cazzi, non lo saprà nessuno, perchè quello è il libro, e in fin dei conti il tuo obiettivo era capire, che già è un buon inizio. In un'ipotetica scala da 1 a 10, capire una puttanata è decisamente al di sopra di non capire una cosa giusta, diciamo più o meno all' 8, perchè poi è chi dice una puttanata che, nella scala da 1 a 10 della conoscenza, è al livello 1, ma questo è un altro conto che ai fini del nostro disinteressato capire qualcosa non ci tange più di tanto.
Bene, se il libro è proprio quello in cui c'è scritto qualcosa che non significa davvero nulla, che, oddio, non è neppure così impossibile, puoi fare delle (delle, prurale) domande. Lo puoi fare, penso lo garantisca la legge in qualche modo. Nota bene: dire "professore non ho capito" al termine di cinquanta minuti di spiegazione non è da considerarsi propriamente una domanda. Fare una domanda, più precisamente, significa cogliere che non si è capito un aspetto (uno, al massimo un paio, va) di ciò di cui si sta parlando e chiedere di sentirselo dire in maniera più adeguata alla propria intelligenza. Insomma più semplice. E se non hai capito alla prima frase, fai una cazzo di domanda alla prima frase. Se alla prima frase, che non avevi capito, non hai fatto una domanda, sei in ogni caso in difetto tu. Se poi non hai fatto quella domanda, o più in generale se non fai domande, perchè ti vergogni o pensi che le tue siano questioni stupide, probabilmente lo sono e lo sei anche tu. La scuola la paghi. Uscirne cornuto e mazziato non mi pare proprio il caso.
** In realtà, la linea che divide idealmente il non saper spiegare dal non capire è sottile, solo che i professori - e io ne conosco - a volte la domanda "ma avrò saputo spiegare?" se la fanno, gli alunni partono nel verso opposto: appena non capiscono un cazzo (e penso avvenga almeno ad uno studente di ogni classe, ogni giorno dal secondo di scuola in avanti) iniziano con "quel prof non sa spiegare!" che diventa poi il loro motto. Il massimo l'ho avuto quando ho sentito uno dire "Ho lasciato la mia vecchia scuola perchè i miei prof non sapevano spiegare". E' venuto nella mia. Poi ha cambiato scuola.
sabato 1 maggio 2010
Messaggio alla classe.
Nella mia classe ci sono circa trenta ragazzi. Ventisette di questi credono che la scuola sia una cosa seria. Una ventina crede che non ci possa essere futuro senza la scuola. Circa dieci di questi non si sentono all'altezza dell'esame di maturità e, di conseguenza, dei test di ammissione eventuali per l'università e, quindi, per l'università. Bene, -10, si potrebbe dire, ma non è così, perchè quei dieci saranno con me all'esame e, in gran parte, sono quelli che dovranno passarmi il compito di matematica e le risposte di fisica, non c'è tempo per lasciarli indietro a soffrire. Bisogna essere sportivi, ma per me, per il mio bene, quindi non poi così sportivi, mi sembra. Tuttavia non bisogna perdersi in chiacchiere, ci sono dei ragazzi da recuperare e il compito è il mio, il mio e di quegli altri due che non pensano che la scuola sia una cosa seria, ma che, come me, hanno capito che è ad ogni modo necessaria a termini di legge per arrivare all'università, per cui bisogna finirla in un modo o in un altro e il modo scelto è proprio facendola (guarda un pò) e facendo l'esame, ma l'hanno deciso troppo tardi, come me, quindi c'è bisogno di qualcuno che ce lo passi. A tutti e tre. Chi? Quei ventisette di cui sopra. Bisogna recuperarli. Sportività, si. Ma soprattutto pazienza.
Alunno Sano: "Wa Polk', ti sei fatto sgamare di brutto."
Polkan: "Eh si. Ma alla fine me lo sono copiato tutto il compito. E la professoressa non mi ha detto niente. Rideva."
Alunno Malato: "Ma stai zitto! Devi ringraziare Dio se non ti ha annullato il compito!"
Polkan: "Sbagli."
Alunno Malato: "Fai schifo! Sei il cocco dei prof."
Polkan: "Il trucco sta nel farla sembrare una cosa ovvia. Io mi sono alzato, sono andato in fondo alla classe, come se avessi dovuto buttare una carta o prendere il giubotto, tranquillissimo, ho preso i fogli e li ho messi sul banco."
Alunno Malato: "Eh, e ti pare poco?!"
Polkan: "No, ma ti sto dicendo: non sembrava nemmeno che mi preoccupassi."
Alunno Malato(2): "Secondo me tu sei folle."
Polkan: "Ascolta, se parti già col terrore, quando il prof ti scopre lo nota e si sente subito in diritto di incazzarsi. Deve sembrare la cosa più naturale del mondo.
Alunno Malato: "Secondo me è solo perchè i prof ti adorano."
Polkan: "Certo, ma ti sei mai chiesto il perchè? Intendo qualche volta in cui non ti sei risposto perchè se li scopa."
E il perchè è il medesimo. E' la stessa storia che con i genitori. Avete mai provato ad andare da vostra madre a confessare, terrorizzati e tremanti, di aver rotto un vaso? Provate. Vi uccide. Anche se avete vent'anni e non si è mai incazzata con voi in una vita. Avete mai provato ad andare dalla polizia esordendo con "vi prego non mi arrestate, vi prego! vi prego!"? Provate. Vi arrestano e vi pestano, tanto per cominciare. Dev'essere una cosa naturale, sempre, e con i genitori, e con la polizia, e con i professori. Copiare un compito di matematica con l'espressione del volto che dice a chiare lettere Io non sto copiando, controllo dove sei ogni dieci secondi perchè mi piaci, ma non perchè sto copiando, non ho un foglio sotto le chiappe da cui sto copiando, non è il metodo giusto, perchè un prof lo sa. Ogni prof dice: "Sono nato prima di te. Sono trent'anni che faccio questo lavoro, credi che non me ne accorga?". Ma non è per questo. Non ci vogliono anni di esperienza, basta un neurone. Per copiare un compito di matematica bisogna prendere il foglio, poggiarlo sul banco, metterlo in una posizione normale di un qualsiasi foglio di matematica e consultarlo a proprio piacimento, senza nasconderlo in fretta e furia appena si è finito e senza controllare costantemente se il professore sta guardando o meno perchè il miglior modo per far si che un professore si chieda ma starà copiando? è guardarlo. Ai prof non piace essere guardati durante i compiti in classe.
E poi bisogna che questo sia uno stile di vita. Il proprio stile di vita quotidiano, nella vita all'interno della scuola: mai dare adito a qualcuno di pensare che si è colpevoli e che si ha paura delle conseguenze di qualcosa, qualsiasi cosa.
Questo è il mio gesto di sportività. Con questo anche voi, miei compagni di classe, avete i miei stessi mezzi. Sta a voi, adesso, farne il corretto uso. Ma cercate di farlo, perchè mi serve. Non sono poi così sportivo, in fondo. Il mio sogno, ad esempio, è vincere i 100m alle paraolimpiadi. Da sano.
Nota: con questo post non voglio dimostrare di essere migliore di alcun essere umano al mondo (se anche ce ne fosse bisogno).