venerdì 30 settembre 2011

Juventinità.


Essere juventino è uno stile di vita.
Il tuo stile di vita. Significa essere marchiato a vita da una qualità. C'è il biondo e figaccione? C'è. Il trasandato ultra-nerd? c'è. Il grassone pigro c'è, il moro con fisico da paura, e apro una parentesi: (rimane tutt'oggi un mistero come abbia fatto la retorica a identificare il concetto di bellezza con quello di paura, che è una cosa tutt'altro che bella, chiusa parentesi) c'è e poi c'è lo juventino. Quello dello juventino è un concetto che inizialmente non si può spiegare in termini più semplici. "Se sei uno juventino, sei uno juventino", disse la Apple. Appartiene alle qualità fondamentali, come essere belli o brutti, buoni o cattivi, bianchi o neri, razionali o juventini e non c'entra niente con la squadra che tifi. E' un fatto di vita. Del quotidiano. Di capacità psico-deduttive (di base), di sostenere una conversazione coerente e con una parvenza di filo conduttore, possedere una specie di simil-logica. Niente. Uno che ha questo difetto, questa qualità che è allo stesso tempo è una mancanza di una serie di altre qualità più importanti, di tutto questo non ha nulla. Proviamo a determinare quale di questi due è un impiegato postale migliore, dici a uno juventino. Quello lì sta mangiando un panino mentre io sono in fila, gli dici. Ti pare normale che mangi un panino mentre qui c'è una fila che finisce alla posta accanto?, gli dici, e invece guarda quello là che si fa un culo così (  J  ) per finire i clienti anche di quell'altro. Quello è l'impiegato postale migliore, gli dici. Questo ragionamento però è ridicolo scusa, ti dice, allora che ne è del fatto che quello che piace a me tornerà a casa sorridente mentre quello che piace a te sarà stanco, stressato, avvilito e incazzato nero?, ti direbbe, se non si fosse fermato al fatto che è quel ragionamento è ridicolo. Ma non c'entrerebbe nulla, perché in realtà non state discutendo di chi dei due sappia gestire uno stile di vita migliore, non stiamo discutendo di chi dei due sappia gestire uno stile di vita migliore, gli dici infatti, ma di chi dei due è un impiegato postale migliore, quindi dobbiamo valutare solo ciò che succede sul posto di lavoro e, porca troia, quello lì mi sta facendo aspettare da venticinque minuti abbondanti per ritirare una merdosissima raccomandata, e li sta facendo aspettare anche a te, ehi signore guardi che noi qui siamo in fila, non è che vorrebbe lavorare?, intanto urli mentre quello si mette lentamente a lavorare. Ma ce li sta facendo aspettare in una maniera per me molto piacevole, ti dice, quasi soave, e comunque lui, quando lavora, ha dei modi di lavorare migliori di quell'altro, perché ci mette meno tempo, ti dice. Certo, gli dici, ma anch'io ho fatto l'impiegato postale e so che se attacchi a lavorare alle 8, quando ci sono meno persone, arriverai alle 11 quando ci saranno molte persone con già tre ore di lavoro sulle spalle, gli dici, ma almeno hai potuto servire già tutte le persone che sono arrivate tra le 8 e le 11, gli dici. Io so cosa vuol dire e ti dico che arrivare alle 11 come è arrivato quello che secondo me è indubbiamente il miglior impiegato postale di questa posta è ottimo, gli dici. Tu non puoi saperlo, perché non hai mai fatto l'impiegato postale, ma lavorare come lavora lui è la maniera più efficiente, gli dici. E' la maniera più efficiente?, ti dice, ma se quell'altro ha delle movenze spettacolari, ti dice, e poi ha appena concluso quattro clienti in cinque minuti, caro, ti dice, così, ti dice caro, ma chi lo conosce? Ma chi ti conosce?, gli dici. Comunque è ovvio che abbia concluso quattro clienti in cinque minuti, se ha appena iniziato a lavorare e ha appena finito di mangiare, guardare la sua soap opera preferita e flirtare con l'impiegata dell'altra posta, gli dici. Ma perché non proviamo a portare la discussione su un campo più oggettivo?, gli dici, ad esempio quello che piace a te ha lavorato solo cinque minuti da stamattina e prenderà gli stessi soldi dell'impiegato migliore che ha lavorato già tre ore e cinque minuti, gli dici. Ok, allora parliamo di una cosa oggettiva: a me piace quello lì, ti dice. Ma questo non è oggettivo per niente!, gli dici. E cosa c'è di più oggettivo dei gusti personali?, ti chiede come fosse la cosa più ovvia al mondo. Scusa voglio dire: se c'è una Scala Mercalli dei criteri oggettivi da prendere in considerazione, il gusto personale non sarebbe al primo posto?, ti chiederebbe se solo non farfugliasse. No, gli risponderesti. Il gusto personale non è oggettivo, gli risponderesti. Perché non dovrebbe essere oggettivo? ti direbbe. Perchè non lo è, è evidente, gli diresti. Lo è eccome invece, ti direbbe. No che non lo è. E' evidente come è evidente che un triangolo ha tre lati e che tu sei un cretino, gli diresti. Sai solo dire che non lo è, ma mai una volta che argomentassi un po' e che dicessi il perchè, ti direbbe. E lo direbbe perchè è uno juventino. Dentro. Al di là della squadra che tifa. Perchè uno juventino che tifa Juve quando parla di calcio parla così. Non è colpa sua. Cioè, è tutta colpa sua, ma è colpa della sua scelta di essere juventino. E' costretto ad essere così perchè ha scelto di tifare Juve sapendo che non potrà mai più tornare indietro. E uno juventino che non tifa Juve è uguale. Ha scelto di tifare l'illogico e non potrà mai più tornare indietro. Se non fosse esistito il motivo che ha portato uno juventino a tifare una squadra che non è la Juventus, quello juventino avrebbe sicuramente tifato Juventus. Ma se la squadra per cui un uomo tifa fosse scelta, per esempio, dal Cappello Parlante, come ad Harry Potter assegna i maghi alle case, così nel mondo assegnerebbe uno juventino-dentro alla Juventus e un non-juventino a una non-Juventus, una che non contenga nel DNA l'idiozia, oltre che la vittoria (funny). Probabilmente l'Inter, a seconda. Perchè? Perchè è così. Cazzo di domande strane che fai, pure tu.

Polkan&Kura

giovedì 15 settembre 2011

E' difficile acchiappare un gatto nero in una stanza buia soprattutto quando non c'è.

Le amicizie vere sono quelle che si fondano sul sentimento: l'amico non giudica, comprende; l'amico non ti butta merda addosso, ti aiuta; l'amico non cerca di giustificarsi con gli altri, affronta. Bisognerebbe fare un lungo esame di coscienza prima di criticare gli altri, perchè l'occhio vede tutto salvo se stesso. Sai, il massimo della stupidità si raggiunge non tanto ingannando gli altri ma se stessi, sapendolo. Si può ingannare tutti una volta, qualcuno qualche volta, mai tutti per sempre. L'unica maniera per giustificare una bugia è un'altra bugia. Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità. Recidivo. Marguerite Yourcenar diceva "Nessuno può a lungo avere una faccia per se stesso e un'altra per la folla, senza rischiare di non sapere più quale sia quella vera", però è difficile credere che una persona dica la verità quando sai bene che, al suo posto, tu mentiresti. D'altronde è l'unica cosa che sai fare. Che riesci a fare. Che, nella tua situazione, puoi fare. Uno dei tuoi grandi problemi è che tu non ti preoccupi di essere un amico, ti occupi solo di averne qualcuno, chiunque esso sia. Anche persone che hai definito con tutti i vocaboli disprezzanti che conosci. Pochi, perchè il vocabolario è limitato a quanto è limitata la mente. La tua. Le cose si dicono in faccia. La lingua deve rimanere in bocca, o ti si sporca di merda se ti viene concesso di accedere al posto che, tu, cerchi disperatamente di raggiungere. Ripeto: Si può ingannare tutti una volta, qualcuno qualche volta, mai tutti per sempre.
"Ho contato un centinaio di coglioni come te in cerca di fortuna, pronti a bere piscia per un po` di fama. Confessa; dillo che sei un povero babbione di merda e dillo che sei un pirla. Ti trovo in giro con diversi nomi, diverse situazioni, sempre e comunque imitazioni. Sarai sempre il succedaneo dei piu` scemi questo e` il tuo destino il destino degli scarsi, e` inutile opporsi. Idiota non fai attrito. Rimbambito evapora. Supera la luce specie d'incapace pusillamine per te il verdetto e` stato unanime: non sai fare" [Gruff]

Meglio esser pazzo per conto proprio, anziché savio secondo la volontà altrui. [Friedrich Nietzsche]

Kura

martedì 9 agosto 2011

Giornal(ett)ismo.

Io, il giornalista, lo posso fare. Tu, il giornalista, lo puoi fare. Soprattutto quello televisivo. Se in questo momento un giornale o una televisione mi contattasse e mi proponesse un contratto le cui clausole, per esempio, fossero "diecimila euro per 5 servizi" potrei ottemperare tranquillamente la richiesta. Questo perchè la tv ci ripropone sempre gli stessi servizi ogni anno, come la donna ogni settimana (non vorrei, però, che una donna mi mettesse sotto contratto). Servizi come "ehi! quest'anno i gelati più venduti sono i classici limone e pistacchio!" oppure "pronti per la prova costume?". Ma voi lo sapevate che quest'anno la febbre poteva essere fatale? Apettate, ne so un'altra: l'anno prossimo la nuova febbre sarà mortale. Tutti a fare i vaccini, mi raccomando. Ogni anno c'è la news sulle angurie: dopo i pasti l'anguria non fa male, nuovo studio di scienziati arabi dell'entroterra giapponese, in Normandia. Postum scriptum: accattatv l'anguria. Ho già pronto il servizio per Natale:
Buon pomeriggio qui Kura da napoli per parlarvi dell'andamento dei negozi e di come stanno vivendo questo periodo di crisi nera: abbiamo qui per caso il proprietario di questo negozio di abbigliamento, abbiamo la fortuna che è in negozio, che è senza clienti, che è girato verso la telecamera e che è pronto a parlare quindi approfittiamone e chiediamogli i clienti stanno venendo? C'è davvero questa crisi?.
Beh si, quest'anno cercherò di fare bene, amo questa maglia sono felice di essere qui, cercherò di fare tanti gol, soprattutto per i compagni e il mister che hanno creduto in me. Il sogno è la nazionale
.
Grazie a lei.
Chiediamo invece a qualche cittadino:
Kura: Salve, è suo questo simpatico bimbetto con questa carinissima maglietta dei pokèmon?
Passante: No.
Kura: Cosa gli porta babbo natale?
Passante: Non è mio figlio.
Kura: E lei cosa si è regalato?
Passante: Un bambino passatempo.
Kura: Quindi lei non sta 'accusando' il periodo di crisi! Va in giro nei negozi a spendere!
Passante: Certo, Certo. A spendere.
Kura: Alla grande! Le auguro buona giornata e andiamo subito con la seconda telefonata, pronto!?
Passante 2: Cioè oggi cioè stamattina mare, doppio lettino ombrellone box, pranzo a ristorante uno stress che il cameriere cioè lentissimo, che poi cioè un solo cameriere per tutto il ristorante cioè ma siamo fuori? Gli ho lasciato solo sette euro di mancia che davvero neanche li meritava..
Kura: Torniamo in tema e ci dica, cosa ha regalato alle sue amiche?
Passante 2: Guarda quest'anno, veramente, una tragedia TOTALE. Sono appena uscita dall'agenzia di viaggi che non m'ha funzionato la carta di credito, no, e quindi ho dovuto pagare il viaggio in contanti e ora ho comprato solo i regali ad amici e famiglia! Mi toccherà tornare domani subito dopo il centro estetico per comprare i regali a me cioè. Che poi quando entro nei negozi pensando a me soffro di doppia personalità e quindi cioè, capito no, sono costretta a prendere due di tutto senò cioè impazzisco. Si in effetti quest'anno un po' la crisi c'è. Guarda quel pischello con la maglietta dei pokèmon che piange, il padre lo picchia perchè cioè non ha i soldi per comprargli il pokèmon vero. Stiamo in una situazione guarda veramente, indescricibile.
Kura: Si, vedo..vedo..
Gentili ascoltatori vi lascio che vado anche io a comprare regali ad amici e famiglia. Nel caso non doveste ricevere nulla sappiate già che avrò subito una rapina proprio fuori il negozio, che sfiga!


Kura

martedì 28 giugno 2011

Don't be so sure.

Mi avvicino all'entrata e il barista mi vede, allora si gira e dice qualcosa alla ragazza, che lavora con lui, dopodichè si muovono entrambi e lui si avvicina al bancone e lei alla cassa, ma arrivo forse più in fretta di quanto pensasse, allora si ferma ancora all'inizio del bancone. "Cosa vuoi?", mi chiede sorridendo. "Non lo so, devo decidere", gli rispondo io. "Ah, sei indeciso" e ride ancora, dopodichè guardo il bancone, guardo il frigo con le cedrate, le Coca cola, le Sprite, le cedrate, i chinotti, le cedrate, i succhi di frutta, le cedrate, le cedrate e gli dico "Una cedrata". Sorride. "Me la metti in un bicchiere?", "Certo", mi fa, e avvicinandosi al frigo con il ghiaccio mi dice "Bicchiere con ghiaccio?", "Certo", e sorride contento. Il fatto che abbia una ragazza, proprio lì, che lavora con lui, che lui abbraccia e bacia, mi fa escludere in fretta l'ipotesi che sia gay e che io gli piaccia, per fortuna, ma così rimane solo l'ipotesi che sia la prima volta che fa il barista. Ieri, in un momento di ovvia incoscienza, gli vado vicino e, sorridendo gentilmente, gli chiedo "Un martini bianco con ghiaccio" e lui, la faccia subito seria: "Subito", e me lo fa: prende un bicchiere di grandezza assolutamente paragonabile ai bicchieri napoletani, ma, invece che riempire il bicchiere di ghiaccio e poi di Martini come fanno a Napoli, mette nel bicchiere due cubetti di ghiaccio e versa il Martini contando nella sua mente un'ipotetica quantità adatta di Martini da versare affinchè fossi soddisfatto io e risparmiasse abbastanza lui, finendo così per riempirmelo fino a quasi la metà. Quantità rivelatasi presto insoddisfacente. Oggi la missione era versare la cedrata in un bicchiere con del ghiaccio. Inizia: prende un bicchiere di plastica, con su scritto Keglevich. Mi auguro non abbia mai versato a qualcuno qualcosa di così buono come una cedrata in questo bicchiere, oltre me, perchè fa veramente schifo. Come secondo passo versa la cedrata nel bicchiere e si accorge che questa non arriva che a metà. Che disdetta. Risolve la situazione mettendo cinque, sei o non so, cubetti di ghiaccio. Me lo porge e gli dico, come ieri, "Sono alla zona wi-fi, ti riporto io il bicchiere", e lui mi risponde "Certo", con lo sguardo tipico di quello che la sa lunga e che sa riconoscere subito un cliente affidabile da un cliente non affidabile, ma si capisce tranquillamente che in realtà è lo sguardo tipico di chi non ha mai avuto un cliente vero e che, essendo io il primo a chiedergli qualcosa di più di un ghiacciolo, sono sicuramente il suo primo, ufficiale, cliente affidabile. Così mi fa "Certo" e si gira, tranquillo che questo bicchiere sarà di ritorno al suo bancone tra non più di mezz'ora.
Aggiornamento delle 22.30: rinsavisco e gli chiedo un caffè macchiato.

Polkan

lunedì 27 giugno 2011

Perchè l'abito, il monaco, non lo fa.

Parco pubblico; temperatura: 40 gradi.

A: Cazzone, come fai a stare col jeans con questo caldo?
B: ...
C,D,E: Coglione. -risatina-

Ufficio X; temperatura: 40 gradi.

A: Però, potevi metterla una camicia.
B: Fa troppo caldo, la Polo va benissimo.
A: Va "benino", la camicia è la camicia. E se dopo dobbiamo andare in riunione? Dov'è la giacca?
B: Ci sono 40 gradi al fresco..
A: Si ma a lavoro si va vestiti in una certa maniera.
C: Ma perchè devi sempre fare l'anticonformista?
B: Non è questione di anticonformismo, è questione di..
..di apertura mentale, per dirne una. Ogni anno, di inverno, compro un nuovo cappello di lana che mi "accompagni" per quel periodo freddo dell'anno. Freddo. Ogni anno, di inverno, spunta il sole che fa aumentare la temperatura ambientale di ZERO ma, puntualmente, all'uscita del sole la gente ti inizia a guardare strano. "C'è il sole", ti dicono. O li senti bisbigliare, ridere, indicare. "Sei pazzo? Il cappello di lana, col sole?" "Fa freddo, c'è vento." "Ma c'è il sole." "Si, ok, ma.." "Sole".
Insomma ti costringono a non sentirti a tuo agio anche se, a rigor di logica, stai facendo la cosa più normale del mondo.
Restanto un attimino sul discorso "cappello di lana" mi chiedo come facciano gli imprenditori a non costringerti ad usarli.
Titolare: "In ufficio non si sta col cappello"
Dipendente: "Ho freddo"
Titolare: "Accendo il condizionatore."
Dipendente: "Non c'è bisogno, col cappello sto bene."
Titolare: "Ma non puoi tenerlo in ufficio"
Dipendente: "Accendendo il condizionatore consuma corrente, che le va a gravare sulle spese e quindi sui guadagni. Mi fa la morale se quando cago scarico due volte perchè è rimasto uno stronzo nel water.."
Per esempio.
..di comodità personale, per dirne un'altra. QUARANTA gradi e camicia a maniche lunghe comporta un'obbligata sudorazione, la quale matematicamente disegna un cerchio bagnato di colore più scuro rispetto a quello originale del capo d'abbigliamento. Il che comporta a sua volta fastidio per te, verso gli altri, e per gli altri, verso te. E' fisica. La scomodità personale comporta inevitabilmente un minor rendimento in qualsiasi attività si stia facendo, no?
..di pulizia, per dire la terza. Caldo - sudore - puzza. Questa forse è chimica. Puzzare non ti fa certo fare bella figura con gli altri. "Che dici, Kappa, lo prendiamo?" "Puzza, ha le pezze alle scelle. Non l'ho visto nemmeno molto tranquillo, sarà stato il calore o l'emozione? Non cerchiamo persone che si fanno prendere dalle situazioni." "Si però è venuto in giacca.." "Hai ragione, è l'uomo giusto."
..economico. In macchina aria condizionata, quando basterebbe il vento del finestrino con una normale maglietta a maniche corte. In ufficio aria condizionata, quando, nel caso in cui vi fosse necessità, la potenza sarebbe a 1-2-3-4, non a MAX. Per forza di cose si avranno sbalzi di temperatura durante la giornata, il che può portare 1) Sudorazioni; 2) Possibili raffreddori e derivati: sudare di più comporterà lavare e lavarsi ancora e ancora, con relativi consumi di acqua e corrente. Inutile spiegare il punto 2.
Guardatevi dieci minuti con occhi al di fuori dell'ambito lavorativo, e rendetevi conto di quanto siete stupidi. La società vi impone certi canoni, e voi per sentirvi "importanti" li seguite, per fare "bella" figura. Sofferenza, scomodità e soldi..per?

Kura

sabato 25 giugno 2011

So' di Sfatto.

Sei soddisfatto. Non sei felice.

No. No. Sono felice.

Ma no. Essere felice è una condizione assoluta --

Che si vive con un'altra persona?

Beh, si.

Allora sono felice/2. Ok?

Non esiste felice/2. O sei felice o non lo sei.

Lo sono.

La felicità è quando un'altra persona ti completa, ti da tutto ciò di cui hai bisogno e non senti necessità di altro che di lei, puoi condividere ogni sensazione con lei, i momenti brutti e i belli, non hai segreti, puoi stare in sua compagnia senza doverle dare nulla, anche stando in silenzio se vuoi, anche stando fermo.

E quando non hai bisogno di nulla, tutto ciò che hai ti soddisfa, ti svegli la mattina contento di averlo fatto, tutto ciò che fai è una tua scelta, se capita che sia costretto a fare qualcosa che non avresti spontaneamente fatto lo accetti con il sorriso, decidi tu per te e gli altri sono coloro con cui condividi tutto questo e non coloro grazie al quale lo hai: questa che è?

Lo so dove vuoi arrivare.

Stai dicendo che sono felice?

Non puoi essere felice.

Ma --

Nessuno può essere felice. Capisci?

Mi stai dicendo che tu non sei mai stato felice?

Esatto.

Io si.

Non puoi.

E tu che mi parli di cosa sia la felicità senza averla mai provata?

Beh --

Cos'è? La nuova felicità-per-sentito-dire?

Ma che discorso è?! Non è che se non la provi allora non la conosci.

E tu come la conosci?

Non può essere che così.

Fattelo dire da chi l'ha provata.

Ne conosci uno?

Io.

Tu sei soddisfatto. Non sei felice.

Perchè non sono fidanzato?

Perchè la felicità non si può provare.

L'hai deciso tu?

Io non l'ho provata. A chiunque chiedi non l'ha provata. Nessuno l'ha provata.

Chiedi un pò a me.

No.

Lo sai perchè chiunque risponde che non l'ha provata?

Perchè?

Perchè il sogno che esista qualcosa di perfetto che ci viene recato in dono da una qualche altra persona speciale che possiamo incontrare qua e là nella vita è la droga che rilassa il nostro sistema nervoso e ci evita il suicidio. Quando basterebbe capire che la felicità non ce la da nessuno, ce la diamo da soli.

Perchè devi essere sempre il solito cinico?

Essere cinico significa saper essere felice e non esserlo significa non saper essere felice?

Tu. Non. Sei. Felice!

Continua a cantartelo.

Polkan

venerdì 24 giugno 2011

Il mio estratto conto, freestyle.

Ho deciso che avrei dovuto scrivere un post senza avere la minima idea di cosa sarei andato a scrivere, per provare la mia capacità di scrivere, scrivere senza idee, senza parole, senza spazi, scriverecosì o                           così, anche se, confesso, di idee da scrivere ne ho avute tante, soprattutto nelle ultime docce che ho fatto, forse anche perchè ultimamente ho fatto più docce del solito oppure perchè le ho fatte finalmente senza appuntamenti, limiti di tempo, record da infrangere, forse perchè non avevo nulla da fare, forse per altro, perchè avevo da fare qualcosa ma molto dopo, o giorni dopo, o no, forse adesso so organizzarmi meglio oppure nel mio non sapermi organizzare, dopo aver sbagliato, sbagliato, sbagliato, mi sono organizzato male a tal punto da essere in tempo e organizzato bene. Ho appena scoperto che, se si vuole scrivere un post senza nessuna idea, non si deve mai mettere un punto. Un punto fa riflettere, ecco tutto, e non credo ci sia bisogno che vi dica che riflettere produce idee, però ve l'ho detto ugualmente perchè finchè non si paga abundare melius est quam deficere, anche se in questo momento per scrivere sto pagando di più di corrente, nonchè di pile della tastiera e poi la tastiera. La sto consumando, no? Mica è un oggetto eterno. Prima o poi andrà cambiata, come ogni tastiera, mouse, scarpa, penna, frigorifero, tavolo e qualsiasi altro oggetto esistente sulla faccia della Terra, fatta eccezione per alcuni che non mi vengono in mente ma esisteranno, di sicuro, perchè qui tutto scorre, lo diceva un tale, non ricordo chi ma forse Eraclito, migliaia di anni fa, anche se lui diceva panta rei e vi capisco bene se anche voi avete grossi dubbi che panta rei signifchi proprio tutto scorre e in generale che tutte le cose che dicevano/scrivevano gli uomini migliaia o centinaia di anni fa in altre lingue significhino proprio quello che noi diciamo che significano nella nostra lingua e non siano, ad esempio, significati inventati da qualche genio lungimirante che adesso ci fa credere che i Latini, i Greci e così via dicessero tutti cose intelligenti, oh, non ce ne è uno che dica cazzate, quando magari tra loro erano gare di rutti e peti a chi finiva l'aria nell'intestino per ultimo, ma comunque, tornando a noi, qualsiasi cosa significhi panta rei, qui tutto scorre, la tastiera si consuma e senza ch'io me ne accorga (in genere, perchè ora invece me ne sto accorgendo) stanno andando via dalle mie tasche infinitesime frazioni di € ad ogni tasto che premo e questo spalanca una finestra sul fatto che qualsiasi cosa noi facciamo, e non c'è bisogno che vi elenchi alcun esempio visto che ho detto qualsiasi, abbia un costo concreto in denaro, sebbene talvolta infinitesimo come quello di premere i tasti di una tastiera, ma che può essere anche un costo immediatamente visibile o quasi, come ad esempio correre. Correre è gratis, eppure provoca un dispendio di energie e una maggior produzione di sudore, che comporta subito: bere, mangiare e lavarsi, con spesa 'invisibile' di acqua, cibo, altra acqua, sapone, shampoo, consumo di asciugamani e accappatoio, eventuale elettricità per luce, scaldabagno, phon e quant'altro, consumo di stracci per asciugare a terra (non so a voi, ma a me è sempre necessario) e altri eventuali oggetti utilizzati; e poi comporta subito dopo il lavaggio dei vestiti, con consumo degli stessi, consumo della lavatrice e consumo di elettricità. Questo è un piccolo esempio, ma ampliando un pò il concetto ad ogni altra attività che compiamo, possiamo dire che ciascuno di noi è la somma di infinite spese, al punto che potremmo conoscere l'intera vita di una persona se avessimo a disposizione ogni sua transazione econonomica, ovviamente solo se potessimo rapportarle alle transazioni economiche di altre persone di cui conosciamo già interamente la vita, tipo noi e... basta. Ok, questa era ovvia.
Vi volevo lasciare con questo quesito: è nato prima il pensiero o il linguaggio?


Polkan

mercoledì 15 giugno 2011

6 politico.

Parliamone, va. S'è vinto un referendum. Mio fratello dice che referendum è una parola latina il cui plurale debba essere referenda. Non lo so, me lo sono sempre chiesto anch'io e mi sono sempre risposto che non mi frega nulla del plurale italiano delle parole straniere e pare che, come a me, non gliene freghi niente a nessuno, altrimenti non si spiegherebbe perchè non c'è uno, neanche mio fratello, che dica computers come plurale di computer o mice come plurale di mouse o fora come plurale di forum e così via. "Di Pietro è uno che fa politica e deve saper parlare italiano", dice. Tant'è, invece, che è uno che non sa fare politica, non sa parlare italiano e figuriamoci il latino. O l'inglese. Che poi non sappia fare politica è l'unica obiezione che mi si può rivolgere. Poco fa a Ballarò diceva: "La gente pensano...". Uno che non riesce adeguatamente a coniugare i verbi all'indicativo, può mai immaginare quale possa essere il plurale di referendum? Che per me, comunque, è referendum.
"Li abbiamo stravinti!", dicono. Non so come facciano a non considerare il fatto che quanti hanno realmente votato 'No' si sono astenuti, puntando al non raggiungimento del quorum piuttosto che alla vittoria del 'No'. Il 'Si' avrebbe vinto lo stesso, ma pare che di questa piccola variabile numerica me ne sia accorto solo io. Piuttosto io direi: "Ci siamo salvati!", che è il vero leitmotiv di tutta la campagna referendaria. Ci siamo salvati e questo è quanto. Salvati da coloro che a mani tese volevano agguantare la nostra libertà ancor più di quanto non l'abbiano già fatto nell'ultimo decennio ed oltre. Salvati da coloro che governano il nostro Paese nella più assoluta illegalità e dai loro elettori, che sembrano non accorgersene. La cosa mi mette i brividi. Formigoni a voce alta, un giorno prima dell'inizio delle votazioni, ordinava - o ci tentava: "Non andate a votare". Non esiste presa per il culo più grande che un parlamentare che - approvata una legge - inviti i cittadini a nome dei quali aveva introdotto questa legge a non esprimere la propria opinione, nè che questa fosse contraria, nè che fosse favorevole a tale legge. Perchè la privatizzazione dell'acqua e l'introduzione del nucleare e del legittimo impedimento sono invenzioni loro. Sue. Saranno anche stati eletti dai cittadini, ma nessuno di loro in quel momento aveva provato a dire Privatizzeremo l'acqua! Ci abbofferemo le case di energia nucleare! Non faremo partecipare a Berlusconi ad alcun processo!. Col cazzo che sarebbero stati eletti. E allora si pone in tutta tranquillità una domanda: ragazzi, elettori e non elettori di questi tizi, siete d'accordo su ciò che hanno deciso? Vi va che la gestione dell'acqua sia data in mano ai privati o preferite che sia pubblica? Vi va, in futuro, farvi una lampada ad energia nucleare o preferite che sia eolica, idrica o il cazzo che vi pare? Vi frega qualcosa che il Presidente del Consiglio non partecipi alle proprie udienze o vi va bene che se ne stia a casa? Domande lecite e tranquille. Chiunque avrebbe potuto rispondere Certo, sono d'accordissimo con l'operato del Parlamento che io (o non) ho eletto e per me può fare questo ed altro. Indire un referendum è dare voce diretta a tutti coloro che i politici in Parlamento ce li mandano perchè, decidendo questo o quello, facciano il loro bene. Non andate a votare significa Vediamo un pò se riesco a fotterli, questi. E non ci è riuscito, alla fine, sebbene ci abbia sperato, lui ed altri di cui non serve neppure che faccio i nomi, fino agli ultimissimi istanti. E allora diciamo tutti ancora questo grandissimo orgasmico SI alla nostra simbolica scarcerazione. SI a mandarli (so che sapete di chi parlo) finalmente a fanculo. SI alla faccia di quanti come loro desidererebbero fotterci tutti. SI alla libertà che Noi tutti che gli abbiamo votato in faccia questi 'Si' ci siamo presi a mani tese e a cazzi ritti nelle loro fauci. E che lì restino. Quanto a chi ha votato 'No': 6 politico.

Edit: Per Castelli andare a votare 'No' era un imbroglio, mentre la cosa giusta da fare, nel caso in cui si volesse votare 'No', era astenersi dal voto. E cioè: non promuovere e far vincere il 'No', ma impedire che il 'Si' vincesse. Annullare i 'Si'. Questo non è un imbroglio... no, no.
Polkan

venerdì 10 giugno 2011

Come diventare il mio cane.

Vi piacciono i cani? A me si. In caso contrario: potete anche chiudere il post perchè in my honest opinion la persona a cui non piacciono i cani non è una bella persona. E prefeirei che i lettori che ho siano esigui ma buoni, non come dice certa gente "la qualità si vede dai numeri". Il motivo è intuibile.
Parlavo dei cani perchè oggi mi sono trovato a osservare come agiscono e ho cercato di tradurre azioni e movimenti in pensieri. Ho teorizzato che, come le persone fanno determinati gesti, scatti e quant'altro in base a quello che pensano, allora anche i cani potrebbero farlo, quindi per capirne i pensieri basta agire inversamente - mi sono sentito abbastanza pollo a dire la verità: l'ho capito solo ora? -. I cani reagiscono a comandi. Comuni esempi: Seduto; Terra; Pappa (mangiare o cibo, che dir si voglia); Vieni; No; Fermo; Basta. Tutti comandi a cui conseguono le corrispondenti azioni. Ma se io, quando il mio cane ha compiuto qualcosa che io avrei voluto non facesse, gli avessi ripetuto sempre "Merda-Merda-Merda" e l'avessi fermato, lui avrebbe associato che "Merda" equivale al fermarsi (se mai avrò un altro cane, farò così. Dovrebbe essere divertente. Magari gli insegno che quando dico "Venerami" lui deve venire da me per le carezze). Pensando questo ho realizzato che, sempre su supposizione, il cane non capisce che "Pluto" è il suo nome ma solo che quello è il segnale che deve girarsi, perchè devi dirgli lui che deve fare, qual'è il suo ruolo*. Perchè fa questo chi ha un padrone: fa quello che il padrone gli dice di fare. Il padrone decide. E' legge di natura. Basta pensare che nel 100% dei casi in cui chiami il tuo cane lui gira la testa, sempre. Perchè quello è il suo comando di girarsi, e lo farà sempre. E' il suono che richiama la sua attenzione da parte tua. Poi gli dici che cosa tu vuoi che faccia (e magari lui lo interpreta come ruolo, come compito da svolgere), magari gli chiedi di venirti vicino, e invece lui gira la testa e va a stendersi. Se avete un cane vi sarà successo infinite volte che l'abbiate chiamato e si è girato, ma altrettanto sicuramente avrete visto qualche volta il cane non obbedire. Dunque la mia teoria è che loro non hanno il concetto di "nome", loro non sanno che il loro nome è "Pluto", loro sanno che "Pluto" è l'avviso che voi usate per richiamare la sua attenzione per dargli nuovo comando. Quindi immaginate che ogni volta che voi chiamate il vosto cane, lui potrebbe pensare che voi non lo state cercando per vedere dove sta o - boh - quello che vi viene in mente, ma perchè deve fare qualcosa per voi. Magari quello che per noi è un nome stupendo perchè è il nome del nostro cane, per lui è un clamoroso "che palle". Secondo me è una brutta cosa. E succede anche con i gatti.
Caso ha voluto che tornando a casa ho visto un cane camminare solo nel vialetto di casa, mi ha seguito per i primi metri e poi si è fermato. Ho pensato: "poveretto chissà qual è la sua storia" e ho cercato di immaginare come loro potessero vivere la cosa. Ecco la teoria dell'abbandono. Quando qualcuno trova un cane abbandonato ci sono 2 possibilità: o si fa prendere o no. Il primo caso magari significa che a lui non interessa con chi sta, l'importante è che sia con qualcuno che gli da tutto. Il secondo caso potrebbe significare che lui non va con nessuno perchè è uno "stronzo" (aggettivo al quale date erroneamente un significato sbagliato, riferito agli uomini: significa "adulto". Adulto è chi può cavarsela da solo) e non se ne frega di nessuno. Oppure potrebbe essere un fatto di intelligenza/astuzia: il cane che non va con l'uomo è stupido perchè magari ha paura e resta senza tutto quello che l'uomo può offrire, facilitandogli sicuramente l'esistenza; quello che invece con l'uomo ci va, perchè, avendo già provato la differenza di vita, capisce che è convienente, è quindi più intelligente/astuto. Oppure boh, magari è il contrario..di tutto.

*Perchè potrebbe anche essere che, di natura, il capobranco è il capo e decide per tutti, quello che fa lui lo fanno tutti, e magari hanno dei ruoli ben precisi. Quindi lui potrebbe pensare che se tu gli dici di stare seduto, lui sta svolgendo un compito. Non so a voi, ma a me sembrano teorie interessanti, anche se, nel caso fossero corrette, saranno già state scoperte. Anche perchè è scentifico: i cani non pensano.

Kura

giovedì 2 giugno 2011

Uno poi dice: "perchè?".

Parte II

L'amore esiste, assolutamente. Quello che comunemente chiamiamo  amore, però (ne abbiamo già parlato), è una sensazione di possesso della persona che amiamo, la quale non deve avere necessità altra fuorché noi, non deve (in barba ad ogni istinto primordiale) desiderare fisicamente alcuna altra persona (se no non ci ama, perchè se ci amasse non la desidererebbe: questo è il punto) e non deve avere alcun altro pensiero che venga prima di noi in un'ipotetica classifica delle cose importanti della nostra vita, classifica che da single mai ci facciamo nè ci faremmo e che invece da findanzati appare come d'incanto già stilata e redatta e al primo posto c'è sempre lei/lui e poi dopo tutto il resto, e non c'è bisogno di dire cosa o chi ci sia al secondo, terzo o quarto posto, perchè, anche se è la classifica delle cose importanti della nostra vita, assume valore agli occhi di chi amiamo solo per la prima posizione, mentre le altre posizioni assumono specifico valore in base a se consistano in persone o cose e, nel caso in cui consistano in persone, a seconda del sesso di queste, con valori prossimi allo 0 in caso di stesso sesso del proprietario della classifica e, in caso di sesso opposto, tanto più prossimi al 100 quanto più è alto l'indice di bellezza oggettiva dell'elemento considerato.
In questa situazione, stare con una persona dev'essere la cosa più importante della vita di entrambi. Se uno dei due venisse meno a questo patto implicito sigillato a voce con le parole ti e amo, ecco la falla, ecco la colpa, ecco il: "allora è proprio una nullità" e "non era così quando stava con me" o "avevi detto che mi amavi" e "avevi detto che saremmo stati insieme" o "stavamo anche progettando una vacanza insieme" o "una vita insieme" o "una macchina insieme" o "una festa insieme" o "una gita insieme", insomma il: "è proprio uno stronzo". E invece NO! Stop a questa campagna di sensibilizzazione contro quelli che lasciano.
Chi soffre per l'abbandono da parte di una persona è geloso della sua sofferenza. Guai a dirgli che è una sofferenza (che è normale, umana, doverosa, ma anche) superabile. Guai. Lei/lui risponderebbe che - indovina - tu non capisci, perchè non ci sei dentro e non sai cosa si prova. Se poi gli rispondi che invece capisci, sia perchè è una cosa che si capisce in generale, sia perchè ci sei passato anche tu, inizia una gara a chi dei due ha avuto più motivi per starci così male e ovviamente tu che - glielo dici - non ci sei stato così male, ne avrai avuti meno, per (sua) logica, mentre se invece - per il suo bene o anche solo per il gusto di farlo smettere di lamentarsi - gli esponi punto per punto tutti i tuoi eventuali motivi per starci malissimo, seguito dalla dovuta precisazione che, comunque, non ci sei stato malissimo, allora ecco il jolly che - vi assicuro - userebbero tutti coloro con cui si instaura una conversazione del genere e cioè: "allora tu non ne eri innamorato abbastanza", perchè per loro è così: se sei stato innamorato, devi piangerti addosso quando finisce. Non ha importanza quanto sia stato bello fino a quel giorno e quanto saranno egualmente belli i giorni futuri prossimi e remoti, ma ne ha solo il fatto che tu - ora - sei stato lasciato, tu e solo tu, gli altri no, quindi hai il diritto esclusivo di piangerti addosso comprensibilmente e chiunque voglia farti credere che non ce l'hai, che ti stai piangendo addosso incomprensibilmente e che devi smettere, perchè hai tutti i mezzi per smettere, perchè è un dolore (umano, comprensibile, ma) superabile, è uno che non capisce. Ma - vorrei dirgli - la persona che ti ha lasciato non era in tuo possesso e quindi non gli è attribuibile alcuna colpa. E poi il suo non esserci più non ti toglie nulla in concreto, magari ti toglie qualcosa di astratto, nel senso che la sua presenza che c'era fino a questo istante da ora in poi non c'è più ed è questo che - astrattamente - ti toglierebbe. O magari ti toglie qualcosa di probabile, nel senso che in futuro ti avrebbe potuto dare tante cose che da oggi in poi, non essendoci, sarai certo che non ti darà. Ma di concreto l'assenza di una persona non può togliere nulla e, superato il primo dolore istintivo e automatico che si prova, si può tornare a stare bene. L'unica cosa che frena questo tornare a stare bene è la volontà di tornare a stare bene senza questa persona. In altre parole: la volontà di stare male. E visto che la volontà di qualcosa la genera la persona che la prova, l'unico ostacolo verso questo tornare a stare bene è la persona. E nient'altro. E nessun altro. Quindi poche chiacchiere, meno lamentele e più fatti. Siate adulti. Crescete e moltiplicatevi.


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Polkan

Utilizzo privato della mia televisione pubblica.

Parte I

E' necessario che, prima che vi scriva ciò che ho da dirvi, vi renda coscienti del fatto che il primo passo verso il fallimento è pensarla come me. Voglio dire: pensarla come me è ok, non fa del male a nessuno, ma a quanto pare non pensarla come me è meglio, perchè le persone che non la pensano come me sono felici (sempre nei limiti di come una persona che non la pensa come me possa mostrare di essere felice), almeno finchè non incontrano me, momento in cui si accorgono che non pensarla come me è potenzialmente un difetto, lo sarebbe di sicuro se anche gli altri si accorgessero che quelle persone la pensano come sè e non come me, solo che anche gli altri la pensano come sè, quindi non come me, quindi evvai, l'hanno fatta franca, però non con me, e allora nasce un bivio: o continuare ad avere rapporti stabili con me oppure no, e la scelta dovrebbe ricadere per il no, eppure avere rapporti stabili con me pare sia piuttosto gratificante, perchè boh, forse rappresento l'immagine di come vorrebbero pensarla se non la pensassero come sè, solo che pensarla come me tra loro non va bene, perchè non è utile, quindi dovranno continuare a pensarla come sè, anche se quando saranno con me si sentiranno in colpa, perchè avrebbero dovuto smetterla di pensarla come sè e pensarla finalmente un pò come me ma non hanno potuto, quindi insomma alla fine: meglio pensarla come tutti se no che figura ci faccio? e poi smettono di avere rapporti stabili con me e poi anche saltuari e poi smettono. E basta. Però la gente sbaglia a convincersi che allontanandosi possa procurare un danno, perchè, insomma: "Se fino ad oggi stavamo insieme e da oggi in poi non stiamo più insieme perchè io mi sono allontanato, ti mancherò, no? Avrai voglia di stare ancora insieme come stavamo insieme fino ad oggi eppure non potrai perchè io mi sarò allontanato, procurandoti volutamente una falla nel tuo organigramma vitale, una falla incolmabile se non dal fatto che io mi ci ripiazzi dentro e la ricomponga colmandola e fino a quel momento, fino a quando non tornerò sui miei passi e mi adagerò con comodo sulla mia falla che io ti ho fatto e che resterà la mia falla per sempre, sentirai la mia mancanza e allora, solo allora, smetterai e potrai essere felice, lo so, è l'unico rimedio, ma io ho scelto così, è stata una scelta dura la mia, che ti credi, che sia stata una decisione presa così, a cuor leggero? No, macchè, ci ho riflettuto tanto e non torno sui miei passi". "Ehm, amore, non ci ho capito molto: hai fallifi-cosa il mio organi-che...?"

La gente si sopravvaluta, dicevo. Pensa che andando via dalla tua vita possa procurarti un danno, non rendendosi conto che l'unico e solo modo che ha per procurare un danno alla tua vita è esserci. Non essendoci non ne ha in alcun modo la possibilità. Non esserci rende impossibile creare un danno. Non si può togliere qualcosa andando via. Al massimo si può togliere qualcosa restando. Restando, essendoci, si può avere l'occasione di danneggare qualcuno o qualcosa, o al limite di migliorarli, uno dei due o entrambi, ma non-restando e non-essendoci: no. Invece la gente si sopravvaluta. Crede che andando via possa procurarti un danno. E se non te lo procura si incazza. Se una persona si allontana dalla tua vita e tu non dedichi una ragionevole quantità di tempo al rimpianto di questa persona e all'osservazione contemplativa della falla organigrammatica che essa, venendo a mancare, ti lascia in eredità, questa persona si incazza, si chiede come possa tu non averci versato neanche una lacrima, come possa tu non esserci stato male neanche un semestre, un mesetto scarso, niente di niente: "Allora non t'interessavo?" - dice - "Ah-ah, allora ho fatto bene ad andarmene, se a te della mia presenza non importava nulla."*

*La gente è fuori di senno.

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Polkan

giovedì 19 maggio 2011

Io vado a dormire.

Prima di iniziare a leggere (ti rendo noto che lo stai già facendo) fermati, guarda alla tua destra un attimo. Ricorda le parole "Ma passiamo alle cose serie" e tienile bene a mente, per favore. L'altra sera ero a tavola con mio padre, la moglie (non necessita spiegazioni al di fuori di questa breve parentesi che sto inutilmente allungando e che tu stai, inutilmente, continuando a leggere) e la tv sintonizzata su SKY*, quando la figlia di mio padre (o mia sorella, che dir si voglia) ha detto "Mamma, sei scesa giù e mi hai lasciata da sola. Ora non salgo finchè non sali con me, se mi vuoi bene non mi puoi lasciare da sola mentre dormo".
La seconda cosa che ho pensato è stata che anche le ragazze della mia età fanno così. Non proprio con queste parole, ma concettualmente e cosmicamente non ci sono differenze. Si parla di quello che viene erroneamente chiamato "amore".
-Femmina- è stata la prima.
Pensa a tutte le frasi standard che vengono dette dalle coppie, sia dal maschio che dalla femmina, e riflettici un secondo. Due secondi. Tre secondi. Ok, riflettici finchè non arrivi a una conclusione sensata. Sensata per me. In effetti volevo scrivere tutt'altro però mi si sono disegnate avanti agli occhi tutte le frasi che ho letto/sentito dire/scritte con una risata dietro lo schermo/scritte con sincerità e inconsapevolezza. Per esempio:
- Ho bisogno di te. Obiettivamente, bisogno di te, ma di che? Perchè si dovrebbe avere bisogno di un'altra persona? Il bambino ha bisogno della mamma che gli cambia il pannolino, il cane ha bisogno del padrone che gli mette l'acqua della ciotola, il televisore ha bisogno della corrente per accendersi (e bisogno di te che premi il bottone). Sei un televisore? Troppo materiale. Sei un cane? Renditi conto che NON.HAI.BISOGNO.DI.NESSUNO.CHE.DI.TE.STESSO.
- Sei la mia vita. Tecnicamente ti ha detto che gli stai sul cazzo, ma visto che qua vediamo le cose in dolce stile il significato "reale" o quello che si vuole intendere è "Non vivo senza te". Della serie "sei la mia acqua" (che ben presto diventerà insulto grave visto che l'acqua verrà privatizzata), "sei la mia aria" che la versione breve di "sei l'aria che respiro", frase comunemente usata e chiaramente con molte raccomandazioni visto che di dolce o romantico io non ci vedo/trovo/percepisco nulla.
- Mi serviva il tuo aiuto e tu non c'eri. Tradotto: NON ero CAPACE di fare X da solo/a
- Speravo che almeno tu mi capissi.
- Non mi dai quello che cercavo.
Continuo? Continua tu, e magari pensaci quando succede col tuo/a ragazzo/a. Perchè succederà. Solo volevo farti vedere una cosa, una cosa che magari prima non avevi visto. Tutte le frasi che ho sopracitato, tutte le frasi che hai pensato, e tutte le cose che ti succedono quando litighi, discuti, o affronti qualcosa che riguarda quello che tu, chiami amore, implicano tutte il RICEVERE QUALCOSA. Per i bambini l'amore ha un solo significato: essere amati.
Ma passiamo alle cose serie, spegnete il pc e fate qualcosa di buono. Io..

*Qui mi fermerei un attimino: per non fare pubblicità al satellitare (non che ne abbia bisogno) volevo -simpaticamente- chiamare Sky "Cielo", per ovvi motivi. Poi uno dei miei dubbi esistenziali mi ha assalito con la sua solita forza bruta e devastante. Filosofia? Scienza? No, grammatica. "Si scrive CELO o CIELO?", mi sono chiesto. La mia memoria e il mio raziocinio mi suggeriscono la seconda ma, siccome quel poco di università di psicologia che ho fatto mi ha insegnato che i ricordi sono in gran percentuale errati in una sicura, se pur piccola, percentuale (sorry me) sono andato a controllare su Google. Ebbene ho scoperto che "Cielo" è un programma di Mediaset Premium dove fanno vedere tutti i telefilm. Vendo fantasia.

Kura

mercoledì 11 maggio 2011

Fidanzarsi non rende abbastanza.

Capisco il non rendersene abbastanza conto o il non rendersene proprio conto, ma quando si è in presenza di casi estremi sarebbe bene cercare di limitarne al massimo l'esposizione al grande pubblico. Mi limito a descrivere i fatti perchè - vedrete - si commentano da soli.
Ho fatto gli auguri a Prosty Pink. Chi è Prosty Pink? E' il nome di fantasia che se stessa si diede per non essere chiamata Vittoria in questo post, solo che destino volle che, non molto tempo addietro, cambiasse questo nome, fortemente ma volutamente ambiguo, in Porpy Pink. E fin qui rientriamo nel campo della libertà individuale. Le ho fatto gli auguri, dicevo, essendo oggi il suo compleanno e - in un momento di spiccata vena umoristica - le ho scritto: Per me eri, sei e rimarrai sempre Prosty. Auguri Prosty Pink!. E infatti - infatti relativo alla mia spiccata vena umoristica - lei ha capito e ha riso, in una maniera approssimativamente stimabile in: ahahahah.. eh grazie!, come a dire "ho capito che la cosa richiede una risata: eccotela e già che ci sono grazie per gli auguri". In tutta l'intera sua bacheca faccialibrica ha risposto agli auguri di sole due persone, e cioè: io e una sua zia. Su almeno un centinaio di auguri sparsi qua e là. Quindi la battuta le doveva essere risultata simpatica. Finchè non interviene uno, che per motivi di privacy chiameremo Genny Flebo Desaparecido - e no: se cliccate sul suo nome non andrete alla sua pagina di facebook! Non provate, mi raccomando! - il quale commenta con un'espressione algebrica, che esprime graficamente con una successione di punti interrogativi: ???. E beh? Vedo i punti interrogativi ma non riesco a vedere la domanda, gli dico. Fratè ma che problema tien?, mi risponde con una molto inflazionata espressione neo-latina. Si perchè effettivamente, tra i due, quello dimostra di avere un problema sono io, gli propongo come personale chiave di lettura. Mi aggiunge agli amici di facebook, cosa che riceve chiaramente il mio "bloccalo subito" come contromossa, ma, per quanto la convenzione sociale richiederebbe che l'argomento si auto-esaurisca in questo click di mouse, non me la sento di chiudere qui la questione e le scrivo in chat.

D
ai voglio sapere!, le dico.
Cosa?, risponde fingendosi ignara di tutto o in un esile tentativo di mostrarsi indifferente.
Voglio sapere in qualità di cosa è apparecido il desaparecido e qual'è il problema?, le chiedo sorridente.
In qualità di mio fidanzato, chiosa con decisione.
Si, me lo auguravo. Ma qual'è in effetti il problema?, insisto con gran flemma.
Ti auguravi cosa?, chiede Porpy Pink interdetta.
Che fosse il tuo ragazzo, le preciso, e non uno a caso, ma vabbè era evidente--
E quindi?, mi blocca.
Si, chiedevo, appunto, ma ci riprovo: qual'è il problema?, le dico iniziando a capire verso dove mi porterà la conversazione. Chiedo del tutto pacificamente, aggiungo.
Che significa: Per me eri, sei e rimarrai sempre Prosty!?!?, chiede allora infervoratasi tutta d'un tratto.
Ahahah ma quindi tu sei lui?! Cioè sto parlando in diretta con Genny il desaparecido?, le chiedo a metà tra il dubbioso e il divertito.
Mattia ma che stai dicendo?, apporta subito come argomentazione inconfutabile alla sua non-tesi.
Bene ti spiego: com'è che mi chiedi cosa significa? Una battuta come un'altra che hai capito tranquillamente, giacchè hai riso. Ora, il fatto che tu mi chieda che significa indica o che non stai bene, o che la tua memoria va da quando hai cambiato nome su facebook ad oggi, oppure che non sei Prosty, ma Genny, le appunto con la dovuta precisione.
Una battuta che ha dato fastidio al mio ragazzo, ora sto litigando con lui e, credimi, il mio ragazzo non è così stupido da connettersi dal mio contatto per parlare con te. Ha detto che ti ha mandato una richiesta, se hai dei problemi parlane con lui, perchè io sto bene e la cosa non m'interessa e credimi che sto davvero bene e non potrei stare meglio, risponde lei con molta molta più precisone del dovuto.
Al che ridendo le scrivo: Ma figurati se la cosa mi tange: ti ho chiesto solo per ridere un pò e a quanto pare ce l'ho fatta. In ogni caso, io cosa ci devo fare? Meglio se consideri l'ipotesi di dare la colpa al tuo ragazzo, le dico a metà tra l'esaustivo e il coinciso. Detto ciò: sei eliminata, e la elimino.

Come diceva, se avessi avuto - io - dei problemi ne avrei potuto/dovuto parlare con il ragazzo perchè - suvvia, figuriamoci! - a lei tutto ciò interessa poco o nulla, "perchè io sto bene e la cosa non m'interessa e credimi che sto davvero bene e non potrei stare meglio", che non è assolutamente una cosa che ha scritto solo per copiarla al fidanzato accontentarlo e chiudere il discorso, no no, è proprio quello che pensava, cosa resa evidentissima dal fatto che fosse del tutto inerente col discorso precedente, e che, nonostante fosse già del tutto interente, io le avevo espressamente chiesto un'opinione in merito. Opinione tra l'altro ulteriormente confermata da lei mandandomi un messaggio privato. Ricordo ai più (patologicamente) smemorati che la conversazione si chiudeva con "sei eliminata" e con la conseguente applicazione pratica di ciò.

Ma non me ne frega proprio sinceramente! cià bell!
, mi scrive.
Non era mica un dispetto, just: troppo idiota per stare tra i miei amici. Senza rancore,
le scrivo mantenendo comunque un'adeguata pacatezza derivante dal reale, effettivo poco mio interesse al riguardo.
Accirt!! ahuhuhaauhahuahua il ciuccio chiama 'recchie lunghe' il cavallo!!! ahuahuahuhauhuahuahauhauua!!! mah?!?!?!?,
mi scrive mantenendo la mia stessa flemma.
Non mi pare che non te ne freghi proprio, dal momento che stai continuando a scrivere, le scrivo, pensando fosse necessario chiarirle una volta per tutte il mio punto di vista.

In ultima analisi, dopo aver riportato rigorosamente i fatti così come avvenuti, aggiungo, perchè l'opinione di ciascuno possa riflettere incondizionatamente il proprio pensiero: A Porpy Pì, ma vafancul!

Polkan

venerdì 6 maggio 2011

¿Por qué?

Mi contatta una. Mi fa: Ehi ciao. Ciao, rispondo lì lì. Come va?, mi chiede di sicuro con pieno interesse. Bene, grazie, le scrivo, seguito da una emoticon sorridente. Aveva dovuto aspettarsi un e tu?, perchè ci mette un pò prima di scrivermi il prossimo messaggio, che è: che fai?. Beh, sto seguendo un corso sullo spionaggio internazionale qui da Mc Donald's, c'è anche una delegazione dell'Inter che mostra la Champions League e c'è una ragazza non male qui accanto e, beh, ci sto provando, ma soprattutto non sto su msn, tu? Sei a mare, scommetto, avrei dovuto dirle, ma la immagino lì, dietro il suo computer che osserva la sua pagina di msn desolata, vede il mio contatto e - luce! eureka! - mi contatta, ma solo per farlo, per fare qualcosa, non perchè volesse sapere veramente come stessi o che facessi, d'altronde: che posso star facendo? Ti sto scrivendo, quindi quello che fai tu. Sono su internet in più modi, e tu? le dico, e glisso su ogni battuta cattiva mi fosse venuta in mente. Io cazzeggio. Cazzeggia. Lei, cazzeggia. Cioè?, le chiedo sinceramente curioso. Cazzeggio su internet. Sembra carino. Cioè? Le chiedo ancora. Niente, sto su msn.

Aaaah, quindi niente. Non stavi facendo niente. E perchè mi dici che cazzeggi? E' così più figo di 'niente'? Ma anche fosse più figo, che motivo hai di apparire più figa ai miei occhi? Ok, sei femmina, ma questo risponde solo alla domanda fai o meno cose stupide?, per inciso con un chiarissimo si in grassetto, ma non alla domanda perchè?. Cioè, perchè devi essere stupida? Cosa o chi te lo impone? Non dirmi che è una scelta tua. Facciamo che ho sette anni. Ti credo, stai cazzeggiando e mi eccito - come si eccita un bambino di sette anni, intendo - a sapere di star parlando con una ragazza che cazzeggia. Anch'io! Anch'io! Anch'io! Anch'io voglio cazzeggiare! Come si fa? Dai dai dai dai me lo dici? Ti prego. E' così che pensavi avrei reagito? Lo chiedo sul serio eh. Oppure come: wow cazzeggi, una volta l'ho fatto anch'io a dodici anni, fantastico. O indifferente: ah, capito, a scuola come va? Fatto sta che ho risposto Cioè? e tu hai detto Niente. Allora non importa, non fa nulla se non vorrai spiegarmi tutto questo, se vorrai ch'io mi dimentichi o se vorrai non contattarmi più. Solo ti prego: smettila.

Polkan

mercoledì 4 maggio 2011

Solo per chi non lo sa già.

Ci sarebbero stati due modi, per scrivere questo post: 1) scriverlo; 2) accendere la web cam, fare una fotografia a me stesso e pubblicarla sul blog. Solo che, per una malaugurata concatenazione di eventi, quali il passaggio da windows XP a windows Seven (mesi e mesi fa), il fatto che suddetto passaggio non l'ho fatto io che a parte le cose di base (msn, firefox e rFactor) e tutte le altre raggiungibili via google non capisco assolutamente niente di computer, il fatto che non ci sia nessuno nè in casa nè online (da un'analisi frettolosa pare comunque che le 4:00 sia un'orario adatto solo a me per essere online) che sappia usare il computer meglio di me e che non ho voglia di passare altro tempo su questa cosa (credo di averci messo cinque intensi minuti per scrivere fin qui), non riesco a farmi le foto con la web cam. Allora, la domanda di oggi è questa: cos'è la felicità? Non lo so neanch'io - cos'è - ma so per certo, e vi stupirò, cosa non è. Non è quella cosa che va per forza ricercata con un'altra persona e per forza condivisa con un'altra persona. None. Non ci perdete proprio tempo, per la fiducia che spero ormai abbiate nei miei confronti, lasciate perdere la questione, se non siete d'accordo: non è quello. Quello si chiama vanto, per quanto a noi possa sembrare che sia proprio la felicità. Non è bello come la felicità, non perdura come la felicità, non dipende da se stessi come la felicità, non è motivo d'orgoglio - paradossale, eh? - come la felicità. E soprattutto finisce - sempre - quando il motivo del nostro vanto, e quindi della nostra serenità e quindi della bellezza di cui ci appaiono pervase le cose e quindi della nostra sensazione di invincibilità, verrà superato da un altro motivo di vanto che renderà felice qualcun altro fino ad un altro motivo di vanto e poi un altro e poi un altro, oppure quando coloro i quali non hanno nulla di cui vantarsi maggiormente inizieranno a fregarsene e a metterci una pietra su (alla faccia della nostra 'felicità') e questo finchè non moriremo tutti, infelici e soli. Questa semplicemente non è la felicità. Volevo dirvelo. Vi dirò al volo cos'è per me, invece.

La felicità è dirsi: "Sono felice" ed esserlo davvero. E lui potrà dire quello che gli pare, si ascolterà da solo. Il prof potrà mettermi qualsiasi voto desideri, se ne ricorderà da solo. Nelle tasche potrò avere qualsiasi cifra, mi ciberò cacciando. La birrà potrà essere calda, aspetterò si ghiacci. Il mare potrà essere agitato, tornerò domani. Lei potrà spompinare tutto il vicinato, qualcuno le verrà in bocca.


Polkan

mercoledì 20 aprile 2011

La teoria della sedia a tavola.

Amare una persona significa... non significa niente (di quello che pensavate). Funziona che te nella vita incontri e guardi e desideri decine e decine di persone ogni giorno, per tutti i giorni dell'anno da quando eri (o sei, se stai leggendo questo blog e hai circa tre anni) poco più che un neonato, a quando sarai un anzianotto che non può chiedere più dalla vita che un pò di tempo, la domenica pomeriggio, per raccontare ai propri nipoti il glorioso esito delle proprie vicissitudini, e cioè proprio diventare un anzianotto che non ha nessuno con cui parlare. Ho una nonna che, quando mi parla, pare potrebbe anche non smettere più e non le interessa se io sono ancora lì ad ascoltare o se per caso è cambiato l'interlocutore o se nessuno degli interlocutori che intanto si sono avvicendati le risponda mai neppure un mmm, per vedere come va a finire, poi però per fortuna puntualmente smette. Quando ero all'asilo, ero di gran lunga il bambino più desiderato della scuola, aiutato dal fatto che l'intera scuola materna constava di sole due classi per lo più sempre unite visto l'esiguo numero di noi nanetti. Allora attraverso la selezione naturale le due bambine più forti psicologicamente vinsero su tutte le altre e passavano tutta la giornata a litigarsi la mia mano e io, come un ebete, non sapevo dire di no a nessuna delle due, benchè volessi dire di no sicuramente a quella un pò cicciottella, con i capelli rossi, che non si staccava da dosso neppure quando la maestra urlava "ed ora i giochi!", che era sicuramente il momento su cui nutrivo maggiore speranza per toglierla di torno, perchè insomma, qualsiasi bambino dell'asilo - uno pensa - se ne fregherebbe di un biondino muto e sociopatico, per quanto indiscutibilmente figo (ahimè da allora le cose sono cambiate molto), per giocare invece a costruire qualcosa di fantasmagoricamente bello con i pezzoni dei lego, tranne lei, e allora rimaneva lì, con la mia mano rinchiusa in una o due delle sue mani e guardava l'altra, bellissima, con gli occhi leggermente a mandorla, che invece aspettava ora di pranzo e si sedeva giusto vicino a me e mi dava la mano e l'altra intanto piangeva ma io, che tecnicamente non stavo dicendo di no alla cicciotella, non potevo dire di no alla bimba bona perchè non ne ero capace e comunque mai avrei voluto dirle di no. Questo per dire che tutto quello che fai tra una notte e l'altra, oltre che studiare, mangiare, guardare i cartoni e cercare di sfottere qualcun altro messo meglio** di te, è desiderare di stare con la più figa della classe, fin da neonato. Il punto è che poi la classe si amplia, diventa una scuola, oppure una città, oppure un villaggio e tra tutte le decine di bambine potenzialmente più fighe delle altre, ne incontri una che è decisamente più figa delle altre o almeno, non potendo avere tutte le altre più fighe e potendo invece sicuramente avere lei, lei diventa di gran lunga più figa delle altre, ma attenzione, solo ai tuoi occhi, e lì subentra l'amore. Vedi, per me lei è perfetta. E il tuo amico idiota: Beh, allora vuol dire che la ami. No, cioè, si, ma non come pensi tu. Vuol dire che la ami, se credi che amare sia desiderare la persona che tu hai scelto per essere la bambina più figa della classe, se credi che amare sia vedere una bambina normalissima e innalzarla a bambina più figa della classe o, molto peggio, bambina più figa dell'intera scuola, dell'intero mondo, dell'intera tua vita vivibile. Allora vedi Lei e pensi che figo che sarebbe averla nella mia vita, ma non perchè desideri farla felice e credi che tu possa essere la sua felicità, che è quello che ci si dice subito dopo essersi fidanzati. Perchè poi dovresti renderla felice? L'unica cosa di te che la rende felice è che tu sei il suo bimbo più figo della classe e in più, eureka!, le hai appena detto che per te è la bimba più figa della classe e che per questa sua qualità di essere perfettamente, inequivocabilmente, irraggiungibilmente la miglior bimba più figa ascrivibile al tuo palmares, sei disposto a fare qualsiasi cosa per la sua felicità, perchè il suo sorriso è ciò che fa felice te, oltre ovviamente al fatto che è la bimba più figa della classe, ma soprattutto il suo sorriso e tu, davvero, non stai dicendo cazzate, saresti disposto a tutto - oh, tutto! - per mantenere intatto quel sorriso, quel dolce, incantevole, accoccolante sorriso perfetto. Tutto tranne ovviamente nel caso in cui tu debba rimetterci qualcosa perchè, ehi bimba, se non mi sbaglio anche tu avevi detto che eri disposta a tutto e quindi perchè adesso devo fare tutto io e tu niente? Non mi sembra molto equa, allora io ti amo e tu no - tatà - allora mi hai mentito, sei davvero una persona inqualificabile per come hai potuto mentire sul fatto che saresti stata pronta a perdere qualsiasi bene nella tua vita per farmi felice e invece - guarda come ti sei ridotta - allora era questo che pensavi, secondo te sono il tuo schiavo, e no! Ora o mi fai felice oppure non ti faccio più felice (ah ok, se mi lasci fa niente).
Spiega tutto la Teoria della sedia*** a tavola: è come quando stai per sedere a tavola per il primo pranzo nella tua nuova casa e dai un occhio alle sedie, poi dai un occhio alla tv, un ultimo sguardo al frigorifero e dici tra te e te, devo sedermi là. Sai benissimo che quella sarà la sedia che ti farà alzare/spostare/muoverti meno degli altri, abbastanza vicina al frigorifero per arrivarci in fretta se dovessi alzarti ma abbastanza lontano perchè non ci mandino mai te, abbastanza vicina alla tv da poterla guardare bene, ma abbastanza lontano per non dover mai rischiare di alzarti a prendere il telecomando o a cambiare canale, abbastanza vicino ai fornelli da ricevere in fretta il piatto, ma abbastanza lontano da non dover lavorare con le pentole o ricevere schizzi di sugo o chicchessia, e soprattutto, abbastanza vicino ad ogni angolo della tavola da poterti prendere tutto da te, se, come e quando vuoi. Insomma, quel posto che farà felice te. Ed è inutile che tu dica alla sedia che l'hai scelta per farle godere finchè vuole delle tue sodissime chiappe.

**E' inutile insistere con la storia che viene preso in giro solo chi sta peggio, tutt'altro: si inizia sempre col prendere in giro chi sta meglio e fare in modo che sembri che stia decisamente peggio e solo allora si prende in giro chi sta peggio, il quale ne ha ben donde d'essere preso in giro. Tutto questo a patto che ci sia qualcuno che stia meglio (e vi assicuro che alle volte non c'è).

***Il capo famiglia andava notoriamente a sedersi a capo-tavola, in alcuni casi ancora oggi, considerando quello il posto che gli conferisse maggior prestigio, per motivi ovviamente meno pratici dei miei.

Polkan

mercoledì 13 aprile 2011

Ma sono ancora a pagina 139.

"Ecco quindi il mio pensiero del giorno: per la prima volta ho incontrato qualcuno che cerca le persone e che vede oltre. Può sembrare banale, eppure credo che sia profondo. Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e, cosa ancora più grave, abbiamo rinunciato all'incontro, non facciamo che incontrare noi stessi in questi specchi perenni senza nemmeno riconoscerci. Se ci accorgessimo, se prendessimo coscienza del fatto che nell'altro guardiamo solo noi stessi, che siamo soli nel deserto, potremmo impazzire. Quando mia madre offre degli amaretti a madame de Broglie, non fa che raccontare a se stessa la storia della sua vita, sgranocchiando il proprio sapore; quando papà beve il caffè leggendo il giornale, si contempla in uno specchio tipo autosuggestione cosciente del metodo Coué; quando Colombe parla delle conferenze di Marian, blatera davanti al riflesso di se stessa, e quando le persone passano davanti alla portinaia, non vedono nulla perché lì non si vedono riflesse."

L'eleganza del riccio, M.Barbery, edizioni e/o

Polkan

sabato 9 aprile 2011

Baby cool.

Ascoltavo Giorgia parlare e d'un tratto si blocca, in piedi davanti agli scaffali con i libri di scuola, e rimane lì fissa alcuni secondi guardando un foglio, poi sorride e dice quando ero così scema da fare il regalo a tutti i miei parenti, al che le rispondo potevi farlo anche a me, già che c'eri e lei ero piccola, ancora non ti conoscevo - considerate che ora che è grande ha tredici anni - ed allora chiudo con peccato! e invece di chiudere lì il discorso e mettermi a pensare ad altre cose più immediate, come per esempio che ora fosse, riascolto tra me e me la conversazione che ho appena fatto e, da un lato, penso che dovrò scrivere quello che sto pensando sul blog, e lo penso proprio così, come lo sto scrivendo, e dall'altro penso oh, che dolci i bambini, così teneri che non gl'importa nulla di possedere e pur di rendere felici gli altri sarebbero pronti a spendere qualsiasi cifra - e già qui non avevo tenuto conto che sarebbero pronti a far spendere qualsiasi cifra ai genitori -, ma poi mi viene tipo un'illuminazione, che in un film americano sarebbe me appoggiato alla scrivania che ripenso a questa cosa e intanto mi viene un'espressione incuriosita e dubbiosa allo stesso tempo in volto, poi vedo due o tre immagini dissiociate tra loro e finalmente capisco e allora il mio viso diventa al limite tra l'eureca! e il d'oh!, ma invece non essendo in un film ero semplicemente io appoggiato alla scrivania, con non ho idea di quale espressione facciale, e mentre un attimo prima pensavo quella cosa che ho scritto prima, e cioè che i bambini sono teneri e dolci e generosi e che amano eccetera, un attimo dopo pensavo che non è così, ma che in realtà quando un bambino è troppo piccolo da avere interessi materiali, personali ed egoistici, non è che non ne ha in assoluto ed è solo generoso ed è un angelo e se morisse ora andrebbe in paradiso, perchè altrimenti non si spiegherebbe come nell'arco di tre anni diventi un qualunquissimo stronzo che pensa solo a guadagnare quanta più fetta di carne possibile dalla ciotola, e poi quanta più ciotola possibile dalla stanza, e poi quanta più stanza possibile dalla casa e poi quanta più casa possibile e dopodichè troverà sempre qualcos'altro da guadagnare il più possibile rispetto agli altri. Quando un bambino è molto, molto piccolo, tanto da non farsi problemi a programmare e acquistare un regalo per ogni suo parente, 1) non se ne fa perchè non ne ha (leggasi: soldi dei genitori); 2) lo fa volentieri perchè la cosa lo diverte, è un gioco che soddisfa quello che è l'interesse unico di ogni bambino così piccolo da non capire quanto valgono i soldi e la figa, lo Scopo Ultimo e Primo della sua esistenza di bambino così piccolo, e cioè il divertimento, infatti ogni bambino che si rispetti pensa a guadagnare quanto più divertimento possibile rispetto a tutti gli altri bambini, fino a che non possa dire Io sono il bambino che si diverte di più! e quindi anche Io sono il bambino più divertente! e quindi Bambine di ogni luogo venite a me che vi farò assaggiare il sapore del potere, che a occhio e croce sarebbe avere tutti i Batman del cesto e tu che li volevi al mio posto soccombi perchè io sarò anche un ciccione ma se tu tocchi Batman ti uccido. Che tornando al fatto dei regali, significa che quella bambina dolcissima che faceva i regali a tutti i suoi parenti si stava divertendo e di tutti i suoi parenti se ne fregava altamente, infatti ora non glieli fa più e non li fa nemmeno più a sua madre, ma li chiede da tutti, che è diventato il nuovo divertimento ovviamente. E quindi non era scema per niente, anzi.

Polkan

martedì 29 marzo 2011

Pensieri inter-cacca: ho bisogno di un netbook.

Trovare l'ispirazione, soprattutto in un momento in cui la desideri fortemente, come me negli ultimi tre giorni, è davvero una cosa difficile. Più che difficile. Non sembra ma, per quanto sia una questione mentale, non dipende dal cervello. Non puoi dirti in qualsiasi momento adesso realizzo le condizioni necessarie per trovare l'ispirazione, a meno che tu non sia disposto a dirtelo senza ottenere alcun risultato. C'è bisogno prima di tutto di un posto, un luogo. Il luogo fa tutto il lavoro che avrebbe dovuto fare la tua mente. Il mio luogo ispiratore, ad esempio, è il bagno; il che non è una cosa positiva, visto che lo frequento circa dieci minuti al giorno, venti con la doccia. Ha tre proprietà fondamentali per essere luogo d'ispirazione: il silenzio, la solitudine e la luce. Il silenzio è fondamentale e il mio bagno ne è pieno, di più dal momento che lo frequento il più delle volte tra l'una e le tre di notte, eppure non si tratta di un silenzio materiale, ma mentale, che è sicuramente legato al silenzio effettivo della stanza, ma non vitalmente, solo un pò. Può esserci silenzio mentale con la musica, anche se trovare delle canzoni adatte è cosa assai rara, oppure in compagnia dei suoni della città, o della natura se proprio abbiamo uno spirito romantico. Seduti su un prato levigato, verde chiaro, sfumato dalle ombre degli alberi e dai raggi del sole, pochi metri avanti a un lago, dalle gocce limpide e il luccichio argentato, lievemente colorato dal passare del sole. Non so se avete capito cosa intendo. Ma può essere anche qualcosa di molto più quotidiano, immediato, grezzo. Seduti su una panchina, con dinanzi il mare e, frapposte, decine, centinaia di auto che rombano e frenano e scorrono e passano e scappano, mentre il vento ti butta aria sul viso, i bambini ti cantano attorno, le madri gli urlano dietro, li rincorrono, le foglie frusciano, il sole cala. Credo diventi abbastanza chiaro cosa intendo per silenzio mentale: immergersi. Nell'ambiente, nella mente, in quello che vi pare, ma diventare un tutt'uno con quello che c'è, perchè il suono delle foglie non venga notato notato, il rumore delle macchine diventi sottofondo, gli acuti dei bambini compagnia, il tirarsi dello sciacquone idem, volendo, e così via. La solitudine: questa fisica. Ok, attorno anche migliaia di persone, ma accanto zero, solo tu, io, e il foglio, e in bagno è abbastanza probabile che ci entri solo una persona alla volta, specie se questa si abbassa i pantaloni e si siede con no chalance sul cesso. La luce: qualsiasi luce vi permetta di isolarvi. A me quella del bagno va bene come quella del sole tra le quattro e le sei del pomeriggio (ora, perchè d'estate ad esempio è tra le sei e le otto e d'inverno mai). Il punto è che ho bisogno di tanta ispirazione, più che per quantità per durata, e nel bagno ci passo dieci minuti al giorno, venti con la doccia, mentre passo la maggior parte del giorno nella mia stanza, che è il luogo meno ispirativo che conosco, sebbene sia qui che dovrei stare per scrivere, avendo io qui il PC, e questo ci porta al vero fulcro della questione che non era ora vi insegno come si fa ad avere un'ispirazione, ma invece mi serve assolutamente un pc portatile mio.

Polkan

mercoledì 23 marzo 2011

Next one.

L'energia nucleare è un'energia notevolmente innovativa. Guardi qua: può fare il suo tost con soli 0,001 microgrammi di uranio. Sa quanto uranio è presente in natura? A quintali. E non è tutto. Lei non deve preoccuparsi più di nulla. Si è mai preoccupata dello spreco di gas quando cucina? O crede che il gas sia infinito. L'uranio in proporzione è presente sulla Terra molto ma molto più del gas dell'Eni. Praticamente interminabile! Non è ancora convinta? Guardi qua, mi faccio una lastra comodamente seduto sul divano e con una spesa di soli sei centesimi. Altro che ospedale. E questo? Vuole che glielo cucini? Dia a me. Ecco fatto. Quanto c'ho messo? Sei secondi? Sette? Sette. La signora lì è pignola. Ma è un bene signora, significa che è interessata a capire. Siamo qui per questo. Ma lo sapete che l'energia nucleare è una delle più innovative tra quelle sfruttate dall'uomo? Pensate che la sua scoperta risale solo al millenovecentocinque. Chi l'ha scoperto? Chi sa chi ha scoperto il nucleare? Esatto, Einstein. E invece lo sa quando è stata scoperta l'energia eolica, che tanto esaltano quelli là in tv? Eh, lo sa che la usavano già nel settecento dopo Cristo? Cerchi mulini a vento su Wikipedia se non mi crede. E poi si vantano di aver trovato la soluzione a tutti i mali. Si, una soluzione vecchia milletrecento anni! E l'energia idroelettrica invece ha già quasi trecento anni! Bell'idea, proprio. Noi con questa nuova energia nucleare di nuova generazione possiamo dare una nuova spinta alla nuovissima economia mondiale che sto appena formando con il mio nuovo amico di zecca: saluta il pubblico Goblin, da bravo.

Polkan

giovedì 17 marzo 2011

A morte chi disunì l'Italia.

"Oh andiamo?"
"Andiamo."
"Ok."

Nel treno zitti, silenzio, non un silenzio di gelo, di terrore, di paura, ma un gelo di attesa, di carica, come quando il cellulare termina la propria energia e attende inerme ed inutilizzato sulla scrivania attaccato al caricabatterie, che forse è l'esempio più quotidiano e per questo il più brutto e dal momento che gli esempi brutti non 'colpiscono', eccone un altro: come un animale in letargo, prima che arrivi il momento propizio ed esploda in tutta la sua vitalità. Il silenzio carica, perchè la carica è energia e l'energia parte dalla mente e la mente si nutre di concentrazione e la concentrazione si alimenta col silenzio. E per fare ciò che ci eravamo proposti di fare, serviva carica, questo è certo. Arrivammo a destinazione dopo due ore e mezza di viaggio, sapendo che il percorso non sarebbe comunque finito lì. Infatti ci aspettavano ancora parecchi chilometri di autobus prima di arrivare. Arrivati lì, più carichi per l'esaltazione e la rabbia che lentamente continuava a sfogare come piccole gocce di combustibile che a poco a poco si avviano alla combustione senza lasciare mai l'auto a secco, l'apocalisse: centinaia, migliaia di uomini al seguito di una bara di legno scuro, senza particolari ornamenti, come a testimoniare il progressivo abbandono che avrebbe ricevuto da lì a poco colui che vi era rinchiuso dentro, ahilui per l'eternità: dapprima la sobrietà quasi disinteressata della sua ultima 'casa', poi il silenzio freddo degli uomini che la seguivano, come fedeli inebetiti e incerti alla morte del proprio messia, poi il lento abbandono totale, rallentato solo dal lavoro degli ultimi discepoli. Dev'essere successo anche al più grande Messia di tutti i tempi: chi avrebbe poggiato la propria mano sul fuoco in nome di un uomo appena spirato incollato ad una croce di legno che non avrebbe ucciso il più semplice dei fantasmi e che invece è riuscita nell'intento proprio con il Figlio di Dio? Ai lati della mandria, come a formare due muri, con il duplice intento di impedire la fuga a quanti di loro, alla vista di quella cassa spoglia e soprattutto all'immagine di quel corpo insulso e inerme all'interno, avrebbero voluto rinnegare ogni propria convinzione, delusi e rinnegati loro stessi da quella tragica fine che non sembrava possibile potesse avvenire anche con lui, aveva promesso non sarebbe successo. Il secondo motivo era lo stesso nostro, sembrava quasi automatico che ci saremmo uniti a loro in questi interminabili attimi di liberazione: festeggiare. Il nostro sorriso silenzioso, di un silenzio che continuava ad autonutrirsi da ormai ore, da quella telefonata di ieri sera, sul tardi, probabilmente erano le dieci e mezza o le undici, spiccava da ambedue i lati, tra la tristezza incredula dei seguaci, con i loro ovinointelletti, e la festa vendicativa ai bordi. Tra i fuochi d'artificio, i petardi, i cori e l'udienza isterica e immobile delle persone al centro di quella piazza, la nostra andatura lenta, fiera e sorridente spiccava come un raggio di sole che si fa spazio tra le rocce dello Utah (vedetevi: 127 ore) come se avessimo qualcosa da nascondere, come se si rendessero conto che il nostro non era esattamente l'atteggiamento della festa, della liberazione della rabbia alla serenità o della rassegnazione, ma della nascita, la nascita che avremmo avuto sicuramente noi, di lì in poi. Ci avvicinammo alla bara come tutti coloro che avrebbero desiderato concedersi un ultimo attimo in sua presenza, pur non essendo mai stati in sua presenza prima di quel momento, che, se non altro, era stata l'occasione per avvicinarglisi. Arrivato il nostro turno, avanzammo ancora di un passo, guardammo per un attimo la guardia giurata che presenziava ai saluti e che garantiva il tranquillo svolgimento della cerimonia e poi alzammo una mano all'altezza quasi dell'ombellico, e, continuando a guardare negli occhi la guardia giurata, la riabbassammo entrambi, smettendo quasi contemporaneamente di rivolgere il nostro sguardo a quell'uomo interdetto, come altri che avevano già notato la scena. Fissando la bara scura, poggiammo entrambi la mano sul pene, prendendo con questo anche tutto il resto di quello che c'è lì sotto. Stringendo forte e scrollando con violenza, con la nostra concentrazione e il nostro desiderio di fare ciò che stavamo facendo che non permettevano che l'espressione dei nostri volti mutasse, alzammo entrambi la mano che avevamo usato e ci girammo, come tutti i fedeli, per andarcene. D'istinto una guardia, prima intenta a controllare che nessuno si avventasse sul resto della folla, ci si avvicinò per fermarci, ma tutte le persone ai bordi del corteo, che già avevano iniziato a ridere, avendo compreso il gesto che avevamo fatto, inizò ad intonare il coro "fate il vostro lavoro, ormai è morto", così la guardia si fermò all'istante, spaventata dalla possibile reazione di tutti quegli uomini. Andammo via, assieme allo scorrere della fila. Senza ancora scambiarci neppure una parola, prendemmo il pullman, poi il treno e arrivammo a casa.

"Oh"
"Ahahahahah"

Emre: Se muore qualcuno di cui non me ne fotte, non dico nulla, non mi dispiaccio. Nulla. Se muoiono lui o Berlusconi festeggio.
Polkan: Chiaro. Abbè ma Berlusconi penso senza fiatare: si va tutti a Roma al funerale e si fa il gesto di ciucciarci le palle e ce ne si torna a casa.
Emre: Ua o facimm?
Polkan: Chiaro. Senza fiatare però, senza parlarne manco. Dev'essere una cosa stupenda. Comunque 'abbè ci vuole tempo.
Emre: Non è detto. Comunque si ja, in silenzio, anche tra di noi. Muore, ti chiamo "Oh andiamo?", "Andiamo", "Ok". Nel treno zitti, ascoltiamo la musica, non parliamo nemmeno dell'Inter, di niente. Musica. Andiamo là, facciamo, altro treno, sempre musica, arrivo a casa, ti chiamo: "Oh", "Ahahahah".
Polkan: Ua che cosa fantastica. Perchè poi capì quanta gente sarà là: tutti fedeli di Berlusconi, poi chissà quanti altri che festeggiano, però che festeggiano con i fuochi d'artificio, i cori... noi in silenzio. I carabinieri impazziscono, ma ormai che ci devono fa, impazziscono per abitudine. Però glielo diciamo semmai che è morto e possono fare quello che avrebbero sempre fatto. Poi la gente ride sicuro.
Emre: No, penso che s'ndigni perchè è tutta gente che lo ama. Però al massimo ci caccia fuori. Il gesto che ho provato io comunque è prendere tutto il wallarozzo con tutta la mano, stringere forte e scrollare violentemente.
Polkan: E' perfetto. Fatto con nonchalance. E' una delle cose più belle che si possano pensare.
Emre: Ua dopo quando vado a letto mi avvicino a papà e provo.

Polkan

sabato 5 marzo 2011

Comunicato apolitico n°1.

Sembra quasi parlare di zombie, parlare dei nostri parlamentari. Da un pò la sensazione di un'isola deserta nel mezzo del Pacifico in cui zoccole e truffatori e porci vanno a trascorrere coi loro pari la propria vita. Il Parlamento dico. Da un pò questa sensazione. Perchè poi la trascorre davvero tutta la propria vita, la maggior parte di loro, e comunque ne esce con una pensione assicurata per sempre. Non il minimo. Cazzo il minimo della pensione è quattrocentocinquantotto euro al mese e c'è gente che ha lavorato nella propria vita e si trova a riceverla. Questi, zombie reietti dal Terzo Stato, prendono il massimo della pensione. Che non so quant'è, ma è il massimo. Dopo due anni e mezzo di mandato, com'è come non è, arriva la pensione. Il massimo della pensione. A vita. Alla domanda "Ci vuole dire quanto guadagna?", del quotidiano Il Riformista, nel maggio 2010, Rocco Girlanda, deputato Pdl, risponde: "La risposta più ovvia a questa domanda è: 5mila euro al mese netti. Quello è lo stipendio. Poi ci sono altre voci, che riguardano il sostentamento e il rapporto tra eletti e elettori. Anche i dipendenti di un’azienda hanno le spese pagate se vanno in trasferta. Certo, il Parlamento rimborsa in modo forfettario, ma se uno fa quattro conti si accorge che i rimborsi coprono ciò che il deputato spende per la segreteria e per il soggiorno". Ora, chiunque sia un mio parlamentare, che riceva cinquemila euro al mese netti più rimborsi vari. Qualsiasi sia il suo nome. Di qualsiasi schieramento politico sia. Ma anche qualsiasi sia la sua forma fisica e razza intergalattica. Deve. E dico deve. Rispettare la mia e la sua costituzione. Detto questo: stare in Iraq non si può fare. La nostra costituzione ce lo vieta. Cito:

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizione di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali  rivolte a tale scopo".

Dice ripudia. Questa è la spiegazione di tale Massimo Rendina: "Il termine "ripudio" e non "rinuncia" alla guerra implica la condanna di ogni propaganda bellicistica, di dottrine che esaltino o giustifichino la guerra, e la condanna della guerra, in particolare di aggressione, ovunque ciò avvenga". Dice come strumento di offesa alla libertà. Così spiega invece tale Antonio Cassese: "la proscrizione della guerra di conquista, non solo in relazione al nostro Paese, ma all'offesa dei diritti di tutti i popoli, ovvero a riconoscimento dell'intangibilità delle loro libertà e indipendenza." E continua Massimo Rendina: "Ciò non significa che si debba imporre (con la forza) i  principi liberal-democratici ad altre comunità statali, ma che si possa (e si debba) arrivare a tale risultato mediante, soprattutto, il 'solidarismo internazionale'". E insomma che l'Italia non può imporre la democrazia in uno Stato in cui questa non esiste. E questo perchè a) non è affatto detto che la democrazia sia la forma di Stato migliore; e b) ogni Stato è libero ed indipendente ed ha il diritto di fare il cazzo che gli pare. Ecco. Mi spiace sconsacrare un pò questo momento, ma credo renda bene l'idea. Ogni Stato è libero ed indipendente ed ha il diritto di fare il cazzo che gli pare. La nostra costituzione è contro la guerra. Ogni tipo di Guerra. E al massimo possiamo combattere (stronzi, senza nessun tipo di armi) perchè non ce ne siano, di guerre. E allora perchè andiamo in Iraq a fare la guerra? Eh? Ad importare la nostra democrazia? Perchè? Siamo sicuri che vivrebbero meglio? Fatemi capire: gli importiamo proprio la stessa stessa democrazia nostra? Uguale? Ah cazzo, saranno felici. Non avete pensato che è per questo che vi uccidono i marines? Forse la nostra democrazia fa cagare, dico. Non la vogliono. Se la volessero noi gliela potremmo spiegare e loro se la prenderebbero da soli. Quanti altri Stati esistono al mondo in cui non vige la democrazia? In cui vi è dittatura asfissiante? Andiamo a portare la democrazia negli Stati di tutto il mondo allora, no? Perchè non andiamo a importare democrazia in Africa? E in Cina? Cos'è, della Cina ci caghiamo addosso? Ci facciamo il G8 con la Cina. Perchè tanto chi se ne frega se il loro dittatore si fotte i culi di miliardi di cinesi - che, per inciso, scappano qui, quindi forse stanno veramente con le pezze al culo. Illustratemi: qual'è la differenza tra l'Iraq, l'Afghanistan, e tutti i Paesi del mondo che non hanno la democrazia e combattono per avere il diritto di avere un sacrosanto diritto? Forse. Dico forse, non iniziate. Forse è perchè in quegli Stati non c'è il petrolio? Non è che invece di andar lì a esportare democrazia. Che nell'idiozia dell'atto sarebbe un fatto di cui essere orgogliosi, se non altro. Non è che andiamo ad importare benza? Va bene eh. Chiedo. Ma allora il problema è doppio: perchè importiamo benzina dall'Iraq e me la fate pagare 1.60€ al litro? Avete idea di quanto sia 1.60€ per ogni litro di benzina? Va bene. Non ditemi più che andate a fare una missione di pace. Ditemi Andiamo lì a rifornirci di benza e quando tornate fatemela pagare 50 cents al litro. Poi perdonatemi. Cosa significa "Missione di Pace" se andate lì già con i fucili e le granate? Aspettate no? Andate con il rosario e la Bibbia e quando vi prendono a pallottole sui fianchi scappate e dalla volta dopo gli comunicherete via web cam. Non funziona che tu vai a fare una missione di pace, un tizio ti spara perchè non desidera che tu gli imponga la tua missione di pace e allora tu lo uccidi e uccidi tutti gli altri che sembra vogliano fare come lui. Essere attaccati e rispondere uccidendo, è guerra. Esattamente guerra. Non pace.

Non è politica. Semplice lavoro dell'intelletto umano.
Polkan

giovedì 3 marzo 2011

Pubblicità manifesta di un prof bastardo al bar della scuola.

Ok ragazzi. Perchè a noi tutti piacciono i soldi? Così. Domanda secca. Penso che a tutti noi piacciano. Nessuno escluso. No? C'è qualcuno qui a cui non piacciono? State tranquilli. Succede. Se c'è qualcuno a cui non piacciono i soldi alzasse la mano. A te? Perchè? Sentiamo. Ok. Ragazzi, dai. Ognuno ha il diritto di pensare come vuole. Allora. Perchè a noi tutti altri piacciono i soldi? Perchè profumano. Ok. Poi? Hanno un bel colore. Si può essere. Quale colore ti piace di più? Ovviamente. Perchè quella da cinquecento? E non da cinquanta o dieci. O cento. Quella da cinque è un pò bruttina si. Avanti. Nessuno sa dirmi perchè a lui piace proprio il colore della banconota da cinquecento euro? Piace solo a lui? Ok anche a voi. Perchè? Esatto. Esatto. Mica c'è da ridere. Perchè ti senti potente? Che significa potente? Si vabbè. Quello con una pistola. E con cinquecento euro che potenza hai? Esattamente. Non lo sai. E con quella da cento? Uhm. Tu baratteresti la tua potenza di cento euro con un jeans. Io? No io non lo so. No. No. E' importante. Tu Grimani che ci faresti, con cento euro? Immagino. Tu? Cento pizzette da un euro? Bene. Bene. Insomma tutti voi avete un'idea bene o male di cosa potreste fare con cento euro. Ma non con cinquecento. Perchè? Sono migliaia. Miliardi. Le cose che potete fare con cinquecento euro. Anche se finiscono subito. Come i cinque e i dieci. E i cento. Ma chi di voi li conserverebbe? E per farci che? Figurati tu puoi fare ciò che vuoi. Nessuno ti dice che è sbagliato. E' rispetto. Ma se nessuno ti dice che è giusto forse non lo è. Non lo so. Ho detto forse. Stupiscimi. Con cosa compri i vestiti che hai addosso? Ovvio. I libri? Bene. Una macchina? Il cellulare? Cos'è che vi permette di andare a cena nel ristorante più bello d'Italia? E nel più brutto? Lasciate stare. Anche nel più brutto. E torniamo alla nostra domanda. Perchè a noi tutti piacciono i soldi? Perchè ci fanno fare un sacco di cose. Ok. Se i soldi non ci potessero far fare tutte queste cose ci piacerebbero? Non avremmo motivo di desiderarli. A che servirebbe una banconota da dieci euro se per mangiare da Mc Donald's si pagasse con. Che ne so. L'affetto? A niente. A noi i soldi piacciono perchè ci danno potenza. Non nel senso che ci rendono potenti rispetto agli altri. Anche. Ma può anche non succedere. E può anche non fregarcene. Anzi sarebbe meglio se non ce ne fregasse. Invece ci danno potenza assoluta. Possibilità di fare. Potere. D'azione. Se entri alla Feltrinelli e chiedi un libro cosa ti chiedono? Esatto quindici euro. In genere. Se ti va bene. E se non li hai il libro lo prendi? E se li hai e le copie sono finite? Lo prendi? E tu lo volevi quel libro? E come ti senti se vuoi un libro e non puoi averlo? E se pensi che non puoi averlo perchè non hai abbastanza soldi? Insoddisfatto. Sempre. Perchè? La soddisfazione è quel libro? No. E' avere quel libro? Magari. Lo compreremmo tutti. Avere un libro? Nemmeno. E allora cos'è la soddisfazione? Avere soldi? No. Abbiamo detto che sei insoddisfatto anche se hai i soldi necessari ma non trovi più il libro. La soddisfazione è appagare i propri desideri. Vero? Chi di voi non è d'accordo con quello che ho detto? Qualsiasi desiderio ho. Se posso appagarlo sono soddisfatto. Se non posso no? E' così? E quand'è che la nostra soddisfazione diventa felicità? Diventa mai felicità? E quando? Esatto. Quando tutti i nostri desideri, dal primo all'ultimo, sono stati appagati. Solo in quel caso siamo felici? Non lo sappiamo. Per me si. Ma cos'è che ci permette di soddisfare la maggior parte dei nostri desideri. E quindi di essere più felici? Già. Indovinato. In un'espressione. A cosa servono i soldi che abbiamo? Si a soddisfarci. Cioè? Più nel concreto? Ad essere spesi. Bravo. I nostri soldi servono ad essere spesi. Ha senso conservarli? Si ha senso. Per esempio se vogliamo lasciarli ai nostri figli. Che se li spendano loro. Si arriva a pensare anche questo. E ha senso conservarli per non rimanerne senza? No. Si? Ha senso? Tu. Cricchi. Perchè hai detto si? E se invece li hai ma non ti servono a niente è meglio? Che serenità hai con mille euro in tasca? Ragazzi. I soldi esistono perchè ci permettono di ricevere dei servizi. Se non desideriamo ricevere alcun servizio, non abbiamo bisogno di soldi. Se. Non desideriamo. Ricevere. Alcun servizio. Non abbiamo. Bisogno. Di soldi. Se desideriamo ricevere dei servizi, invece i soldi ci servono. Necessariamente. Se vogliamo comprare un libro. Abbiamo detto. Ci servono. Se vogliamo comprare una macchina? Ci servono. Una casa? Ci servono. Un viaggio ci servono. E così via. Cos'abbiamo a fare dei soldi se non vogliamo spenderli? Se abbiamo paura che finiscano? Finiscono. Finiranno. Avete paura che vi finiscano? Vi finiranno. Sicuro. E quello dovrebbe. Dovrà. Essere il momento di maggiore felicità per voi. Quando li avrete spesi tutti. A meno che non li abbiate buttati. Giocando a poker. Aprendovi debiti. Rompendo cose. O case. Posso darvi una piccola dritta. Se saprete che guadagnare denaro serve. Spendendolo. A guadagnare soddisfazione. Sarete soddisfatti. Se crederete che guadagnare soddisfazione derivi dal guadagnare denaro. Tanto denaro. Saranno soddisfatti sempre e solo i vostri parenti. Che comunque è una buona cosa. Per loro. Andate a fare intervallo ora e spendete con serenità i vostri soldi. Vedrete che dopo sorriderete.

Polkan

martedì 22 febbraio 2011

Prove di revoluciòn.

Polkan: We, ma Carlesimo che fine ha fatto?
Iceman: Non ne ho idea, magari è morto chi lo sa.
Polkan: Ah si, magari. Tiè, come premio della bella notizia ti regalo questo: http://www.facebook.com/?ref=home#!/note.php?note_id=174042999307986&id=133455056666062.
Iceman: "Vincenzo Carlesimo: Se vi state domandando dove sia finito sono senza internet! Ora sto navigando dal cel, a presto!". Vana illusione.
Polkan: Mannaggia mannaggia mannaggia! Cazzo ci avvisa a fare poi.
Iceman: Come se a qualcuno gliene fregasse qualcosa.
Polkan: E poi - che cosa assurda - ce lo stavamo domandando davvero.
Iceman: ahahah in effetti... comunque l'ho già letto.
Polkan: Ah vabbè.
Iceman: Non so quale sia il mio tipo di cagata preferito. Di solito non ci penso, mi limito a farla.
Polkan: Io la so ma ancora non ho letto la descrizione corrispondente.
Iceman: Dovresti scriverla tu. Fai un'articolo nel blog sulle cagate.
Polkan: Brav eh mo ci provo.
Iceman: Se ci pensi un articolo è come una cagata: è già dentro di te,devi solo trovare la forza di espellerlo.
Polkan: ahahahah, ma se ci pensi meglio una cagata è molto più semplice da espellere.
Iceman: E puzza anche più di un articolo, se è per questo. Ma la cagata è sempre sincera. Una cagata non mente mai.
Polkan: Oh si. Una cagata è più simile ad una fidanzata, che ami, è sempre dentro di te, esce una volta al giorno, in tempi e modi diversi da situazione a situazione, e soprattutto ci sarà sempre.
Iceman: Io cago anche piu di una volta al giorno.
Polkan: Beh perchè ognuno ha bisogno dei suoi spazi.
Iceman: Senza dubbio. In fin dei conti, dunque, la cagata è una cosa nobile ed è forse la piu grande espressione del nostro animo, ancor piu della poesia. Dimmi come caghi e ti dirò chi sei.
Polkan: ahahah, non essere blasfemo. Cioè, voglio dire: la poesia è una creazione volontaria; la cagata è una creazione involontaria.
Iceman: Ed è per questo che esprime cosa siamo.
Polkan: La forma, lo stile, la tecnica e tutto ciò che vuoi di una cagata dipendono da qualcosa che è al di là di noi, qualcosa di divino.
Iceman: A me è capitato di scrivere poesie per altre persone, ma non di cagare per conto di altri. La cagata è solo nostra. Per lo più non si condivide, a meno che tu non abbia qualche strana perversione.
Polkan: Perversione? E tu chiami perversione condividere con la persona che ami la sua vera essenza intrinseca? Condividi con me la tua cagata e ti sarò fedele tutta la vita.
Iceman: Non lo so, esiste qualcuno che possiamo amare abbastanza da condividere una cagata? Non ci metterei la mano sul fuoco, nè tantomeno sulla cagata stessa.
Polkan: Non lo so. Nessuno di noi sa esattamente cosa indichi la parola "amore" per capirlo, è piuttosto una convenzione che usiamo per intendere quell'insieme di sentimenti derivanti dalla relazione intima con una persona generalmente dell'altro sesso, per cui, cos'è condividere una cagata se non un tentativo, il più estremo forse, di capire davvero se chi si ha di fronte ci ama e se noi facciamo altrettanto con essa?
Iceman: Quindi tu vedi la cagata come un mezzo per trovare il vero amore? E' interessante. Ma se vogliamo certezze dobbiamo chiedere a Baldi.
Polkan: Il mezzo. Beh quando lo senti diglielo. Sarò lieto di spedirgli la mia cagata odierna via posta raccomandata.
Iceman: ahahah campione di feci per un campioncino.
Polkan: Campioncino di assaggio di campioni di feci.
Iceman: Vedi, la gente pensa troppo poco. Credo che non scaricherebbero più le loro opere d'arte con tanta leggerezza se giungessero alle nostre conlusioni.
Polkan: Molto di più: se tutti avessero pensato una volta a quello di cui abbiamo parlato ora, adesso potrebbe essere un'idea diffusa, quindi normale.
Iceman: Piuttosto che l'anello di fidanzamento si userebbe la cagata di fidanzamento.
Polkan: Che a noi sembra assurdo, cioè ho anche sorriso, ma sarebbe potuto essere così e solo la puzza, credo, ce lo ha evitato.
Iceman: Non lo so, cioè, alla fine con tutte le cazzate che esistono, qualcosa per attenuare l'odore esiste di sicuro. Ma che poi in una società diversa l'odore della Cagata, bada bene alla C maiuscola, potrebbe anche essere apprezzato. Siamo troppo chiusi.
Polkan: Ah si, magari in India la mangiano. Lì mangiano anche i cazzi, cosa che magari, senza la masticazione, sarebbe stata auspicabile anche qui.
Iceman: Ci sono ragazze che ci provano. Va beh, io vado a coricarmi. Ho terminato il mio articolo per religione. Mi vergogno di me stesso. Scrivere un articolo sul consumismo per religione.
Polkan: ahahah potevi vergognarti prima di farlo.
Iceman: Ora posso davvero fare qualunque cosa senza preoccuparmi della mia dignità. Quella dannata vecchia della professoressa... le infilerei una Bibbia nel culo e poi la crocifiggerei a testa in giu nell'acqua.
Polkan: Dai.
Iceman: Comunque l'8 marzo regalerò un fascio di merda alla mia bella. Spero apprezzi.
Polkan: Non le dire che te l'ho detto io, se non apprezza.
Iceman: ahah
Polkan: Ah, penso metterò questa conversazione sul blog: come vuoi che ti chiami?
Iceman: Oh cazzo. Mah, non lo so, puoi chiamarmi Dio se ti va.
Polkan: Non mi va, scegli un nome originale.
Iceman: mh... dunno, potrebbe andare "il cagatore mascherato"? Sennò chiamami Iceman come al solito e tagliamo al testa al toro.
Polkan: Andata. E lascia stare il toro che porca puttana nessuno ha mai avuto le palle di tagliargli una testa.
Iceman: Comunque troppo comodo fare gli articoli con quello che dicono gli altri! Suca. Dove il Suca vale per buonanotte. Statt buon.
Polkan: E' tempo di siccità di post. Dove il . vale per vaffanculo.

Polkan