martedì 28 giugno 2011

Don't be so sure.

Mi avvicino all'entrata e il barista mi vede, allora si gira e dice qualcosa alla ragazza, che lavora con lui, dopodichè si muovono entrambi e lui si avvicina al bancone e lei alla cassa, ma arrivo forse più in fretta di quanto pensasse, allora si ferma ancora all'inizio del bancone. "Cosa vuoi?", mi chiede sorridendo. "Non lo so, devo decidere", gli rispondo io. "Ah, sei indeciso" e ride ancora, dopodichè guardo il bancone, guardo il frigo con le cedrate, le Coca cola, le Sprite, le cedrate, i chinotti, le cedrate, i succhi di frutta, le cedrate, le cedrate e gli dico "Una cedrata". Sorride. "Me la metti in un bicchiere?", "Certo", mi fa, e avvicinandosi al frigo con il ghiaccio mi dice "Bicchiere con ghiaccio?", "Certo", e sorride contento. Il fatto che abbia una ragazza, proprio lì, che lavora con lui, che lui abbraccia e bacia, mi fa escludere in fretta l'ipotesi che sia gay e che io gli piaccia, per fortuna, ma così rimane solo l'ipotesi che sia la prima volta che fa il barista. Ieri, in un momento di ovvia incoscienza, gli vado vicino e, sorridendo gentilmente, gli chiedo "Un martini bianco con ghiaccio" e lui, la faccia subito seria: "Subito", e me lo fa: prende un bicchiere di grandezza assolutamente paragonabile ai bicchieri napoletani, ma, invece che riempire il bicchiere di ghiaccio e poi di Martini come fanno a Napoli, mette nel bicchiere due cubetti di ghiaccio e versa il Martini contando nella sua mente un'ipotetica quantità adatta di Martini da versare affinchè fossi soddisfatto io e risparmiasse abbastanza lui, finendo così per riempirmelo fino a quasi la metà. Quantità rivelatasi presto insoddisfacente. Oggi la missione era versare la cedrata in un bicchiere con del ghiaccio. Inizia: prende un bicchiere di plastica, con su scritto Keglevich. Mi auguro non abbia mai versato a qualcuno qualcosa di così buono come una cedrata in questo bicchiere, oltre me, perchè fa veramente schifo. Come secondo passo versa la cedrata nel bicchiere e si accorge che questa non arriva che a metà. Che disdetta. Risolve la situazione mettendo cinque, sei o non so, cubetti di ghiaccio. Me lo porge e gli dico, come ieri, "Sono alla zona wi-fi, ti riporto io il bicchiere", e lui mi risponde "Certo", con lo sguardo tipico di quello che la sa lunga e che sa riconoscere subito un cliente affidabile da un cliente non affidabile, ma si capisce tranquillamente che in realtà è lo sguardo tipico di chi non ha mai avuto un cliente vero e che, essendo io il primo a chiedergli qualcosa di più di un ghiacciolo, sono sicuramente il suo primo, ufficiale, cliente affidabile. Così mi fa "Certo" e si gira, tranquillo che questo bicchiere sarà di ritorno al suo bancone tra non più di mezz'ora.
Aggiornamento delle 22.30: rinsavisco e gli chiedo un caffè macchiato.

Polkan

lunedì 27 giugno 2011

Perchè l'abito, il monaco, non lo fa.

Parco pubblico; temperatura: 40 gradi.

A: Cazzone, come fai a stare col jeans con questo caldo?
B: ...
C,D,E: Coglione. -risatina-

Ufficio X; temperatura: 40 gradi.

A: Però, potevi metterla una camicia.
B: Fa troppo caldo, la Polo va benissimo.
A: Va "benino", la camicia è la camicia. E se dopo dobbiamo andare in riunione? Dov'è la giacca?
B: Ci sono 40 gradi al fresco..
A: Si ma a lavoro si va vestiti in una certa maniera.
C: Ma perchè devi sempre fare l'anticonformista?
B: Non è questione di anticonformismo, è questione di..
..di apertura mentale, per dirne una. Ogni anno, di inverno, compro un nuovo cappello di lana che mi "accompagni" per quel periodo freddo dell'anno. Freddo. Ogni anno, di inverno, spunta il sole che fa aumentare la temperatura ambientale di ZERO ma, puntualmente, all'uscita del sole la gente ti inizia a guardare strano. "C'è il sole", ti dicono. O li senti bisbigliare, ridere, indicare. "Sei pazzo? Il cappello di lana, col sole?" "Fa freddo, c'è vento." "Ma c'è il sole." "Si, ok, ma.." "Sole".
Insomma ti costringono a non sentirti a tuo agio anche se, a rigor di logica, stai facendo la cosa più normale del mondo.
Restanto un attimino sul discorso "cappello di lana" mi chiedo come facciano gli imprenditori a non costringerti ad usarli.
Titolare: "In ufficio non si sta col cappello"
Dipendente: "Ho freddo"
Titolare: "Accendo il condizionatore."
Dipendente: "Non c'è bisogno, col cappello sto bene."
Titolare: "Ma non puoi tenerlo in ufficio"
Dipendente: "Accendendo il condizionatore consuma corrente, che le va a gravare sulle spese e quindi sui guadagni. Mi fa la morale se quando cago scarico due volte perchè è rimasto uno stronzo nel water.."
Per esempio.
..di comodità personale, per dirne un'altra. QUARANTA gradi e camicia a maniche lunghe comporta un'obbligata sudorazione, la quale matematicamente disegna un cerchio bagnato di colore più scuro rispetto a quello originale del capo d'abbigliamento. Il che comporta a sua volta fastidio per te, verso gli altri, e per gli altri, verso te. E' fisica. La scomodità personale comporta inevitabilmente un minor rendimento in qualsiasi attività si stia facendo, no?
..di pulizia, per dire la terza. Caldo - sudore - puzza. Questa forse è chimica. Puzzare non ti fa certo fare bella figura con gli altri. "Che dici, Kappa, lo prendiamo?" "Puzza, ha le pezze alle scelle. Non l'ho visto nemmeno molto tranquillo, sarà stato il calore o l'emozione? Non cerchiamo persone che si fanno prendere dalle situazioni." "Si però è venuto in giacca.." "Hai ragione, è l'uomo giusto."
..economico. In macchina aria condizionata, quando basterebbe il vento del finestrino con una normale maglietta a maniche corte. In ufficio aria condizionata, quando, nel caso in cui vi fosse necessità, la potenza sarebbe a 1-2-3-4, non a MAX. Per forza di cose si avranno sbalzi di temperatura durante la giornata, il che può portare 1) Sudorazioni; 2) Possibili raffreddori e derivati: sudare di più comporterà lavare e lavarsi ancora e ancora, con relativi consumi di acqua e corrente. Inutile spiegare il punto 2.
Guardatevi dieci minuti con occhi al di fuori dell'ambito lavorativo, e rendetevi conto di quanto siete stupidi. La società vi impone certi canoni, e voi per sentirvi "importanti" li seguite, per fare "bella" figura. Sofferenza, scomodità e soldi..per?

Kura

sabato 25 giugno 2011

So' di Sfatto.

Sei soddisfatto. Non sei felice.

No. No. Sono felice.

Ma no. Essere felice è una condizione assoluta --

Che si vive con un'altra persona?

Beh, si.

Allora sono felice/2. Ok?

Non esiste felice/2. O sei felice o non lo sei.

Lo sono.

La felicità è quando un'altra persona ti completa, ti da tutto ciò di cui hai bisogno e non senti necessità di altro che di lei, puoi condividere ogni sensazione con lei, i momenti brutti e i belli, non hai segreti, puoi stare in sua compagnia senza doverle dare nulla, anche stando in silenzio se vuoi, anche stando fermo.

E quando non hai bisogno di nulla, tutto ciò che hai ti soddisfa, ti svegli la mattina contento di averlo fatto, tutto ciò che fai è una tua scelta, se capita che sia costretto a fare qualcosa che non avresti spontaneamente fatto lo accetti con il sorriso, decidi tu per te e gli altri sono coloro con cui condividi tutto questo e non coloro grazie al quale lo hai: questa che è?

Lo so dove vuoi arrivare.

Stai dicendo che sono felice?

Non puoi essere felice.

Ma --

Nessuno può essere felice. Capisci?

Mi stai dicendo che tu non sei mai stato felice?

Esatto.

Io si.

Non puoi.

E tu che mi parli di cosa sia la felicità senza averla mai provata?

Beh --

Cos'è? La nuova felicità-per-sentito-dire?

Ma che discorso è?! Non è che se non la provi allora non la conosci.

E tu come la conosci?

Non può essere che così.

Fattelo dire da chi l'ha provata.

Ne conosci uno?

Io.

Tu sei soddisfatto. Non sei felice.

Perchè non sono fidanzato?

Perchè la felicità non si può provare.

L'hai deciso tu?

Io non l'ho provata. A chiunque chiedi non l'ha provata. Nessuno l'ha provata.

Chiedi un pò a me.

No.

Lo sai perchè chiunque risponde che non l'ha provata?

Perchè?

Perchè il sogno che esista qualcosa di perfetto che ci viene recato in dono da una qualche altra persona speciale che possiamo incontrare qua e là nella vita è la droga che rilassa il nostro sistema nervoso e ci evita il suicidio. Quando basterebbe capire che la felicità non ce la da nessuno, ce la diamo da soli.

Perchè devi essere sempre il solito cinico?

Essere cinico significa saper essere felice e non esserlo significa non saper essere felice?

Tu. Non. Sei. Felice!

Continua a cantartelo.

Polkan

venerdì 24 giugno 2011

Il mio estratto conto, freestyle.

Ho deciso che avrei dovuto scrivere un post senza avere la minima idea di cosa sarei andato a scrivere, per provare la mia capacità di scrivere, scrivere senza idee, senza parole, senza spazi, scriverecosì o                           così, anche se, confesso, di idee da scrivere ne ho avute tante, soprattutto nelle ultime docce che ho fatto, forse anche perchè ultimamente ho fatto più docce del solito oppure perchè le ho fatte finalmente senza appuntamenti, limiti di tempo, record da infrangere, forse perchè non avevo nulla da fare, forse per altro, perchè avevo da fare qualcosa ma molto dopo, o giorni dopo, o no, forse adesso so organizzarmi meglio oppure nel mio non sapermi organizzare, dopo aver sbagliato, sbagliato, sbagliato, mi sono organizzato male a tal punto da essere in tempo e organizzato bene. Ho appena scoperto che, se si vuole scrivere un post senza nessuna idea, non si deve mai mettere un punto. Un punto fa riflettere, ecco tutto, e non credo ci sia bisogno che vi dica che riflettere produce idee, però ve l'ho detto ugualmente perchè finchè non si paga abundare melius est quam deficere, anche se in questo momento per scrivere sto pagando di più di corrente, nonchè di pile della tastiera e poi la tastiera. La sto consumando, no? Mica è un oggetto eterno. Prima o poi andrà cambiata, come ogni tastiera, mouse, scarpa, penna, frigorifero, tavolo e qualsiasi altro oggetto esistente sulla faccia della Terra, fatta eccezione per alcuni che non mi vengono in mente ma esisteranno, di sicuro, perchè qui tutto scorre, lo diceva un tale, non ricordo chi ma forse Eraclito, migliaia di anni fa, anche se lui diceva panta rei e vi capisco bene se anche voi avete grossi dubbi che panta rei signifchi proprio tutto scorre e in generale che tutte le cose che dicevano/scrivevano gli uomini migliaia o centinaia di anni fa in altre lingue significhino proprio quello che noi diciamo che significano nella nostra lingua e non siano, ad esempio, significati inventati da qualche genio lungimirante che adesso ci fa credere che i Latini, i Greci e così via dicessero tutti cose intelligenti, oh, non ce ne è uno che dica cazzate, quando magari tra loro erano gare di rutti e peti a chi finiva l'aria nell'intestino per ultimo, ma comunque, tornando a noi, qualsiasi cosa significhi panta rei, qui tutto scorre, la tastiera si consuma e senza ch'io me ne accorga (in genere, perchè ora invece me ne sto accorgendo) stanno andando via dalle mie tasche infinitesime frazioni di € ad ogni tasto che premo e questo spalanca una finestra sul fatto che qualsiasi cosa noi facciamo, e non c'è bisogno che vi elenchi alcun esempio visto che ho detto qualsiasi, abbia un costo concreto in denaro, sebbene talvolta infinitesimo come quello di premere i tasti di una tastiera, ma che può essere anche un costo immediatamente visibile o quasi, come ad esempio correre. Correre è gratis, eppure provoca un dispendio di energie e una maggior produzione di sudore, che comporta subito: bere, mangiare e lavarsi, con spesa 'invisibile' di acqua, cibo, altra acqua, sapone, shampoo, consumo di asciugamani e accappatoio, eventuale elettricità per luce, scaldabagno, phon e quant'altro, consumo di stracci per asciugare a terra (non so a voi, ma a me è sempre necessario) e altri eventuali oggetti utilizzati; e poi comporta subito dopo il lavaggio dei vestiti, con consumo degli stessi, consumo della lavatrice e consumo di elettricità. Questo è un piccolo esempio, ma ampliando un pò il concetto ad ogni altra attività che compiamo, possiamo dire che ciascuno di noi è la somma di infinite spese, al punto che potremmo conoscere l'intera vita di una persona se avessimo a disposizione ogni sua transazione econonomica, ovviamente solo se potessimo rapportarle alle transazioni economiche di altre persone di cui conosciamo già interamente la vita, tipo noi e... basta. Ok, questa era ovvia.
Vi volevo lasciare con questo quesito: è nato prima il pensiero o il linguaggio?


Polkan

mercoledì 15 giugno 2011

6 politico.

Parliamone, va. S'è vinto un referendum. Mio fratello dice che referendum è una parola latina il cui plurale debba essere referenda. Non lo so, me lo sono sempre chiesto anch'io e mi sono sempre risposto che non mi frega nulla del plurale italiano delle parole straniere e pare che, come a me, non gliene freghi niente a nessuno, altrimenti non si spiegherebbe perchè non c'è uno, neanche mio fratello, che dica computers come plurale di computer o mice come plurale di mouse o fora come plurale di forum e così via. "Di Pietro è uno che fa politica e deve saper parlare italiano", dice. Tant'è, invece, che è uno che non sa fare politica, non sa parlare italiano e figuriamoci il latino. O l'inglese. Che poi non sappia fare politica è l'unica obiezione che mi si può rivolgere. Poco fa a Ballarò diceva: "La gente pensano...". Uno che non riesce adeguatamente a coniugare i verbi all'indicativo, può mai immaginare quale possa essere il plurale di referendum? Che per me, comunque, è referendum.
"Li abbiamo stravinti!", dicono. Non so come facciano a non considerare il fatto che quanti hanno realmente votato 'No' si sono astenuti, puntando al non raggiungimento del quorum piuttosto che alla vittoria del 'No'. Il 'Si' avrebbe vinto lo stesso, ma pare che di questa piccola variabile numerica me ne sia accorto solo io. Piuttosto io direi: "Ci siamo salvati!", che è il vero leitmotiv di tutta la campagna referendaria. Ci siamo salvati e questo è quanto. Salvati da coloro che a mani tese volevano agguantare la nostra libertà ancor più di quanto non l'abbiano già fatto nell'ultimo decennio ed oltre. Salvati da coloro che governano il nostro Paese nella più assoluta illegalità e dai loro elettori, che sembrano non accorgersene. La cosa mi mette i brividi. Formigoni a voce alta, un giorno prima dell'inizio delle votazioni, ordinava - o ci tentava: "Non andate a votare". Non esiste presa per il culo più grande che un parlamentare che - approvata una legge - inviti i cittadini a nome dei quali aveva introdotto questa legge a non esprimere la propria opinione, nè che questa fosse contraria, nè che fosse favorevole a tale legge. Perchè la privatizzazione dell'acqua e l'introduzione del nucleare e del legittimo impedimento sono invenzioni loro. Sue. Saranno anche stati eletti dai cittadini, ma nessuno di loro in quel momento aveva provato a dire Privatizzeremo l'acqua! Ci abbofferemo le case di energia nucleare! Non faremo partecipare a Berlusconi ad alcun processo!. Col cazzo che sarebbero stati eletti. E allora si pone in tutta tranquillità una domanda: ragazzi, elettori e non elettori di questi tizi, siete d'accordo su ciò che hanno deciso? Vi va che la gestione dell'acqua sia data in mano ai privati o preferite che sia pubblica? Vi va, in futuro, farvi una lampada ad energia nucleare o preferite che sia eolica, idrica o il cazzo che vi pare? Vi frega qualcosa che il Presidente del Consiglio non partecipi alle proprie udienze o vi va bene che se ne stia a casa? Domande lecite e tranquille. Chiunque avrebbe potuto rispondere Certo, sono d'accordissimo con l'operato del Parlamento che io (o non) ho eletto e per me può fare questo ed altro. Indire un referendum è dare voce diretta a tutti coloro che i politici in Parlamento ce li mandano perchè, decidendo questo o quello, facciano il loro bene. Non andate a votare significa Vediamo un pò se riesco a fotterli, questi. E non ci è riuscito, alla fine, sebbene ci abbia sperato, lui ed altri di cui non serve neppure che faccio i nomi, fino agli ultimissimi istanti. E allora diciamo tutti ancora questo grandissimo orgasmico SI alla nostra simbolica scarcerazione. SI a mandarli (so che sapete di chi parlo) finalmente a fanculo. SI alla faccia di quanti come loro desidererebbero fotterci tutti. SI alla libertà che Noi tutti che gli abbiamo votato in faccia questi 'Si' ci siamo presi a mani tese e a cazzi ritti nelle loro fauci. E che lì restino. Quanto a chi ha votato 'No': 6 politico.

Edit: Per Castelli andare a votare 'No' era un imbroglio, mentre la cosa giusta da fare, nel caso in cui si volesse votare 'No', era astenersi dal voto. E cioè: non promuovere e far vincere il 'No', ma impedire che il 'Si' vincesse. Annullare i 'Si'. Questo non è un imbroglio... no, no.
Polkan

venerdì 10 giugno 2011

Come diventare il mio cane.

Vi piacciono i cani? A me si. In caso contrario: potete anche chiudere il post perchè in my honest opinion la persona a cui non piacciono i cani non è una bella persona. E prefeirei che i lettori che ho siano esigui ma buoni, non come dice certa gente "la qualità si vede dai numeri". Il motivo è intuibile.
Parlavo dei cani perchè oggi mi sono trovato a osservare come agiscono e ho cercato di tradurre azioni e movimenti in pensieri. Ho teorizzato che, come le persone fanno determinati gesti, scatti e quant'altro in base a quello che pensano, allora anche i cani potrebbero farlo, quindi per capirne i pensieri basta agire inversamente - mi sono sentito abbastanza pollo a dire la verità: l'ho capito solo ora? -. I cani reagiscono a comandi. Comuni esempi: Seduto; Terra; Pappa (mangiare o cibo, che dir si voglia); Vieni; No; Fermo; Basta. Tutti comandi a cui conseguono le corrispondenti azioni. Ma se io, quando il mio cane ha compiuto qualcosa che io avrei voluto non facesse, gli avessi ripetuto sempre "Merda-Merda-Merda" e l'avessi fermato, lui avrebbe associato che "Merda" equivale al fermarsi (se mai avrò un altro cane, farò così. Dovrebbe essere divertente. Magari gli insegno che quando dico "Venerami" lui deve venire da me per le carezze). Pensando questo ho realizzato che, sempre su supposizione, il cane non capisce che "Pluto" è il suo nome ma solo che quello è il segnale che deve girarsi, perchè devi dirgli lui che deve fare, qual'è il suo ruolo*. Perchè fa questo chi ha un padrone: fa quello che il padrone gli dice di fare. Il padrone decide. E' legge di natura. Basta pensare che nel 100% dei casi in cui chiami il tuo cane lui gira la testa, sempre. Perchè quello è il suo comando di girarsi, e lo farà sempre. E' il suono che richiama la sua attenzione da parte tua. Poi gli dici che cosa tu vuoi che faccia (e magari lui lo interpreta come ruolo, come compito da svolgere), magari gli chiedi di venirti vicino, e invece lui gira la testa e va a stendersi. Se avete un cane vi sarà successo infinite volte che l'abbiate chiamato e si è girato, ma altrettanto sicuramente avrete visto qualche volta il cane non obbedire. Dunque la mia teoria è che loro non hanno il concetto di "nome", loro non sanno che il loro nome è "Pluto", loro sanno che "Pluto" è l'avviso che voi usate per richiamare la sua attenzione per dargli nuovo comando. Quindi immaginate che ogni volta che voi chiamate il vosto cane, lui potrebbe pensare che voi non lo state cercando per vedere dove sta o - boh - quello che vi viene in mente, ma perchè deve fare qualcosa per voi. Magari quello che per noi è un nome stupendo perchè è il nome del nostro cane, per lui è un clamoroso "che palle". Secondo me è una brutta cosa. E succede anche con i gatti.
Caso ha voluto che tornando a casa ho visto un cane camminare solo nel vialetto di casa, mi ha seguito per i primi metri e poi si è fermato. Ho pensato: "poveretto chissà qual è la sua storia" e ho cercato di immaginare come loro potessero vivere la cosa. Ecco la teoria dell'abbandono. Quando qualcuno trova un cane abbandonato ci sono 2 possibilità: o si fa prendere o no. Il primo caso magari significa che a lui non interessa con chi sta, l'importante è che sia con qualcuno che gli da tutto. Il secondo caso potrebbe significare che lui non va con nessuno perchè è uno "stronzo" (aggettivo al quale date erroneamente un significato sbagliato, riferito agli uomini: significa "adulto". Adulto è chi può cavarsela da solo) e non se ne frega di nessuno. Oppure potrebbe essere un fatto di intelligenza/astuzia: il cane che non va con l'uomo è stupido perchè magari ha paura e resta senza tutto quello che l'uomo può offrire, facilitandogli sicuramente l'esistenza; quello che invece con l'uomo ci va, perchè, avendo già provato la differenza di vita, capisce che è convienente, è quindi più intelligente/astuto. Oppure boh, magari è il contrario..di tutto.

*Perchè potrebbe anche essere che, di natura, il capobranco è il capo e decide per tutti, quello che fa lui lo fanno tutti, e magari hanno dei ruoli ben precisi. Quindi lui potrebbe pensare che se tu gli dici di stare seduto, lui sta svolgendo un compito. Non so a voi, ma a me sembrano teorie interessanti, anche se, nel caso fossero corrette, saranno già state scoperte. Anche perchè è scentifico: i cani non pensano.

Kura

giovedì 2 giugno 2011

Uno poi dice: "perchè?".

Parte II

L'amore esiste, assolutamente. Quello che comunemente chiamiamo  amore, però (ne abbiamo già parlato), è una sensazione di possesso della persona che amiamo, la quale non deve avere necessità altra fuorché noi, non deve (in barba ad ogni istinto primordiale) desiderare fisicamente alcuna altra persona (se no non ci ama, perchè se ci amasse non la desidererebbe: questo è il punto) e non deve avere alcun altro pensiero che venga prima di noi in un'ipotetica classifica delle cose importanti della nostra vita, classifica che da single mai ci facciamo nè ci faremmo e che invece da findanzati appare come d'incanto già stilata e redatta e al primo posto c'è sempre lei/lui e poi dopo tutto il resto, e non c'è bisogno di dire cosa o chi ci sia al secondo, terzo o quarto posto, perchè, anche se è la classifica delle cose importanti della nostra vita, assume valore agli occhi di chi amiamo solo per la prima posizione, mentre le altre posizioni assumono specifico valore in base a se consistano in persone o cose e, nel caso in cui consistano in persone, a seconda del sesso di queste, con valori prossimi allo 0 in caso di stesso sesso del proprietario della classifica e, in caso di sesso opposto, tanto più prossimi al 100 quanto più è alto l'indice di bellezza oggettiva dell'elemento considerato.
In questa situazione, stare con una persona dev'essere la cosa più importante della vita di entrambi. Se uno dei due venisse meno a questo patto implicito sigillato a voce con le parole ti e amo, ecco la falla, ecco la colpa, ecco il: "allora è proprio una nullità" e "non era così quando stava con me" o "avevi detto che mi amavi" e "avevi detto che saremmo stati insieme" o "stavamo anche progettando una vacanza insieme" o "una vita insieme" o "una macchina insieme" o "una festa insieme" o "una gita insieme", insomma il: "è proprio uno stronzo". E invece NO! Stop a questa campagna di sensibilizzazione contro quelli che lasciano.
Chi soffre per l'abbandono da parte di una persona è geloso della sua sofferenza. Guai a dirgli che è una sofferenza (che è normale, umana, doverosa, ma anche) superabile. Guai. Lei/lui risponderebbe che - indovina - tu non capisci, perchè non ci sei dentro e non sai cosa si prova. Se poi gli rispondi che invece capisci, sia perchè è una cosa che si capisce in generale, sia perchè ci sei passato anche tu, inizia una gara a chi dei due ha avuto più motivi per starci così male e ovviamente tu che - glielo dici - non ci sei stato così male, ne avrai avuti meno, per (sua) logica, mentre se invece - per il suo bene o anche solo per il gusto di farlo smettere di lamentarsi - gli esponi punto per punto tutti i tuoi eventuali motivi per starci malissimo, seguito dalla dovuta precisazione che, comunque, non ci sei stato malissimo, allora ecco il jolly che - vi assicuro - userebbero tutti coloro con cui si instaura una conversazione del genere e cioè: "allora tu non ne eri innamorato abbastanza", perchè per loro è così: se sei stato innamorato, devi piangerti addosso quando finisce. Non ha importanza quanto sia stato bello fino a quel giorno e quanto saranno egualmente belli i giorni futuri prossimi e remoti, ma ne ha solo il fatto che tu - ora - sei stato lasciato, tu e solo tu, gli altri no, quindi hai il diritto esclusivo di piangerti addosso comprensibilmente e chiunque voglia farti credere che non ce l'hai, che ti stai piangendo addosso incomprensibilmente e che devi smettere, perchè hai tutti i mezzi per smettere, perchè è un dolore (umano, comprensibile, ma) superabile, è uno che non capisce. Ma - vorrei dirgli - la persona che ti ha lasciato non era in tuo possesso e quindi non gli è attribuibile alcuna colpa. E poi il suo non esserci più non ti toglie nulla in concreto, magari ti toglie qualcosa di astratto, nel senso che la sua presenza che c'era fino a questo istante da ora in poi non c'è più ed è questo che - astrattamente - ti toglierebbe. O magari ti toglie qualcosa di probabile, nel senso che in futuro ti avrebbe potuto dare tante cose che da oggi in poi, non essendoci, sarai certo che non ti darà. Ma di concreto l'assenza di una persona non può togliere nulla e, superato il primo dolore istintivo e automatico che si prova, si può tornare a stare bene. L'unica cosa che frena questo tornare a stare bene è la volontà di tornare a stare bene senza questa persona. In altre parole: la volontà di stare male. E visto che la volontà di qualcosa la genera la persona che la prova, l'unico ostacolo verso questo tornare a stare bene è la persona. E nient'altro. E nessun altro. Quindi poche chiacchiere, meno lamentele e più fatti. Siate adulti. Crescete e moltiplicatevi.


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Polkan

Utilizzo privato della mia televisione pubblica.

Parte I

E' necessario che, prima che vi scriva ciò che ho da dirvi, vi renda coscienti del fatto che il primo passo verso il fallimento è pensarla come me. Voglio dire: pensarla come me è ok, non fa del male a nessuno, ma a quanto pare non pensarla come me è meglio, perchè le persone che non la pensano come me sono felici (sempre nei limiti di come una persona che non la pensa come me possa mostrare di essere felice), almeno finchè non incontrano me, momento in cui si accorgono che non pensarla come me è potenzialmente un difetto, lo sarebbe di sicuro se anche gli altri si accorgessero che quelle persone la pensano come sè e non come me, solo che anche gli altri la pensano come sè, quindi non come me, quindi evvai, l'hanno fatta franca, però non con me, e allora nasce un bivio: o continuare ad avere rapporti stabili con me oppure no, e la scelta dovrebbe ricadere per il no, eppure avere rapporti stabili con me pare sia piuttosto gratificante, perchè boh, forse rappresento l'immagine di come vorrebbero pensarla se non la pensassero come sè, solo che pensarla come me tra loro non va bene, perchè non è utile, quindi dovranno continuare a pensarla come sè, anche se quando saranno con me si sentiranno in colpa, perchè avrebbero dovuto smetterla di pensarla come sè e pensarla finalmente un pò come me ma non hanno potuto, quindi insomma alla fine: meglio pensarla come tutti se no che figura ci faccio? e poi smettono di avere rapporti stabili con me e poi anche saltuari e poi smettono. E basta. Però la gente sbaglia a convincersi che allontanandosi possa procurare un danno, perchè, insomma: "Se fino ad oggi stavamo insieme e da oggi in poi non stiamo più insieme perchè io mi sono allontanato, ti mancherò, no? Avrai voglia di stare ancora insieme come stavamo insieme fino ad oggi eppure non potrai perchè io mi sarò allontanato, procurandoti volutamente una falla nel tuo organigramma vitale, una falla incolmabile se non dal fatto che io mi ci ripiazzi dentro e la ricomponga colmandola e fino a quel momento, fino a quando non tornerò sui miei passi e mi adagerò con comodo sulla mia falla che io ti ho fatto e che resterà la mia falla per sempre, sentirai la mia mancanza e allora, solo allora, smetterai e potrai essere felice, lo so, è l'unico rimedio, ma io ho scelto così, è stata una scelta dura la mia, che ti credi, che sia stata una decisione presa così, a cuor leggero? No, macchè, ci ho riflettuto tanto e non torno sui miei passi". "Ehm, amore, non ci ho capito molto: hai fallifi-cosa il mio organi-che...?"

La gente si sopravvaluta, dicevo. Pensa che andando via dalla tua vita possa procurarti un danno, non rendendosi conto che l'unico e solo modo che ha per procurare un danno alla tua vita è esserci. Non essendoci non ne ha in alcun modo la possibilità. Non esserci rende impossibile creare un danno. Non si può togliere qualcosa andando via. Al massimo si può togliere qualcosa restando. Restando, essendoci, si può avere l'occasione di danneggare qualcuno o qualcosa, o al limite di migliorarli, uno dei due o entrambi, ma non-restando e non-essendoci: no. Invece la gente si sopravvaluta. Crede che andando via possa procurarti un danno. E se non te lo procura si incazza. Se una persona si allontana dalla tua vita e tu non dedichi una ragionevole quantità di tempo al rimpianto di questa persona e all'osservazione contemplativa della falla organigrammatica che essa, venendo a mancare, ti lascia in eredità, questa persona si incazza, si chiede come possa tu non averci versato neanche una lacrima, come possa tu non esserci stato male neanche un semestre, un mesetto scarso, niente di niente: "Allora non t'interessavo?" - dice - "Ah-ah, allora ho fatto bene ad andarmene, se a te della mia presenza non importava nulla."*

*La gente è fuori di senno.

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Polkan