giovedì 14 gennaio 2010

Come la cacca.

Non vorrei, ma sono costretto a frequentare i pullman quotidianamente, almeno una volta al giorno, quella per tornare a casa dopo le sei ore spese in classe ad ascoltare le più svariate dilagazioni sui temi più banali. Oggi, durante l'ora di italiano, la mia prof ci ha gentilmente offerto una sana spiegazione di cosa fosse il Positivismo di fine '800. A fine ora mi viene vicino.

Prof: E' successo qualcosa?
Polkan: No, no.
Prof: ...
Polkan: Le solite cose che capitano a 17 anni. Niente di grave.
Prof: E non mi sembra. Ti sei lasciato con la ragazza?
Polkan: No.
Prof: Ah, non vi siete lasciati ma ti ha tradito.
Polkan: ...
Prof:Non devi tenerti tutto dentro. Ma ne parli con qualcuno?
Polkan: (scosso) Di cosa, scusi?
Prof: Tutti noi abbiamo dei problemi. Credi che io vengo a scuola senza avere i miei problemi a casa? [No, ma i tuoi problemi sono pagati 2000€ al mese]. Non chiuderti in un angolo alla fine della classe per isolarti dalla lezione.
Polkan: No, no. In realtà ho tutto sotto controllo, avevo solo son..
Prof: Dormire equivale ad evitare il problema, tu invece devi reagire. E' successo qualcosa a te o a casa?
Polkan: Le solite cose che capitano a 17 anni.
Prof: Problemi economici?
Polkan: (rassegnato) Si.
Prof: Tutti abbiamo dei problemi economici. [si, l'ho capito]. Però tu non devi creare altri problemi ai tuoi genitori, che vivono il problema più di te. Loro hanno la responsabilità della tua vita. Te lo dico perchè anch'io ho dei figli e se loro venissero da me, che ho già tanti problemi, e mi portassero anche un brutto voto, ci rimarrei malissimo.
Polkan: Non c'è dubbio. Ma in effetti io non voglio creare dei problemi a loro.
Prof: Ho capito. Tu stai lavorando?

I professori pensano sempre di avere una spiegazione a tutto. Credono che basti insegnare per un numero indefinito di anni (un pò come i preti, i professori nascono già anziani) per avere tutto sotto controllo, sapere già ogni loro alunno cosa pensa, perchè lo pensa, se pensa e quante volte al giorno lo pensa. Come per la cacca. E invece non sanno niente di tutto ciò. Generalizzano. Sempre. Prendono uno stereotipo e lo etichettano ad un alunno, appena si accorgono che i tratti della sua personalità coincidono con i tratti che deve avere la personalità di quello stereotipo, come per le malattie. Devono aver visto sei volte ed oltre le sei serie di Dr House (che sentitamente ringrazio) e aver pensato una cosa tipo "wow, quello è un dottore!" e devono aver assunto che essere dottori non è poi così male, ma esserlo è difficile se si ha studiato per vent'anni letteratura italiana e latino. Ma non poi troppo difficile, forse. Quindi hanno iniziato furbescamente a fingere di essere medici alle prese con i pazienti, quando in realtà sono ancora solo, evidentemente, professori alle prese con degli alunni. La differenza è sottile.

Uscito di scuola mi sono ritrovato nel mio solito pullman, come ogni mattina post-scuola, al mio solito posto, con le solite persone che prendono tutte il pullman ogni mattina a quell'ora, tranne una. Più di una in realtà, ma una in particolare non l'avevo mai vista. Una ragazza, bionda, che mi guardava parecchio. Non fosse stato per i brufoli che le cospargevano con delicatezza il viso, avrei pensato che ci stesse provando con me, ma l'idea mi provocò un leggero brivido lungo tutta la spina dorsale e un profondo senso di ribrezzo che mi dissuase, clamorosamente, dallo smettere di guardarla. In effetti non è tanto clamoroso: succede spesso che qualcosa ti faccia così tanto schifo da non farti smettere di guardarla. In genere con le persone basta che si incroci lo sguardo, e sei fottuto. Ti senti osservato. Hai paura di essere osservato. Non vorresti mai essere osservato. Invece sei osservato, e lo sai. E vorresti farla smettere, ma non sai come fare e, dirle "Scusami, potresti gentilmente smettere di guardarmi?", sai bene che non sarebbe il caso. Ti risponderebbe che non ti sta affatto guardando, che sei solo un egocentrico megalomane che crede tutto giri attorno a sè. In realtà è proprio te che sta guardando da quando è salita sul pullman. Ed è un cesso. Allora come fare?
"Scusami.."
"Si.."
"Hai una caccola sul viso."

Polkan

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