mercoledì 24 febbraio 2010

Me lo fa un pò più blu?

"Per me un caffè, un cornetto al cioccolato e una bottiglia d'acqua. Di che gusti ci sono i cornetti?"
"Abbiamo cioccolato, crema, marmellata, crema e marmellata e nocciola."
"Allora il cornetto alla nocciola, grazie."
"Certamente. Altro?"
"Si, certo. Per me un caffè macchiato bollente. Per te amore?"
"Una Lemon Soda."
"A lei una Lemon Soda. Nient'altro? Sicura?"
"E una pizzetta."
"Allora anche una pizzetta. Non mi dire niente, mi porteresti anche due bicchieri?"
"Non c'è problema. Un attimo che scrivo. Piz-zet-ta. Ok, a posto così?"
"Certo, grazie."

Ma non è così. Non è a posto, lo sapete entrambi, tu che sei solo un cameriere e lui che è un cliente, anzi il cliente. Ogni cliente è il cliente nel momento in cui si siede e ti chiama e tu sei il cameriere (se tu fossi un altro cliente, infatti, ogni cliente nel momento in cui chiama un cameriere sarebbe un rompiscatole, togliendoti A) la possibilità di chiamarlo tu e di tenerlo a tua disposizione e B) la possibilità di stare tranquillo e non cagare nessuno, visto che alza le mani, urla o comunque parla e si fa notare). Se sei il cliente è tutto perfetto: hai sempre ragione. Lo dice una legge mai scritta ma vivissima e molto più solida di un qualsiasi.. lodo Alfano, per dirne una. E poco importa se tu in quel momento stai pisciando nella ceneriera o stai giocando a freccette con i commensali del tavolo di fronte, se sei un cliente, ti siedi lì, paghi, e quindi hai ragione, tu lo sai e lo sanno anche i proprietari del bar, quindi sei un re, anzi il re.

"Mi scusi, cameriere!"
"Arrivo."
[30 secondi dopo]
"Finalmente."
"Si. Mi dica."
"Ho ordinato prima al suo collega. Arriva questa roba?"
"Oh si, eccolo, arriva."
"Ecco a lei. Caffè per il signore, cornetto a nocciola, acqua, caffè macchiato per lei, pizz.."
"Avevo chiesto di averlo bollente."
"Certo, e il suo è bollente."
"Non mi scottano le dita!"
"Per il suo bene. Vede, la tazzina è tiepida, è dentro che è bollente. E la Lemon Soda a lei. Sono sei euro e ottanta."
"Non mi brucia la lingua!"
"..."
"Voglio questo caffè più caldo."
"Va bene, glielo riporto. Intanto pagate a me, per favore?"
"Portami il caffè e ti pago."
"..."
"No, no, portami il caffè. Non ti do nemmeno un euro per un servizio così."
"Guardi, sono cinque euro e ottanta. Glielo offro io il caffè."

Se invece sei il cameriere, sei fottuto. Il limite di sopportazione, in termini di tempo, su cui puoi contare che un cliente aspetti che tu arrivi a portargli le seicentoquindici virgola otto cose che ha ordinato, varia (e per fortuna) dai cinque minuti scarsi ai dieci minuti, ma non undici, a undici ti fotti, lui si alza, va dal propretario del bar e chiede dove siano finite le sue cose. Tecnicamente non sono ancora neppure sue, non avendo neppure sborsato un centesimo, ed essendosi anzi seduto su una sedia di proprietà del bar, a spese del bar, pretendendo di ordinare delle pietanze a delle persone dipendenti del bar. Tecnicamente, ecco, il proprietario del bar dovrebbe poter dire tipo:

"Scusi ma lei chi è?"
"Ho ordinato mezz'ora fa al biondino, ancora non è arrivato nulla!"
"Ma perchè si agita? Tolga le mani dal bancone. Mi deve cinque euro e cinquanta."
"Cosa? Lei è impazzito."
"Vuole che chiami i carabinieri? Questa è violazione di proprietà privata. Ha anche sporcato il vetro, ma non importa, me ne dia dieci e farò finta di non aver visto."
"Ma che caz.."
"Fuori di qui!"

Ma in realtà il proprietario del bar se ne frega altamente di cosa faccia o non faccia un suo cliente, a meno che non disturbi qualche altro cliente, perchè ciò che (giustamente) interessa ad un proprietario di bar è che entrino soldi nelle sue tasche, e un cameriere è già pagato abbastanza per essere un cameriere, e se per difendere lui bisogna anche perderci dei soldi, meglio non averci il cameriere. E tu che sei il cameriere e sei un sottoposto devi andare a servirlo ed auto-metterti ancora più fretta, o altrimenti sarai tu ad aver violato una proprietà privata, e poi finisce come le partite di calcio, come Inter - Juventus del '98, che te lo ricordi ancora e ne parli ancora, tipo ora, e tu sei Ronaldo, corri, hai la palla, non sembra ci sia qualcuno che ti possa fermare, anzi si, arriva, è Iuliano, ma tu lo eviti, lui no, anzi ti punta, ti prende in pieno, ti ferma. Ecco, se succede così, e l'arbitro non fischia rigore, sei fottuto, dopo puoi lamentarti quanto ti pare, possono passare anche dodici anni a parlarne ancora, tu sei ancora fottuto, hai violato un domicilio.

Polkan

domenica 21 febbraio 2010

Improvvise e imbattibili.

Piccoli aneddoti che portano sempre alla stessa conclusione, poi dicono che siamo noi, che è colpa nostra, e che siamo prevenuti. Ma non è così, anche io lo pensavo, poi ho avuto fin troppe dimostrazioni. Non so se avete presente il cartone animato "Dragon Ball", quando i buoni stanno brutalmente perdendo contro i cattivi, e all'improvviso dal nulla arriva l'ultimo buono che per grazia divina non era lì, ma era in qualche posto speciale a diventare imbattibile (quel cartone è fenomenale). Bene, loro sono così, spuntano all'improvviso (tipo i funghi) e sono imbattibili. Chi guida ne sa qualcosa. Ogni volta, quando in macchina sembra tutto tranquillo, vedi una macchina spuntare da un vicolo che 3 secondi prima non esisteva (la macchina spuntava da li perchè si era appena persa), ma non spunta normalmente, a velocità quasi nulla, per vedere se può, appunto, spuntare. No, taglia la strada a 60 kilometri orari e poi, dopo che ti ha tagliato la strada e ti ha visto, si ferma di botto, ti guarda e ti bestemmia addosso, e tu non puoi fare altro che guardare la scena esterrefatto. Cioè, puoi fare altro, pensare che è un personaggio di Dragon Ball e che quindi è normale, ma ormai non lo calcolo più come "cosa da fare". Oppure quando metti la freccia a destra per parcheggiare, e chi guida sa cosa si deve fare per entrare tra due macchine, non aspetta che parcheggi, non ti lascia lo spazio per farlo, ma viene, come si dice, in culo alla macchina e, quando bussi per farla indietreggiare, ti controbussa più forte e di manda a fare in culo, come se l'errore fosse il tuo. Poi è fantastico quando vedi una coda di macchine, e pensi "ma che cazzo sta succedendo, forse un incidente" e cerchi di guardare cosa è accaduto. Aspetti 5-6 minuti fermo e ti inizi a innervosire, così da superare le due macchine avanti e andare a vedere da vicino se il problema è serio o no. Si, è serio, è ancora uno di loro, un personaggio dei buoni che è fermo lì, senza motivo, ad aspettare, fermo nel posto meno intelligente e probabile della strada, quel posto che non permette un circolo normale di traffico, quel posto che in principio aveva un millimetrico spazio per far passare i cattivi, ma che era stato tappato da un'altro buono. E lì inizi a bestemmiare tutti i Santi, bussi, urli, loro ti guardano e pensano di avere ragione, pensano che tu sei un presuntuoso e che dovevi aspettare lì zitto e buono che loro facessero gli errori loro senza conseguenze. Ed è proprio perchè noi siamo presuntuosi, pensiamo che i buoni sono stupidi e incapaci e perchè vogliamo conquistare il mondo, che quando sei in una strada a doppio senso (come quella che porta al mio parcheggio, e, guarda caso mi succede sempre) nella quale ci entrano giusto due macchine con andantura medio-bassa, nella quale se uno corre l'altro si deve fermare per non rischiare la collisione, tu li vedi, li vedi che ti puntano da lontano, cambiano lo sguardo, accellerano e puntano verso di te con il solo pensiero "non mi fotti, non farai il prepotente, non sono come pensi, passo io" e tu devi accostare e bestemmiare, perchè loro confermano di essere stupidi e irrazionali. E dopo ti guardano anche con aria di superiorità e magari pensano "Tsk, t'agg fatt". Odiosi a morte. Il clou l'hanno raggiunto l'altro giorno. Ero all'incrocio prima della montagna spaccata, tra Quarto, Pianura e Via Campana. Due strade parallele, quella di destra per andare, quella di sinistra per venire, e una strada parallela che sbuca sulla strada di destra (quella per andare, che occupavo io). Improvvisamente esce una macchina da destra, io lampeggio, la persona dentro mi guarda e non si ferma, accellera e, senza neanche guardare dal lato opposto, si butta nell'altra corsia, era un buono, ed era anche a telefono. Al che io impazzisco, busso buoni 10 secondi, abbasso il finestrino e gli scarico tutto il vocabolario di parolacce addosso, e lo stesso fa l'altro cattivo nell'altra corsia, che ha probabilmente pensato le stesse cose mie. Non solo, l'individuo in torto ha anche il coraggio di accostare e di rivolgermi la parola. Io che ero praticamente fermo per far arrivare le mie grida al destinatario, mi fermo anch'io e scendo dalla macchina:

[a destra, traduzione in italiano]
Femmina: Ma che bussi a fare, stronzo.
Kura: Mannacc a mort chiur stu cess i merd ca tien, si furtunat k nun t schiatt a cap, ringrazia a Maronn. [Mannaggia alla morte chiudi quel gabinetto di bocca che ti ritrovi, sei fortunata che non ti spiaccico la testa, ringrazia la Madonna.]
Femmina: Ma chi ti credi di essere, ma hai visto quanto stavi correndo?
Kura: Barbr i sfaccimm e vist comm si sciut r'int a chella travers i merd, tu accussì accir a gent, ma vir nu poc si aggia rischià a vit pkkè stì femmn nun sapn purtà na cazz i machin. [Barbara di sperma hai visto come sei uscita da quel vicolo di merda, tu così uccidi le persone, ma guarda un pò se devo rischiare la vita perchè ste femmine non sanno giudare una cazzo di macchina.]
Femmina: Ma perchè dovevi passare prima tu? Solo perchè sei maschio?
Kura: Tniv u cazz ru stop. [Avevi il cazzo di stop]
Femmina: E allora? Perchè dovevi passare prima tu? Solo perchè sei maschio?
Kura: Stiv pur cu chillu sfaccimm i telefn n'man. [Stavi pure con quello sperma di telefono in mano]
Femmina: Io parlo con chi voglio e dove voglio, mica potete farlo solo voi.
Kura: E' la legge brutta idiota.
Femmina: Che pensi che per te non vale.
Kura: Infatti non stavo a telefono e non ho nemmeno infranto nessun cazzo di segnale.
Femmina: Seh vabbè, voi maschi volete avere sempre ragione, che parlo a fare con te.
Kura: Puttana.

Si, i buoni sono le femmine, i cattivi sono i maschi. Non è possibile che ogni volta che vedi qualche minchiata in giro, guardi e vedi una femmina. Non è possibile che non sanno guidare. Ma vabbè, sono, appunto, come i personaggi buoni di Dragon Ball.

Kura

mercoledì 17 febbraio 2010

E jamm.

Non pensavo potesse essere una giornata che mi regalasse qualcosa, e invece me ne ha regalata più di una (mi sono giocato l'errore di questo mese). Appena sveglio ricevo una telefonata da un mio amico che mi fa "ho un opportunità di lavorare, vuoi venire?" e non avendo nulla da fare, ho deciso di accompagnarlo. Vado a prendere il mio amico e gli chiedo di che si tratta: dovevamo fare un colloquio con l'infostrada per lavorare al Call Center. Diciamo che chiamare un gran numero di persone per essere trattato con superficialità non è proprio il mio sogno, soprattutto perchè spesso le persone mi infastidiscono. Poi pensando come tratto io chi chiama a casa, beh, diciamo che non vorrei essere trattato allo stesso modo. Quindi ho pensato solo di accompagnare il mio amico e vedere come si svolge un colloquio.

Datore di lavoro: Salve, accomodatevi. Siete entrambi qui per il colloquio?
Kura: No, veramente io ho solo accompagnato lui.
Datore di lavoro: Ok, prendete queste schede e compilatele.
Kura: Ma veramente io non sono qui per il colloquio.
Datore: Compilatele, torno subito.

Mi sono sentito un pò costretto e ho deciso di accontentarlo, compilando la scheda. Ho incontrato difficoltà alle voci "Stato Civile" e "Patente di guida". La prima l'ho lasciata bianca, alla seconda ho risposto "Si". Non oso immaginare cosa ha pensato il tipo che l'ha letta. Il datore di lavoro torna e ci chiede di seguirlo, e poi mi porge la mano. Penso che vuole il foglio e glielo porgo, ma si scansa e mi riporge la mano. Gli do la mano. Mi fa "Non la mano, la penna" "Ah, mi scusi" con un sorrisino fintissimo che nascondeva un "e nun sai parlà nè strunz". Ci porta nel suo ufficio e incomincia a parlare, seguito dai nostri cenni con la testa e prolungati sguardi nel vuoto. Inizio a scocciarmi e mi accingo a guardare in giro come mio solito, quando a un certo punto ci chiede "Siete sicuri di essere in grado di poter fare questo lavoro?" e il mio amico risponde "si si si si". Io non ho risposto, come avrei potuto rispondere a una domanda del genere, però ho immaginato cosa sarebbe successo se avrei risposto quello che ho pensato.

[Diplomatico]
Datore di lavoro: Siete sicuri di essere in grado di poter fare questo lavoro?
Kura: Fammi pensare, devo chiamare una lista di persone che mi date voi, e provare a convincerli di passare ad infostrada. Quindi devo essere convincente, grammaticalmente corretto, cortese, disponibile, paziente, devo saper leggere, ma non solo, devo anche saper trasferire i dati acquisiti leggendo e passarli su un telefono che poi contatterà l'utente, devo saper mantenere una cornetta, imparare a stare seduto, ah no, questo no, si può telefonare anche in piedi.
Datore di lavoro: Esattamente.
Kura: Non posso farcela.
Datore di lavoro: Perchè?
Kura: Troppo rischioso.
Datore di lavoro: ...
Kura: Devo sforzarmi troppo, non è il lavoro che fa per me.
Datore di lavoro: Scherzi?
Kura: Me ne vado, si trovi un altro pazzo.

[Sincero]
Datore di lavoro: Siete sicuri di essere in grado di poter fare questo lavoro?
Kura: Ma che cazzo di domanda è? Ma scherza o fa sul serio? Non la vedo sorridere quindi suppongo che lo chiede spesso. Ma io che cazzo ne so? Come faccio a dire che non so prendere un cazzo di telefono, fare una cazzo di chiamata, e parlare con una cazzo di persona che mi dirà "Cazzo, mi rompete sempre il cazzo voi e queste offerte del cazzo". Ma come cazzo li fa questi colloqui? E se le rispondo di no, che fa, mi manda a casa? E che cazzo!

Dopo aver pensato che la persona che avevo di fronte era un'idiota, ho confermato la mia tesi ma mi sono sentito un pò sottovalutato, perchè, a parer mio, ci ha trattato come due idioti. Mi spiego. Il mio amico collega ha chiesto se quello era l'unico tipo di lavoro che offriva quell'azienda, e l'intelligentone, vedendoci un pò spenti e scocciati, per invogliarci ci ha detto "No, non è l'unico modo, potete anche lavorare a diretto contatto con le persone. Mi spiego. C'è una squadra (mi ha colpito il modo in cui diceva e sottolineava la parola "squadra") che lavora insieme, c'è un capogruppo che decide i posti dove attaccare, seleziona in modo strategico i luoghi, e poi andate con la squadra al completo dalle persone, a diretto contatto". Cioè, è vero che ho solo vent'anni e che la maggior parte dei ragazzi della mia età sta inguaiata, però non puoi cercare di convincermi descrivendomi la cosa più pallosa del mondo come un film poliziesco. Ma che pensava? Che non sapessi che bussare porta per porta e sentirmi dire "nun vulimm nient" è una rottura di coglioni assurda? Non che telefonare non lo sia, ma almeno in quel caso la mia intelligenza non si è sentita offesa. Ma visto che hai questa fantasia e sei così bravo a provare a convincere le persone, ma perchè non chiami tu? Ma poi risparmiati, dì le cose come stanno, perdi di valore così. Come posso lavorare per te pensando che sei un imbecille? Ma comunque dopo un secco "non ci interessa" ha detto la fatidica frase congedativa "Va bene, grazie, vi faremo sapere com'è andato il colloquio". Ho pensato "Colloquio? Questo? Mah" e ce ne siamo andati, con conseguenti derisioni a riguardo. Neanche un'ora dopo ci hanno chiamati dicendo "Il colloquio è andato bene, a domani alle 16.00 qui".

Kura

E ritorno da te.

Ma ciò che è peggio di San Valentino è la festa dei singles. Cosa si fa alla festa dei singles? Cioè, ok, siamo cento, duecento, trecento singles che festeggiamo la nostra festa, e come la festeggiamo? Da soli o tutti assieme? Che festa è se la festeggiamo da soli, piuttosto potremmo celebrarla la nostra festa, da soli, ma invece noi cento, duecento, trecento singles la festeggiamo, quindi dobbiamo passarla insieme, stare insieme, uscire insieme, bere, mangiare, fumare, ballare, cantare, urlare, divertirci, sbraitare insieme, yuhu!
E una volta che siamo usciti tutti assieme, centinaia di singles, che si fa? Cioè, cioè, tante persone di sessi e gusti diversi e non c'è nessuno che ci prova con qualcun'altro? E se succede, se qualche piccoletto esseruncolo verde, con le pustole sul viso e la bava che sgorga dal naso prima ancora che dalla bocca, trova la sua anima gemella, quella proprio gemella, mentre sta festeggiando il fatto di essere single, durante la festa dei singles, e quell'anima gemella è proprio single, che si fa? Cioè, la festa degli innamorati è passata, era ieri, e poi stavi festeggiando quella dei single, possibile che tu non colleghi il fatto che la tua possibile scelta di darle un bacio, e l'idea plausibile che tu venga anche ricambiato in questo squallido e riprorevole tentativo di far accoppiare il tuo sesso che scalpita che manco fosse Hulk dentro cento mega-camicie di forza, con il suo sesso che, invece, all'idea di essere sfiorato da qualche centimetro di pustole ricoperte in pelle e cerchi in lega (il tuo sesso), si raggrinzisce e si ritira, nemmeno fosse una tartaruga e fosse arrivato il momento del letargo, cercando di ricoprirsi con i due, tre, forse quattro metri di foresta selvaggia accumulatisi lì, dinanzi a lei, per anni; possibile che non colleghi il fatto, dicevo, che questa tua possibile scelta di lasciare che la tua lingua ne tocchi un'altra, adesso, durante la tua stupidissima festa dei singles, che tu stavi amorevolmente festeggiando in preda ad uno "Yuppi!" mentale che ti aveva portato fino ad uscire di casa e a rapportarti con il mondo, cosa che altrimenti mai saresti riuscito a fare se non con la scusa "non guardatemi, sono un masso" e che invece oggi sei tranquillamente riuscito a fare giustificato dal fatto che questa è la tua festa, la tua e di nessun altro, oltre a tutti gli altri singles; possibile che tu non abbia collegato ancora il fatto che: t-u s-e-i u-n n-o-n s-e-n-s-o?
Perchè la festa dei singles ha come unico scopo scopare (scusate il gioco di parole). Il che sarebbe anche magnificamente giusto (ed auspicabile) se si trattasse di due singles per scelta. Per scelta tra due possibilità reali e significative e non tra "single o morire". Ma se a volerlo fare sono due singles ripugnanti, due single per i quali nemmeno un altro single ripugnante avrebbe il coraggio di spogliarsi (perchè, diciamocelo, una persona ripugnante non vede tutti gli altri come belli, si accorge che un'altra persona ripugnante che ha davanti è, appunto, ripugnante, solo che se questa gliela desse, ecco, passerebbe in secondo piano, tutto qui, ma rimarrebbero ripugnanti entrambi, e lo saprebbero, per sempre, non basta l'amore), in quel caso no, non è giusto.
Volevo dirti, allora: "Ometto verde, non venire a rovinare la mia festa dei single, perchè per me ha un senso, io festeggio la mia libertà dagli occhi a cuoricino, dai regali, dalla noia mortale di ieri sera, dalle frasi senza senso e che tutti sanno già prima ancora di sentirle, e io l'ho conquistata la mia libertà, con una scelta, con un sacrificio, ho vissuto, ho avuto delle esperienze, ho capito e ho scelto di festeggiare il mio fottutissimo 15 febbraio, non il 14, perchè è giusto così, ma avrei voluto festeggiare anch'io il 14, se fosse stata una festa decente, tutti al mondo avrebbero voluto festeggiare il loro S.Valentino, solo che fa schifo. Tu no. E per colpa tua io non festeggio neppure il 15 febbraio, e il 15 febbraio si è trasformata nella festa degli uomini soli e delle donne in calore, la festa della fertilità, la festa di chi è più troia e chi è più figo."
Poi esci, ti dici "ma si, proviamo un pò a farci la prima che passa" e la prima che passa è un cesso. Ti dici "vabbè, proviamo con la seconda" e questa stranamente è carina. Ti avvicini, le dici due parole, lei sorride, viene con te, starete insieme, sarà incantata da te, ma non te la darà. Non è mica una troia.

Note: non sono single per scelta, non avrei festeggiato ugualmente San Valentino e non avrei mai pensato di poter festeggiare S.Faustino (la festa dei singles, per intenderci). Questo post nasce dall'idea che "non c'è niente di peggio di fare quello che fanno tutti, se non fare il contrario di quello che fanno tutti solo perchè lo fanno tutti".

Polkan

sabato 13 febbraio 2010

Eccovi il mio regalo.

Visto che San Valentino era un sacerdote romano del terzo secolo che fu lapidato e decapitato, non sarebbe un modo più appropriato festeggiarlo portando la propria compagna ad assistere a un efferato omicidio?
Il San Valentino fa parte della mia top list delle feste inutili. E' bello per una femmina ricevere un regalo come simbolo dell'amore del proprio ragazzo, quel regalo che non hanno ricevuto per spontanea volontà, no, ma quel regalo forzatamente ricevuto perchè "è San Valentino, la festa degli innamorati". Ma perchè è la festa degli innamorati? Ma che sfizio c'è a ricevere un regalo del genere? Io odio tutti i regali fatti a natale, a San Valentino e al compleanno. E' così bello ricevere o dare un regalo quando non ce lo si aspetta: c'è, per prima cosa, l'effetto sorpresa, per seconda cosa c'è il dubbio, perchè se faccio un regalo il 27 giugno di certo quando lo scarti non ci trovi cioccolatini oppure orsetti con il cuore sopra. Oppure si, ma non lo sai, perchè non è San Valentino. Per terza cosa capite che il ragazzo davvero vi vuole bene, perchè non ha pensato a voi solo per costrizione, ma perchè davvero ci pensa. Che poi c'è un'ipocrisia in queste feste assurda. Ma perchè ogni volta sorridete felici e dite "grazie" con gli occhi a cuoricino, invece di capire che il vostro futuro ex-ragazzo non l'ha fatto perchè lo voleva, ma lo ha fatto perchè altrimenti vi sareste incazzate e a morte e, per chi fa l'amore, non glie l'avreste data? Non fate altro che agevolare queste feste di consumo del cazzo, che servono solo ad arricchire i ricchi. Ma vaffanculo il San Valentino.

Kura

venerdì 12 febbraio 2010

Vi amiamo lo stesso.

Molti mi dicono di essere misogeno, e, devo ammetterlo, un pò è vero. Ma non è colpa mia. Starete pensando "vabbè ma se odi le femmine è normale che dici che è colpa loro" ma non è così, e sono pronto a giurarlo, perchè non sono nato pensando "che schifo" ma sono nato pensando "quanto sono belle, le vorrei tutte". Si, la pensavo così fino al liceo, poi ne ho conosciute tante, sono stato con molte, e ho capito. Per giustificarmi penso che sono io che sono stato sfortunato a incontrarle tutte uguali, tutte con le stesse paranoie, tutte con gli stessi pensieri, però una persona la vita la vive in base alle esperienze fatte, e io ho avuto solo esperienze negative, purtroppo. E allora parliamo delle femmine (vi chiamo così per forza di cose), che si lamentano tanto del fatto che loro sono socialmente inferiori per colpa della storia dell'uomo (uomo inteso come essere vivente, come razza, non come maschio). Classica coppia: il maschio lavora, la femmina sta a casa. La casa la compra lui, la macchina a lei la compra lui, i soldi per la spesa etc. e lei vive tranquilla, senza problemi (senza problemi reali, perchè per loro il fatto che arrivano dieci minuti in ritardo in palestra è un problema serio, le altre potrebbero pensare che ha avuto un problema a casa e che la sua vita non è perfetta come la loro. No ma che dico, che perfetta, mi stavo dimenticando del costante vittimismo femminile). Poi dopo dieci anni di matrimonio lei si stanca del marito, perchè è sempre nervoso, è sempre stanco, è sempre preso dal lavoro (il maschio non vorrebbe lavorare, lo fa per voi, abbiate un pò di tatto e scopate un pò di più), e magari loro invece di scopare col marito la sera perchè sono troppo stanche e hanno avuto una giornataccia (hanno dovuto pulire tutta la casa, dovuto, c'è un cecchino per ogni femmina, rischiano la vita se non puliscono tutti i cazzo di giorni), scopano il pomeriggio con l'amante, finchè il pover'uomo, che si è fatto il culo per vent'anni, lo viene a sapere e lei chiede il divorzio perchè le cose non vanno più, i due non si capiscono più. E' quello il problema, che lui non la capisce più, non le da più attenzioni, e lei non vuole questo dalla vita, vuole un uomo che le da attenzioni.

Femmina: E' tutta colpa tua! Se non stessi sempre impegnato con il tuo lavoro, ormai vivi solo per quello, io non esisto più!
Maschio: Colpa mia?
Femmina: Si, io sto sempre a casa a pulire e mi sono stancata di tutto questo!
Maschio: Scusa ma, ti ho chiesto io di stare a casa a pulire?
Femmina: No, ma se non lo faccio io chi lo fa?
Maschio: Non devi pulire per forza, nessuno ti obbliga, e poi abbiamo la cameriera che pulisce, che cazzo pulisci a fare anche tu?
Femmina: Lei non lo fa bene!
Maschio: E allora la licenzio, che la pago a fare se non sa fare il suo lavoro.
Femmina: Tu proprio non capisci.
Maschio: Che c'è da capire?
Femmina: Sono insoddisfatta della mia vita, ed è solo colpa tua.
Maschio: Ma che cazzo stai dicendo? Sto dalla mattina alla sera buttato dentro un ufficio a farmi il culo per te, per farti stare meglio, e mi dici che non sei soddisfatta? Cose da pazzi. Pensi che io voglio davvero stare tutto il giorno a lavoro e non preferirei stare a casa a guardare la tv o a fare un poker con gli amici?
Femmina: Vedi, non hai nemmeno detto "stare un pò con te", a me non ci pensi proprio!
Maschio (allibito): Erano esempi.
Femmina: Esempi dove io non c'ero!
Maschio: Ma che c'entra, oddio.
Femmina: Vedi, non ci capiamo più.
Maschio (primi segni di rabbia): Non è che non ci capiamo più, è che tu sei una cretina che non capisce una mazza! Mi spieghi che cazzo c'entra il "non capirsi"?!
Femmina: Vedi, non capisci!
Maschio: Mi sto incazzando.
Femmina: Va bene, visto che abbiamo messo le carte in tavola, mi vedo con un altro.
Maschio: Ma non mi sembra che abbiamo messo le carte in tavola. Oh aspetta, che cazzo hai detto?
Femmina: Mi vedo con un altro.
Maschio (esploso): Brutta puttana succhiacazzi che non sei altro, io mi ammazzo di lavoro per te e questo è il riconoscimento!
Femmina: Basta voglio il divorzio.
Maschio: Ahahah ma che simpatica, tu che chiedi il divorzio a me.
Femmina (seria): Tu non sei nella posizione di dire nulla.
Maschio: Io? Non pensavo fossi così spiritosa.
Femmina: Non sono spiritosa.
Maschio: Infatti, sei solo una cretina.
[e poi arriva la fatidica frase che è quella che odio di più e davvero non capisco]
Femmina: Ora vattene, fuori da casa mia!
[e la classica risposta che capisco ancora di meno]
Maschio: Ma si, chi ti vuole rivedere più, addio, puttana che non sei altro!

Ma perchè? E cazzo succede sempre che il maschio viene buttato fuori, dopo che lui ha comprato la casa, lui ha pagato per anni le bollette, lui è stato inculato dalla moglie, e non solo, deve anche pagarle gli alimenti perchè la stronza non ha un cazzo di lavoro.
Quando si romperà lo stampino e ne faranno di diverse? Le frasi che dicono e le cose che vogliono sono sempre le stesse. Ma che poi fanno pariare a morte. "asdfahuduah a diuahdaiu" "come?" "non capisci mai nulla".

Tu non capisci.
Io? No, non capisco, non capisco perchè non posso stare a pc mentre sto a telefono con te, devo darti le attenzioni e non devo pensare ad altro mentre parliamo, anche se hai voluto chiamare per forza dopo che ti ho detto che avevo da fare. Dobbiamo stare a telefono perchè TU non hai un cazzo da fare e devi cacare i coglioni proprio a me. No, non capisco perchè tu mi dici A e nell'istante dopo mi dici B, e se ti chiedo spiegazioni perchè non capisco mi dici "non capisci" facendomi salire solo il sangue al cervello.

Io sono diversa dalle altre.
Ma dai? Ma non mi aspettavo mi dicessi una cosa del genere, come ho fatto a non accorgermente prima di avere l'Einstein delle femmine accanto a me, ah scusa, sei diversa, tu sei una donna. Perchè sei diversa? Ah, perchè lo sei e basta, "è così", mi fa piacere. Ma dimmi, quali sono i tuoi interessi? Ah ti piaccono i film d'amore, i trucchi, spendere soldi, sparlare degli altri, sapere i fatti di tutti, continuo? Meglio di no.

Conversazione avvenuta almeno una volta a tutte le coppie:

Femmina: We ti disturbo hai da fare?
Maschio: Si ti richiamo io appena finisco non ti preoccupare
(2 minuti dopo)
Femmina: We hai finito? O stai ancora lì?
Maschio: No ma ne ho per un pò ti chiamo io tranquilla
(2 minuti dopo)
Femmina: We ma quando mi chiami
Maschio: Oh ma non ti preoccupà ti chiamo dammi na mezzora
Femmina: Mezzora?...Ok.
(2 minuti dopo)
Femmina: TU NON MI AMI PIU'
Maschio: Wuagliù nun m ricit nient, dobbiamo sciarmare che questa sta impazzendo.

E anche:

Maschio: Sono come sono.
Femmina: Devi cambiare, altrimenti ti lascio, non ce la faccio così.
Maschio: Sono cambiato.
Femmina: Non sei più quello di una volta.

Continuando:

Femmina: Allora, non noti niente?
Maschio (teso perchè è consapevole che la domanda è molto delicata): Capigliatura nuova.
Femmina: No.
Maschio: Vestito nuovo.
Femmina: No.
Maschio: Scarpe nuove.
Femmina: No.
Maschio: Rossetto nuovo.
Femmina: No.
Maschio (sudatissimo): Sei dimagrita.
Femmina: No.
Maschio: Borsa nuova.
Femmina: No.
Maschio: Amiche nuove..Modo di pensare nuovo..Diverso modo di aderire al terreno..Ti prude il cranio..Hai il ciclo..
Femmina (arrabbiata): Non te ne frega niente di me, stronzo!
Maschio (dispiaciuto): E allora dimmi cosa. Ti prego.
Femmina: Ho cambiato profumo!
Maschio: ...

Vogliamo parlare di quando ti svegliano per chiederti se stavi dormendo? Quando ti dicono che sono grasse per sentirsi dire che non lo sono, e se le dici che un pò stanno ingrassando si incazzano? Quando ti chiedono se quella ragazza della tv ti piace, e tu che sei uno sincero le dici di si, e ti rispondono "Sei uno stronzo! Fai schifo, guardi le altre, e poi non è nemmeno un gran che, guarda che ginocchio."
Ragazzi ma non è così, siamo noi che siamo sbagliati e tutti uguali, noi non capiamo la loro sensibilità, non capiamo l'universo femminile, noi siamo tutti rozzi e senza cuore, e se siamo dolci all'inizio sono contente, poi pensano che siamo dei rammolliti e che non siamo abbastanza stronzi per stare con loro. Ma in fondo siamo dei materialisti.

Maschio: Amore, rimani a casa.
Femmina: Voglio essere libera.
Maschio: Vabbè, esci pure con chi ti pare.
Femmina: Non ti interessi di quello che faccio.

Maschio: Voglio scoparti.
Femmina: Porco.
Maschio: Non ti toccherei nemmeno con un fiore.
Femmina: Ricchione.

Maschio: Mi drogo, bestemmio e non ti calcolo, però se vuoi puoi stare con me.
Femmina: Ti amo.
Maschio: Mi faccio il culo dieci ore al giorno per mantenerti, sopporto questo perchè ti amo, e non ti faccio mancare nulla.
Femmina: Ti lascio per un drogato che bestemmia e non mi calcola.

Maschio: Mi metto il preservativo.
Femmina: Voglio un figlio.
Maschio: Voglio un figlio.
Femmina: Mettiti il preservativo.

Maschio: Rimango a casa.
Femmina: Mi opprimi.
Maschio: Esco.
Femmina: Questa casa non è un albergo.


Maschio: Facciamo l'amore,mi metto io sopra e tu sotto, normalemente.
Femmina: Che palle.
Maschio: Allora ti lego al letto, ti spalmo la nutella ovunque e la lecco, poi ti bendo e ti scopo.
Femmina: Non sono una troia.

Maschio: Usciamo stasera?
Femmina: Sono stanca.
Mascio: Vabbè non fa niente, esco con gli amici.
Femmina: Sono libera.

E che ve lo dico a fare!

Kura

giovedì 11 febbraio 2010

Relax, please.

Alle scuole medie la mia professoressa di italiano e latino mi diceva sempre che il sabato è più bello della domenica, anche se il giorno di festa è la domenica. Questo perchè il sabato è il giorno prima della festa, e l'attesa di una cosa è ciò che rende bella la cosa stessa. Quando noi dobbiamo fare qualcosa di importante che ci rende felici, la sua attesa è la parte migliore, stiamo lì a pensare che sta finalmente per succedere e siamo tutti eccitati, poi quando succede, magari non ci pensiamo nemmeno, perchè sta succedendo. No, non è proprio così, perchè noi giovani siamo strani. Quando deve succedere una cosa non te la godi per niente, perchè nell'arco di tempo precedente pensiamo "Eddai, ma quando passa il tempo, ma quando arriva, e se qualcosa va storto? Uffa devono passare ancora quattro ore." e viviamo con l'ansia, e pensiamo che il tempo che stiamo trascorrendo è inutile e vorremmo essere proiettati direttamente a quell'evento particolare che tanto stiamo aspettando. Poi finalmente arriva il momento atteso, e non ti godi nemmeno quello perchè sta succedendo, è così bello e hai paura che finisce in fretta, sai che dopo tutto finisce e quindi non sei sereno. E non ti godi nemmeno il tempo dopo, perchè pensi che è un peccato che sia tutto finito (o che non è stato come ti aspettavi) e pensi che stai passando del tempo inutile, privo di scopo (o pensi alla delusione). E con questi stati d'ansia e di paura finisci che non ti sei goduto nè il prima, nè il durante, e nè il dopo. Allora meglio una vita senza eventi particolari. Ma passiamo al parlare delle cose che possiedi. Mi hanno sempre detto "Ti rendi conto del valore di qualcosa quando l'hai persa". In realtà quando possiedi una cosa che ti rende felice, non la vivi a fondo, ma la vivi con la paura di perderla, passi tutto il tempo a pensare che nel caso dovessi perderla soffriresti da morire, e questo ti fa soffrire. Per questo non te la godi per niente, troppo presa dalla paura, dall'ansia e dall'angoscia che la sua possibile perdita ti procura, e la cosa in questione invece di essere motivo di gioia, diventa motivo di sofferenza. E qui scatta il paradosso: soffri perchè un giorno potresti perdere il motivo della tua sofferenza, e quando la perdi invece di sentirti libero, soffri ancora di più. Allora meglio una vita senza possessi. Così pensi bene di vivere la vita da solo, senza niente e nessuno, senza eventi particolari, così da non dover vivere paure e stati d'ansia che essi provocano, e pensi che sia la cosa giusta. Ma no, non è così, perchè quando non hai più niente ti rimani pur sempre tu, ti rimane il tuo corpo, il tuo essere vivo, e, alla fine, tu sei la persona che potrebbe perdersi, il che ti dà la malinconia più grande di tutte, perché la mancanza di te ti riesce insopportabile, ti manchi già adesso da vivo, figuriamoci dopo. Pensaci bene.

Kura

mercoledì 10 febbraio 2010

Ognuno è il suo cane.

Nei momenti di quiete nella mia mente tutto è un post. Capisco che della mia mente poco interessi al mondo esterno, ma se in essa tutto è un post, allora è anch'essa un post, e questo un pò interesserà a chi di voi ha aperto questo blog volontariamente. Questo è un momento di quiete e sto guardando un cane. E se è vero che in momenti del genere, nella mia mente tutto è un post, adesso Pepe, il mio cagnolino bastardo che dorme qui di fianco a me, è un post. E quindi il post è un cane. Ed essendo la mia mente un post, ed essendo Pepe un post, al punto che abbiamo (già) detto che il post è un cane, la mia mente è un cane, ma più precisamente la mia mente è Quel cane, è Pepe. E poichè nel mondo ognuno è ciò che è la sua mente, poichè io sono solo in base a ciò che penso, e tu sei solo in base a ciò che la tua mente pensa, e così via, ho un piccolo brivido che mi attraversa la schiena e penso "Io sono Pepe!". Evvai, sono salvo.
Polkan

martedì 9 febbraio 2010

Storie di polli.

Avete presente il gallo di Robin Hood della Walt Disney? Si, il cantastorie. Beh, ieri uno simile è venuto da me, e mi ha raccontato una storia:

"C'era una volta un pollo, non uno di quei polli 10+ ai quali la Amadori farebbe follie per averli, ma un normalissimo pollo un pò diverso dagli altri, particolare. Il pollo pensò che per lui non ci sarebbe mai stata speranza di trovare il "pollicoltore" adatto per lui, si sentiva diverso, e sfruttava la sua grande intelligenza (un pollo furbo? Si è strano, ma è una storia) per essere accettato e ben valutato da tutti, ma non abbastanza da essere valutato come quei polli 10+ di cui tutti parlano. Ma lui non voleva essere come loro, gli piaceva così com'era, si sentiva diverso, e come dice Kura "diverso è meglio". Aveva a che fare con tante galline diverse, e sapeva che per sempre queste galline sarebbero state solo di passaggio, lui non se le filava proprio, le sfuttava: si faceva portare il miglior mangime, si faceva aggiustare le penne, poi cambiava allevamento. Non gli piacevano proprio quelle galline a cui tutti facevano gola, e penso che sarebbe stato così per tutta la vita. Come tutte le storie che si rispettino, anche in questa c'è il colpo-di-scena-ormai-non-più-colpo-di-scena-perchè-se-lo-aspettano-tutti. Un giorno vide una polla, anzi, la polla, quella della sua vita, quella che senza i suoi sguardi e le sue attenzioni non poteva covare felice, e a differenza delle altre storie, la fece subito sua, senza problemi, senza nessun "pollo in comodo" che gli soffiava la polla da sotto al becco. E insieme erano felici, così felici e perfetti da fare invidia a tutti, ma ,come ogni storia che si rispetti, qualcosa andò storto. Non andò storto perchè lo volle in cantastorie, o lo voleva la vita uccellina, andò storto perchè la polla ogni tanto aveva dei comportamenti strani, e trattava il pollo come un Amadori qualunque. Un giorno la polla offriva il calore del suo corpo al pollo (non parlo di scopare, stupidi, non sapevo come trasformare la dolcezza nel mondo degli uccelli, e non mi piaceva scrivere "dolcezza"), il giorno dopo si comportava come se non fosse successo nulla, e anche se il pollo, abituato al calore della polla, provava a darle il suo calore, lei agiva come se non fosse il fatto suo. E così un giorno il pollo si trovò a parlare con la polla:

Pollo: Hai delle piume stupende.
Polla: Il tuo becco non mi piace.
Pollo: Ma non dicesti che era la cosa che più ti piaceva di me?
Polla: Ora non mi piace più.
Pollo: Invece a me il tuo becco piace, come sempre, e che zampette bellissime.
Polla: ...
Pollo: Non mi dici nulla? Ti sono sempre piaciuti i complimenti.
Polla: Sei diventato troppo dolce.
Pollo: Tu mi hai fatto diventare dolce, hai sempre detto che non lo ero.
Polla: Basta, vattene.
Pollo: Ma mi hai fatto venire tu qui, che hai?
Polla: Non farti più vedere, addio.

Il comportamento della polla era condizionato dall'imposizione del padrone di non vedere più il pollo non-Amadori. Ma anche no, questo sarebbe successo in una storia normale, e questa non è una storia normale. Il comportamento della polla era condizionato dalla mente instabile della polla. Dopo mesi di digiuni e notti insonne, il pollo era quasi morto, non era neanche più buono da mangiare ormai. Quando un giorno lei ritornò, dicendogli che era stato lo sbaglio più grande della sua vita, convinse il pollo (stavolta pollo d'avvero) e tornarono ad essere quelli di sempre. Durò poco. La polla dovette stare via per alcuni problemi in famiglia, e non si videro per molto. Così il pollo decise di mandarle un uccello messaggero per sapere quando si sarebbero rivisti, e lei rispose, tramite uccello, che non voleva vederlo adesso, però non conosceva il motivo, non voleva vederlo e basta. Il pollo lasciò stare, poichè conosceva bene la polla, e conosceva i suoi "via vai" mentali, però ci stava male, tanto, era un pollo intelligente, stronzo, pigro, freddo, ma con lei era dolce e paziente. Successe la stessa cosa, una volta al mese, per tre mesi. Il pollo avvisò la sua amata che aveva raggiunto il limite, che alla prossima sarebbe esploso e l'avrebbe lasciata, ma lei, convinta dell'amore del suo pollo, non lo ascoltò, pensando che fosse un avvertimento fasullo come i tanti avuti in precedenza. E fu così che lei fece oltrepassare il limite a lui, e il povero, vittima di tutto, la lasciò. Lei pianse, ma pensò "La troverà un'altra polla, non ci sono solo galline, la troverà, e a me non mi calcolerà più". Già, il pollo non la calcolò più. Lei pensava di avere ragione, lo pensò per molto tempo, e ne parlava un pò sofferente con la sua miglior gallina amica:

Polla: Hai visto, avevo ragione, il mio pollo non si è fatto più sentire, ha trovato un'altra polla, proprio come gli dissi, e lui aveva anche il coraggio di dire di no.
Gallina: Infatti, te l'avevo detto io che le sue erano solo chiacchiere.
Polla: Che stronzo, e io l'ho anche amato. Però mi ha dato tanto.
Gallina: Si è vero, e dire che in giro le altre galline ne paravano così male.
Polla: Ho sbagliato, però lui non è stato di parola, mi ha dimenticato subito.

Il pollo non la calcolò più, ma non perchè aveva trovato un'altra polla, no, di polla ce n'è una sola, e le galline proprio non le voleva, non la calcolò più perchè si tolse la vita. Il corpo fu trovato in una cascina mesi dopo, con il corpo raggrinzito. Probabilmente morì di fame, e gli occhi spalancati fecero pensare alla pazzia del povero pollo. Il becco era sfregiato e ammaccato, e sul muro sopra il cadavere c'era un'iscrizione:

"Ti ho amata, ti ho dato tutto, ti ho lasciata. Non mi hai lasciato scelta, ho aspettato invano un tuo ritorno, e quando ho capito che non saresti più tornata, ho perso la voglia di vivere. Mi hai amato, ma mi hai anche ucciso. Ti amerò per sempre. Veglio io su di te."

Ho ammazzato il cantastorie.

[Nota di Kura: tutti gli errori che avete trovato sono volutamente voluti (anche questo).]

Kura

Pensavo sarebbe stato più semplice.

Sono le 5.56 e mi metto a scrivere un post che non vedo l'ora di finire, così andrò finalmente a letto, soddisfatto della mia giornata, di aver fatto ogni cosa mi si fosse presentata davanti, di aver preso ogni possibile scelta giusta, accompagnata da qualche rara, ma obbligata, scelta sbagliata (quando la scelta giusta era proprio prendere quella sbagliata, ad esempio), di aver detto ogni cosa avrei voluto e di non aver nulla più da completare, nessun rimpianto, nessun rimorso, solo un post da scrivere e una giornata perfetta da concludere, dormendo.

Polkan

lunedì 8 febbraio 2010

Niente, un ebreo.

Se c'è una cosa che non sopporto, e c'è, è l'anti-semitismo. Ma non perchè sia contro gli ebrei, non me ne frega niente se stanno in pace o in guerra, se hanno il loro paese o no, se sono sterminati o ricoperti d'oro. Il problema è che gli anti-semiti sono degli imbecilli. Non c'è nulla, nulla, ma proprio nulla al mondo che metta l'umanità a favore dei semiti, più dell'anti-semitismo. Anche un bambino sa che di questi tempi la pubblicità è tutto. E anche Morgan. Oggi in tv erano tutti a parlare di Morgan. Mi sono chiesto il perchè ed ho deciso di ascoltare la trasmissione. Praticamente, Morgan si drogava. Ora, mica parlavano di Morgan perchè si drogava, lo fa la metà degli ospiti della trasmissione, che novità sarebbe. Parlavano di Morgan perchè ha detto: "Io mi faccio di cocaina per curare la depressione". Uno pensa "wow, che pubblicità alla cocaina che ha fatto Morgan". Invece, la sera stessa in cui l'ha detto, la camorra intera si è mobilitata per ucciderlo. Ecco, l'anti-semitismo funziona così: vuole fottere gli ebrei, perchè proprio non riesce a digerirli, allora li uccide, ma non uccide l'ebraismo (sarebbe geniale), quello non potrebbero ucciderlo, uccide un pò alla volta quelli che lo praticano, gli ebrei appunto, ma poi lo fanno venire a sapere, perchè rivendicano le stragi, allora l'opinione pubblica tutta inveisce contro gli anti-semiti e si scatena una caccia all'uomo contro gli anti-semiti, e gli ebrei rimasti in vita diventano tutti potenziali martiri e quelli morti invece martiri a tutti gli effetti, però i vivi sono così potenzialmente martiri che possono fare quello che gli pare, perchè in fondo sono loro i perseguitati.

Uomo: "Ehi, Polizia! Quell'uomo mi ha derubato!"
Carabiniere: "Come? Chi? Inseguiamolo!"
Uomo: "Va di là! Quell'ebreo del cazzo."
Carabiniere: "A tutte le unità, a tutte le unità, falso allarme."
Uomo: "Ma come falso allarme? Inseguitelo! E' lì! Sta scappando!"
Carabiniere: "Su stia buono, faremo il possibile."
Uomo: "Ma non lo state facendo il possibile. E' là, sta scappando."
Carabiniere: "Lei non sa cosa dice, signore."
Uomo: "Quell'uomo mi ha derubato!"
Carabiniere: "Quell'uomo? Chi? Quale uomo? Cosa vuole da me?"
Uomo: "Bah. Lasci stare."

Il punto è che hanno iniziato loro. Tutti sanno che gli ebrei professano di credere in un Dio che è quello cristiano, il quale per loro, però, non ha inviato suo figlio qui da noi (Gesù per loro è un rabbino), ma anzi un giorno manderà un Messia a salvare l'umanità. Dicono: a porre la pace. E qui si sono salvati un pò il culo. A suo tempo, quando arrivò Gesù Cristo il Nazareno, lo ripudiarono si con la scusa del Messia che dovrà arrivare a porre la pace, ma che dovrà porla con la guerra, con il sangue dei nemici (i nemici degli ebrei, gli anti-semiti, per esempio). E gli anti-semiti, sentendo questo avranno giustamente pensato "Se gli ebrei si trovassero a scegliere 'o noi o loro', ce lo metterebbero al culo" e hanno provato ad anticiparli. Solo che sono degli imbecilli, come dicevo qualche riga più su, e non lo hanno detto a nessuno, hanno iniziato ad ucciderli a raffica, senza dire neppure "A".

Semita: "Ciao"
[Sbang, sbang, sbang, sbang]
Semita 2: "Ehm, ciao?"
[Sbang, sbang]
Semita 3: "Bravo, grande! Hai fatto bene, quegli ebrei del cazzo."
Anti-semita: "..."
Semita 3: "Sei stato grandissimo. Io amo gli anti-semiti. Grande!"
[Sbang, sbang, sbang]

Ci ho pensato su un attimo e ho capito che in effetti odio gli anti-semiti. Devo stare attento a non dirlo a nessuno.

Polkan

domenica 7 febbraio 2010

Seghe mentali.

Ogni tanto mi capita di pensare che sono pazzo, che ho qualche problema, penso troppo, a tutto, per troppo tempo, troppe volte. Quando qualche volta capita che penso ad un argomento, e se non ho nessuno con cui parlare, immagino di confrontarmi con qualcuno. Vinco sempre. Poi immagino lo stesso discorso però avendo me come avversario, e credetemi quando vi dico che è qualcosa di assurdo, mi brucio il cervello. Non mi comporto come mi comporterei con una persona normale, no, ma mi comporto proprio come se parlassi con un altro me, pensando che il mio "avversario" vuole avere sempre ragione, è furbo, proverà a fottermi in qualche modo, e la cosa brutta è che non lo faccio nemmeno apposta, mi viene naturale. Capita che il me primario elabori una tesi perfetta, che non ha punti di contrasto, non ne ha finchè l'altro me trova un punto che non va e me la smantella, creandone una sua alternativa, e penso "sono proprio un coglione, come ho fatto a non pensarci prima, menomale che non era un discorso reale, altrimenti avrei fatto una figura del cazzo". Alchè il me primario smantella la tesi dell'altro me e torna sulla tesi di prima, ribadendo che è perfetta e inattaccabile. Poi ci ripenso "però stesso io ho trovato un punto che non andava, mi fido di me, quindi in qualche punto è sbagliato, però non ricordo quale. Si, però se mi fido di me non dovrei nemmeno avere dubbi su quello che dico, e smantellarmi da solo, però gli errori sono quelli che aiutano di più, e mo? Bene, metterò in discussione quel punto che prima mi ha fatto cadere la tesi, e ci ragiono su", però succede sempre che non ricordo l'altro me che punto ha ribattuto, quindi finisco per lasciare in sospeso il discorso, senza arrivare alla conclusione, e mi incazzo, perchè obiettivamente non è una cosa normale, no. Pazzia o genialità? Impressionante quanto spesso questi due tratti coincidono.

Kura

sabato 6 febbraio 2010

Activia? Ma anche no.

Chiunque avrebbe iniziato il post scrivendo "è da molto che non scrivo sul blog", la statistica lo dimostra. Frase contestabile per tre motivi: il primo, non ci interessa, il secondo, se ci interessa lo sapevamo già, il terzo, è il modo più stupido di iniziare a scivere qualcosa, per forza di cose. Lo so che mancate di fantasia, però un minimo sforzo è necessario, e sappiate che se ho letto mai una cosa del genere sul vostro blog, vi odio, per quanto possa interessarvi. In ogni caso il post non parla di questo, ma della causa della mia assenza. Tutta colpa della febbre, non che mi impedisca di fare il resto delle cose, no, mi impedisce solo di scrivere. Per scrivere ho bisogno del "clima scrittura", deve esserci silenzio attorno a me, nessun rumore (tranne il mio cane che russa in sottofondo, quello è necessario), la possibilità di fumare, zero distrazioni, clima caldo ma non fastidioso, o freddo ma non troppo, qualcosa da mangiare nel caso mi viene fame, assenza assoluta di zanzare (Non vedo come potrei scrivere in presenza di una zanzara, sarei pazzo. Anche se però una zanzara c'è sempre, anche adesso, solo che io non l'ho ancora vista, quindi tecnicamente non lo so che c'è, insomma ci siamo capiti. Ritornando a prima, sarei pazzo). In breve, per scrivere devo stare tranquillo (perciò scrivo sempre di notte), e scrivere mi mette tranquillità. Ho provato a scrivere in questi giorni, ma il fastidio che mi portava uno starnuto, e un altro, e un altro ancora, era immenso. Immaginate che state scrivendo il libro della vostra vita, quello che vi porterà ad avere successo, soldi, la vita che avete sempre sognato e quando state per svelare l'assassino in maniera perfetta, "ecciù", muco sull'assassino e l'atto di dover pulire vi fa dimenticare il resto, per poi scrivere un finale da cani e usare quelle pagine del libro (il Caso è burlone) per pulirsi il naso, manco a farlo apposta. Ma il caso non è l'unico burlone, no. La febbre, che arriva solo nei momenti in cui non deve. Da piccolo ci speravo ogni giorno, e non veniva mai. Ora non la voglio mai, e viene solo nei momenti peggiori. Nel 2008 in puglia con gli amici, nel 2009 ben due volte, una al mio 19 compleanno, l'altra il giorno prima della prova intercorso di chimica, nel 2010 qualche giorno fa, e non vi spiego il perchè per non violare la privacy del mio amico. Allora mi sono chiesto come fosse possibile che colpisce sempre quando non deve, alchè ho fatto un ragionamento: con la febbre non posso scrivere perchè, con le zanzare non posso scrivere perchè, due più due fa quattro se non consideriamo gli insiemi, bene, e allora mi sono immaginato i batteri come agiscono. Ma perchè questo? Io gioco a pallone sotto la pioggia e non mi ammalo, cammino spesso sotto la pioggia e non mi ammalo, quando faccio la doccia sto ore in accappatoio con i capelli bagnati, perchè mi rilassa, e non mi ammalo, faccio tutto ciò che giustificherebbe l'ammalarsi e non mi ammalo. Quando mi ammalo? Quando sto in casa, senza motivo alcuno. E allora mi sono informato, ovviamente. La febbre, secondo gli studiosi, si manifesta quando aumenta il numero di globuli bianchi necessari a combattere l'aggressione da parte di agenti esterni, quali virus, batteri o sostanze di varia natura. Aumentando l'attività, i globuli bianchi, in particolare i linfociti, sono stimolati a produrre sostanze chiamate pirogeni endogeni, ovvero "sostanze generatrici di fuoco". Questi agiscono sul centro di controllo della temperatura corporea, l'ipotalamo, situato nel cervello, e lo spingono ad accrescere la temperatura, nel tentativo di distruggere i microrganismi nocivi. La febbre si svolge in 3 fasi che non vi descrivo per non ammorbarvi più di quanto non lo siate già, ma in sostanza il corpo fa aumentare la temperatura per uccidere batteri e virus, mantiene la temperatura costante, infine quando l'organismo è "pulito", ritorna alla temperatura normale. Ecco, a me funziona diversamente, perchè anche il mio organismo è pigro. Batteri e virus mi aggrediscono proprio come succede a voi, ma è il dopo che è diverso:

Virus: Ma che bel corpicino simpatico dove vivere, non trovi?
Batterio: Un pò stretto ma può andare.
Virus: Però è strano, è tutto troppo tranquillo.
Batterio: Meglio no? Invece di fare le solite battaglie. Godiamocelo.
Virus: Che dici di farci un giro per i polmoni? Però non tocchiamo nessun nervo, ricordi l'ultima volta che casino abbiamo combinato?
Batterio: Vada per i polmoni.
Virus: Per tutte le malattie del mondo, ma che nebbia c'è?!
Batterio: Sloggiamo di corsa, qui non si può vivere, ma questo che cazzo fuma?!
Virus: Dobbiamo trovare un posto dove accamparci, ho visto che di sorveglianza non ce n'è, hai visto prima quei tipi che giocavano a carte?
Batterio: Ma questo come fa a essere vivo? Non ha difese.
Virus: Andiamo và.
Batterio: Aspetta, fai silenzio c'è qualcuno.
Virus: ...
Batterio: ...
Globulo bianco A: Madonna che festa ieri, per poco non mi facevo quella!
Globulo bianco B: Io ho ancora i postumi della sbornia cavolo, a stento mi reggo in piedi! Ahahah da rifare.
Virus: Via libera, sono due coglioni.
Batterio: Guarda qui.
Virus: Oddio che fai? Fermo.
Batterio: Ehy ragazzi, bella festa ieri eh?
Globuli bianchi: Da sballo!
Virus: (sussurrando) Tu sei matto.
Batterio: (sussurrando) Che polli.
Virus: Io proporrei un giro nel fegato.
Batterio: Ci sto.
Virus: Che sbandati che ci sono in questo corpo, meglio così, per noi sarà tutto più facile.
Batterio: Guarda lì guarda lì, è una bolgia, cazzo fanno?
Virus: Che macello! Buttiamoci!
Globulo Bianco: Guardate ragazzi, è arrivato qualcuno.
Batterio: Oh cazzo, ci hanno sgamati. E adesso?
Globulo Bianco: Correte qui e fateci vedere che sapete fare, la birra scorre a fiumi!
Virus: Phew, tutto liscio, stanno proprio messi male.
Batterio: Diamoci dentro!
(qualche ora dopo)
Virus: Non ci credo, non possono vivere in queste condizioni, è da sballo!
Batterio: Non facciamoci scoprire e restiamo in questo corpo per tutta la vita!
Virus: E che te lo dico a fare.
Batterio: Già, che te lo dico a fare.
(qualche mese dopo)
Virus: Che vita, però mi sono un pò scocciato di stare qui, ci andiamo a fare un giretto?
Batterio: Potrebbero scoprirci, qui ormai ci conoscono, magari da qualche altra parte non stanno così male.
Virus: Io dico che nel cervello stanno peggio di qui, vorrei tanto conoscere qualche neurone.
Batterio: Buona idea, sono curioso anch'io, vada per il cervello!
Globulo Drogato: Ragazzi ragazzi, ragazzi.
Virus: (spaventato) Dicci tutto.
Globulo Drogato: Ragazzi ho bisogno di una dose, sono lucido da 17 minuti.
Batterio: Ma vai a cagare, e comunque cerca nel fegato.
Globulo Drogato: Vi prego.
Virus & Batterio: Fottiti, drogato del cazzo, feccia.
Virus: Mi ha fatto prendere un bello spavento, poteva scoprirci.
Globulo Drogato: Scoprire cosa?
Virus: Ma non te ne eri andato?
Globulo Drogato: Ma allora le voci che giravano sono vere.
Batterio: Quali voci?
Globulo Drogato: Intrusi! Intrusi!
Virus: Oh merda! Fuggiamo!
[allarme intrusi, allarme intrusi: che tutti i globuli bianchi lucidi attivino le difese; linfociti producete pirogeni endogeni a volontà; neuroni informate l'ipotalamo che è giunto il suo momento]
Neurone A: Andiamo.
Neurone B: Dove?
Neurone A: Come dove, ce l'hanno appena detto.
Neurone B: Me lo sono dimenticato!
Neurone A: Ma come! E adesso?
Neurone B: Che ti lamenti, anche tu l'hai scordato.
Neurone A: In questi casi ricordo che..
Neurone B: Tu? Ricordi? Ma non farmi ridere.
Neurone A: In effetti.
Neurone C: Dobbiamo andare all'ipotalamo, cani.
Neurone A: Potevi dircelo prima, stronzo.
Neurone C: E mi sono ricordato adesso.
Neuroni: Svegliati cazzone! Prima che ci dimentichiamo di quello che stavamo facendo!
Ipotalamo: Che volete?
Neuroni: Devi fare il tuo dovere, a che cazzo servi?
Ipotalamo: Servo a far aumentare la temperatura corporea, ma che sta succendo?
Neurone A: Freddo.
Neurone B: Gara di temperature.
Neurone C: Ma non vi ricordate mai un cazzo voi eh, non è nessuna delle due.
Neurone A&B: E perchè allora?
Neurone C: E che lo chiedete a me.
Ipotalamo: Vabbè, senza i linfociti non faccio nulla, troppo sforzo, svegliatemi dopo!

E' così, io ci convivo con la febbre, ce l'ho tutta la vita, solo che a volte c'è quel batterio o quel virus che fa la cazzata e si fa sgamare per colpa del globulo drogato, e quindi si manifestano i sintomi. La febbre infatti non mi fa nulla, riesco a fare tutto quando ce l'ho, perchè ci convivo, il fisico è abituato, ma è fastidiosa. Mi sa che devo aumentare lo spaccio di droga nell'organismo, così niente più febbre.

Kura

venerdì 5 febbraio 2010

Tieni pure il resto.

A questo giro neanche la doccia mi ha fatto venire in mente nessuna idea geniale, al punto che, appena finita l'ho guardata e le ho detto "stronza", ma ovviamente non gliel'ho detto, l'ho solo pensato, ma ho pensato anche che in qualche modo avrebbe potuto capirmi, percepire l'intensità del disprezzo nel mio sguardo, insomma, capire che è stata una doccia di merda e che la prossima volta dev'essere più generosa, regalarmi almeno un'idea normale, perchè se anche è vero che la vorrei geniale, potrei sempre accontentarmi, io amo i compromessi, tutti lo sanno, sarei pronto a vendermi per potermi vendere ancora, è la mia natura, la natura di un uomo cattivo, oppure semplicemente un uomo a cui piace vincere (che in genere corrisponde ad avere ragione), a costo di doversi vendere, o (anzi) per cui vendersi è il prezzo più comodo da pagare pur di vincere. Perchè, in fondo, vendersi cosa toglie? Teoricamente toglie la libertà, se intendiamo "vendersi" come l'atto di ricevere dei soldi in cambio di dare la propria persona (fisica o morale) ad un'altra che ne avrà il pieno diritto e possesso. Praticamente, però, vendersi (diverso dal prostituirsi e, in ogni caso, inteso come atto morale) è ottenere ciò che si vuole al prezzo di fingere che una propria idea, o un proprio ideale, o una cosa successa, sia in realtà un'altra, totalmente o parzialmente diversa dalla prima. Vendersi, quindi, in realtà è comprare, comprare ciò che si vuole ad un prezzo che potrebbe essere minimo (ma in ogni caso non è mai peggio di 'buono'), che sarebbe fingere che sia come gli altri vogliono. Ed è un prezzo minimo perchè non ti fa essere in debito con nessuno, non dovrai chiedere scusa per aver cambiato una tua idea 'a comando', perchè quell'idea era tua, potevi farne quello che ti pareva, in fondo la conoscevi solo tu e tu meglio di chiunque altro. Non ci sono in ballo sentimenti altrui, sofferenze, dolori, cattiverie. In ballo ci sarebbe una teorica 'dignità intellettuale' e una altrettanto teorica 'onestà intellettuale' da salvaguardare. Se vuoi.
Perchè sei un pollo se tu, che vorresti ch'io ti dicessi, ad esempio, che i cani sono inutili in cambio di un panino col prosciutto, ti senti dire che "i cani sono inutili" da me e mi dai il panino, salvo scoprire dopo un decimo di secondo che ho sette cani a casa e che ho sempre sostenuto che fossero i migliori amici dell'uomo, e vieni poi da me a dirmi: "Vergognati! Ti sei venduto solo per ottenere un panino! Fai schifo!", perchè quell'idea era mia, a te cazzo ti frega se mi crea problemi o no sostenere un'idea che non è mia, e se anche poi mi creasse casini, sarebbe comunque un problema mio, non tuo, il tuo unico problema era sentirti dire che i cani fossero inutili. Per te questo vale un panino al prosciutto? Per me no, ma se per te si, mentire per me va bene già per un solo morso, forse per un panino intero avrei potuto addirittura uccidere, sei stato tu che non hai saputo giocare bene la tua mano, non io, perchè io avevo messo il mio 'big blind' (per chi non segue il poker, è la puntata di base che ad un certo punto della partita, e più volte, devi fare per forza a prescindere dalle tue carte e dalla tua volontà), mentre tu eri chip leader (avevi molte più 'chips' di me) e avevi la tua coppia di Jack da difendere, e invece sei solo venuto a vedere e io che avevo A 3, ho 'floppato' (mi è uscito, insomma) il poker d'assi, e tu sei fottuto, perchè in poche parole io ho il panino e tu non hai niente, mentre io non ci ho perso niente, e tu ci hai perso il tuo panino.

Polkan

mercoledì 3 febbraio 2010

Il suicida è un idiota.

Un giorno un professore di filosofia, intento a fare una delle solite lezioni sul concetto di infinito e le sue varianti, che da anni e anni, quasi trenta, lo accompagnano durante le mattinate all'università, riceve una strana domanda da un alunno, che immediatamente lo colpisce. Il ragazzo non chiedeva altro che: "Per affermare l'infinità di noi stessi, vale la pena suicidarsi?".
Un sussulto, poi un sorriso, poi partì, andò indietro con la mente agli anni in cui aveva anch'egli ventuno anni, poi con la mente a quelli in cui i ventuno anni li sognava. Sempre questa domanda, sempre la solita, costante, immancabile domanda sul perchè un uomo desideri il suicidio. Sempre, a ventuno anni. Sempre a pensare a delle cazzate piuttosto che vivere la vita.
Rispose. Intervenne un altro ragazzo. Rispose ancora. Ma sul più bello se ne alzò un altro, poi un altro, e iniziarono a parlare assieme, l'uno contro l'altro. Il professore si sedette. Non potè far altro che ascoltare:

A: "Io credo che il suicida cerchi vita, a prescindere da che questa sia una vita migliore. Credo che il suicida si ammazzi perchè (sostanzialmente si, è un folle. Nessuno si toglierebbe la vita per vivere, sembra un controsenso ma non è così): puoi vivere dieci anni e morire ogni giorno, e non avere il coraggio di farla finita. Puoi vivere ed essere infelice. Puoi vivere e credere di essere felice, ma alla fine ti accorgi che quello che hai fatto non era altro che un simulare la vita. Un emulare la vita degli altri affinchè la tua vita possa esser considerata migliore. Ecco, il suicida non emula. Il suicida vive. Vive la propra morte. Magari nell'ultimo istante prima di schiantarsi al suolo si pente, ma credo che il più delle volte possa solo fracassarsi la testa con un enorme sorriso sul volto, pensando, in quell'attimo, in quel respiro prima di morire, che proprio quel respiro sia "l'originale", quello che non ha bisogno di emulare. Quello senza preoccupazioni, quello pieno di vita. La vita che cercano e che trovano lì, in quell'ultimo alito prima di abbandonarsi ad un eterno sorriso. T'immagini a come dev'essere VITA quell'ultimo sospiro privo di paura? E dico privo di paura perchè, cazzo, una volta che ti sei buttato non torni indietro, e in un secondo pensi mille cose, ti rassegni, e muori. Abbandonandoti alla vita."

B: "Ha detto una persona abbastanza saggia che il suicida è un uomo o estremamente saggio, o particolarmente stupido, e che le probabilità vogliono che sia quasi sicuramente la seconda. Beh, premesso questo, ipotizzo per assurdo di essere d'accordo con te, di credere, quindi, che un suicida nel momento in cui si uccide Viva, e quello sia l'istante di Vita ricercato per tutta l'esistenza. E allora perchè viverlo? Per il gusto di aver vissuto quell'istante? E cosa avrà significato quell'istante per lui? Forse la felicità? E cosa avrà significato quella felicità per lui? Il nulla, perchè non avrà di cosa farsene. Se la vita terrena è l'unica ad esistere, quella felicità varrà per lui esattamente quanto una storia di infelicità, di fallimenti, o quanto una vita di successi e soddisfazioni, o qualsiasi altro istante vissuto, non vi sarà alcuna differenza. E se invece la vita terrena non fosse l'unica ad esistere, ma ce ne fosse un'altra, successiva, indipendentemente da come sia strutturata (vedi Paradiso, Eden e vari), cosa avrà significato quella felicità terrena per lui, se la vita di cui farà parte da quell'istante in poi sarà fatta di altre regole, di altri sentimenti, di altra natura? La felicità sulla terra non corrisponderà a nessuna delle possibili vite ultraterrene, tranne una. Cioè, tra gli infiniti mondi successivi all'esistenza possibili, quello in cui la felicità terrena corrisponda a quella ultraterrena è uno solo. E' almeno difficile che esista proprio quello, se uno ne esiste. E allora cosa avrà significato per lui quell'istante? Cosa avrà ottenuto? Avrà sprecato la sua chance qui sulla Terra e spero per lui che ne avrà una seconda dopo la morte. Se dovesse esistere il Paradiso cristiano, ad esempio, sarà cornuto e mazziato."

A: "Non la mettiamo sul piano di un'ipotetica vita ultraterrena, poichè non arriveremo mai ad una conclusione, visto che non siamo morti e non possiamo saperlo. Si muore, e il suicida trova serenità in quell'ultimo alito di vita. La felicità non è un contentino ad un azione "eroica", non è una consolazione, non è uno strumento da poter riutilizzare in seguito. Sei felice in quell'istante, e solo in quello, perchè la felicità è fatta di istanti, nessuno può dirsi felice davvero. C'è l'istante e lo vive. Basta. Quello che viene dopo non conta. Probabilmente sarà altra infelicità, o felicità, ma questo è il bello della vita, se non vivi ciò che vuoi vivere non riuscirai mai a sapere cosa ti aspetta. E secondo me il suicida vuole vivere quell'esperienza, vuole essere felice in quell'ultimo istante e basta. Ciò che viene dopo non è niente perchè non è stato ancora vissuto. Non puoi metterla sul dopo, non esiste un dopo."

B: "Direi che non l'ho esattamente messa sul piano ultraterreno, era solo la seconda parte di un "se..e se..", e non è inutile, a meno che dopo la vita non ne esista un'altra strutturata esattamente come questa. In qualsiasi altro caso, qualsiasi cosa ottenuta qui perderebbe di senso. Poi beh, varrebbe lo stesso per il tuo discorso. Mi spiego: la tua è tutta un'ipotesi, non puoi sapere se un suicida prova realmente felicità o serenità, piuttosto che paura o autocommiserazione, nel momento in cui si lancia (ma cosa pensi che proverebbe nell'istante in cui si sparasse?). E' probabile che un suicida creda di ottenere un miglioramento, un qualcosa che lo appaghi nel momento in cui tutto sta per finire e che viene vissuto con la consapevolezza che sarà l'ultimo, ma è possibile che non provi nulla di tutto ciò.
E' interessante ciò che sostieni quando dici che il suicida vuole vivere quell'istante perchè vuole provare ciò che "dà" e che ciò che ipoteticamente può esserci dopo non conta, perchè non esiste. Però, se è questo quello che cerchi, allora perchè sprecare così tanto tempo per provare
qualcosa di irrimediabile proprio in "questo momento"? Tanto vale attendere, rischiare con altre scelte, provare cosa possono portare quelle e poi, al termine, provare con il suicidio.
Se ciò che si cerca è un istante di felicità, per la pura volontà di provarla, senza nessun significato da dare a questa felicità se non il fatto di essere stata raggiunta, beh, la si può ricercare in infiniti modi e il suicido può sembrare forse quello più sicuro, visto dal punto di vista poetico che hai mostrato tu prima, ma in realtà non è altro che un rischio, un 50% di possibilità di vincere e un 50% di perdere. Vale la pena giocarsi tutto su questo gesto per avere le stesse chances di vincere che con un qualsiasi altro? E poi, se ciò che ti da la felicità è la spensieratezza dell'ultimo istante, o se almeno è questa quello che tu suicida credi che ti dia la felicità, perchè non aspettare la morte naturale? Quell'istante potrà essere felice allo stesso modo.
Ma, fondamentalmente, il punto in cui non ci troviamo d'accordo è che la felicità sia appagante per sè stessa. Io credo che, invece, qualsiasi cosa debba avere un senso. E un istante di felicità deve esistere in me in quanto io potrò farmene qualcosa."

Ed in effetti è un argomento difficile capire chi tra il suicida e il lottatore sia un eroe e chi un cretino. Sta di fatto che è semplice, fin troppo, giudicare il primo come vigliacco e il secondo come coraggioso. Un post serio questo, forse troppo, più del solito, ma che rende onore e merito al fatto che talvolta, nei discorsi fatti tra amici, "sintomi di intelligenza" compaiano e rendano concreti i migliaia di battiti di tastiera fatti se non altro perchè ne vale la pena.

Si ringrazia Anna, perchè senza di lei non ci sarebbe stato questo post.
Polkan

martedì 2 febbraio 2010

Al massimo ci abbiamo azzeccato.

Questa è stata una giornata particolare, e come ogni giornata particolare che si rispetti, o comunque come ogni giornata particolare in generale, arriva il momento in cui finisce e ci ripensi un istante. A volte dura un pò di più, a volte dura davvero solo un istante, altre invece non dura, perchè non ti va di riflettere. Mentre ci ripensavo, e non alla giornata, dico, ma al fatto che alla fine di ognuna di esse mi ritornano sempre in mente, m'è venuto un lampo, come una folgorazione dall'alto, una sorta di ispirazione divina. Esatto, divina. Perchè? Oggi vi parlo di Dio. Beh, non di Dio come si fa sempre, sinceramente non mi frega poi molto far vedere al mondo che io so come dimostrare che Lui non esiste (e questo soprattutto perchè non so dimostrarlo). Il punto è che è indimostrabile, è un'idea. Può esistere e può non esistere. Ma ciò che voglio dire, se si parla di Dio, Quello nostro, Quello Che vive in Italia, è che non è come crediamo, o forse è come crediamo, ma allora non è come diciamo di credere.
Dio per noi è un'Entità perfetta, saggio, buono, onnisciente, l'Essere Massimo dell'Universo, onnipotente e onnipresente, le quali sono qualità che non guasterebbero se ci si trovasse a dover creare il mondo e a volerlo gestire, e a creare degli esseri con delle facoltà logiche. Perchè chi ha la ragione riesce a capire e (e Dio solo lo sa) dove c'è comprensione c'è sofferenza. Però c'è qualcosa che non torna.

Sarà anche che Lui sia perfetto. Se io fossi un dio, in effetti, la prima cosa che farei sarebbe creare un mondo di esseri imperfetti che sono costretti a non far altro che adorarmi e seguire le mie regole, pena la sofferenza eterna. Quindi capisco il suo "sfizio" di creare noi, creare il mondo, mettercivi dentro e guardarci mentre ci impegnamo a non capire nulla, ma il punto è proprio che lo farei anch'io, che sono un essere imperfetto. Mi aspettavo che La Perfezione avesse dei desideri migliori dei miei, ma a quanto pare mi sottovalutavo. Capisco anche il fatto che si sia voluto nascondere: darci la ragione per comprendere tutto ciò che riusciamo a dimostrare tramite delle prove e poi non darci alcuna prova della sua esistenza è stato geniale.
Quindi, sarà anche che Lui sia perfetto (come dicevo non mi da fastidio affatto che esista e che sia migliore di me, a parte per quanto riguarda la storia dell'onniscienza e dell'onnipotenza) e sarà anche che sia saggio e buono. Non c'è alcuna prova che dimostri che voler giocare con i nostri limiti mentali e fisici (che ci aveva messo opportunamente Lui) sia una cattiveria. Lui solo sa qual'è il Bene ultimo dell'Universo e come raggiungerlo, dev'essere che se fa così, è perchè così va fatto. E' solo che così tutti sarebbero capaci di essere Dio (dovrei usare anch'io questa tecnica).
Ammettiamo, allora, che sia perfetto, saggio, buono ed onnisciente (in genere chi cerca di dimostrare che Dio non esiste, insiste sul fatto che se Egli è onnisciente, allora conosce già tutto ciò che faremo nella nostra vita e dunque in realtà il libero arbitrio, di cui Lui stessi ci ha benevolmente forniti, non sarebbe che una falsità. In realtà è plausibile che ci abbia voluto concedere la facoltà di decidere da soli ma che si sia voluto anche tenere per sè quella di sapere già tutto).

Mi chiedo, però, se Dio possa essere anche onnipotente. La domanda è la seguente: se Egli esiste ed è onnipotente, allora può forse creare un masso talmente pesante da non riuscire poi a spostarlo? E' banale, e tra l'altro non è neppure mia l'idea, ma è semplice.
Mi chiedo, poi, se Dio possa essere anche l'Essere Massimo dell'Universo. Qui il discorso si fa un pò complesso: Dio in princìpio era tutto ciò che esisteva, ma poi ha creato l'Universo, appunto, e quindi, da quel momento, ciò che esiste non è più solo Dio, ma Dio + l'Universo, il che è un'idea maggiore di quella di Dio e basta, da solo. Quindi credo sia difficile sostenere che Dio sia l'Essere Massimo. Ciò infatti è possibile solo se si sostiene che Dio non solo abbia creato l'Universo e ogni sua cosa, ma che sia anche parte di esso. Noi, la natura che ci circonda, e le stelle, e i pianeti, e le loro galassie, ed ogni cosa, saremmo quindi una parte di Dio. E questo non è esattamente Cristianesimo. Il che, per deduzione, spiega anche che Dio non possa essere onnipresente (se fosse onnipresente sarebbe ovunque, quindi in ogni cosa, quindi di nuovo Panteismo e non Cristianesimo).

E' che, in realtà, Dio ci ha presi per il culo da sempre, e noi lo sappiamo da sempre, ma abbiamo voluto giocare la partita, dimostrare di poter essere qualcuno anche senza di Lui, giocando con i mezzi che ci ha dato Lui, con le regole che ha imposto Lui. Impossibile. E' per questo che è inutile stare qui a tentare di dimostrare che non esista alcun Dio, perchè: se non esiste, allora non siamo in grado di capire abbastanza, ma se esiste, è semplicemente nascosto e non Gli va di farSi scoprire, vale poco continuare a giocare. Egli ci ha creato imperfetti, e quindi nulla di noi è perfetto, non lo è il nostro corpo e non lo è la nostra mente. La nostra ragione (per intenderci, sarebbe quella facoltà che mi ha permesso di scrivere il post fino a questo istante) è imperfetta quanto noi e non può arrivare a capire delle cose che un essere perfetto ci nasconde, perchè è limitata. Tutto qui, semplice, banale, un trucco da bambino di prima media, eppure creato da Dio (i trucchi di qualche miliardo di anni fa erano piuttosto obsoleti, e a quel tempo gli angeli Lo consideravano geniale, e forse per questo Lo nominarono Dio).
Non vale la pena di stare a perderci qui tanto tempo. Ci siamo inventati tutto. Al massimo potremmo averci azzeccato.

Note:
La parola "Dio" è stata ripetuta 20 volte, credo.

Ringrazio il blog UltRazionale per alcune riflessioni che ho praticamente copiato.


Polkan

lunedì 1 febbraio 2010

Stasera grandina.

Ho sempre visto la pioggia di notte come un'occasione per non andare a scuola la mattina, ma non so perchè, non mi è mai successo di non andare a scuola solo perchè piovesse, eppure ogni notte, quando piove, ascolto il suono delle gocce sul terrazzo e godo. E questo perchè andare a scuola è ciò che più odio nella mia vita. Odio anche il caldo, la stanchezza, i fondali marini, i ragni e i gay (solo quelli che ci provano con me), ma la scuola è la summa di ogni mio sentimento di disprezzo, è l'incipit stesso del mio odio, parte tutto da lì. Un tempo andavo a scuola ed ero contento, entravo in classe, guardavo le maestre come esseri di intelligenza infinitamente superiore alla mia, veneravo i libri come possessori di una cultura (ero convinto che cultura = intelligenza) infinitamente superiore alla mia, e non avevo bisogno di nient'altro per essere felice che un libro, una maestra e un pallone. Odiavo già tutti i miei compagni (sono asociale di nascita, penso sia l'unica parte di me che non ho deciso io di avere, io l'ho solo accolta e coccolata), però, tutto sommato, non contava. Poi un giorno incontrai i prof, e nella mia mente avvenne un cambiamento che è pari solo a quello della felpa che uso per la casa con una maglietta che uso per uscire, quando mi si crea addosso un'oasi di calore sublime, i vestiti si adattano alla forma del mio corpo e in qualsiasi posizione mi metta è sempre la più comoda e poi sono costretto a distruggere tutto, mettere una gelida maglia che non durerà più di sei ore (quelle di scuola) e soffrire, fino a capire (ogni volta) che il mondo è ingiusto e che non si ha mai davvero ciò che si vuole (ma ogni tanto si, difatti se devo dormire, uscire a fare la spesa, andare dal tabaccaio o a scommettere da Eurobet, tengo sempre su una delle mie sacre, perfette felpe per la casa).
I prof non sono quello che sembrano, e te lo dicono, non hanno pudore, perchè sanno benissimo che saranno odiati, e vogliono sfruttarlo a proprio vantaggio, quindi passeranno le loro ore scolastiche a spiegare, interrogare e a ricordarti che "è un problema tuo, io verrò pagato lo stesso". E tu lì ad ascoltarli per ore, a rispondere ad ogni loro domanda per non prendere un odiosissimo impreparato (o a non rispondere apposta per prenderlo, dipende), e a pensare che loro vengono ogni mattina sapendo di incontrarti, esattamente come fai tu, ma a loro non gliene può fregar di meno se sei simpatico, antipatico, se conosci la storia o la geografia o l'italiano e se verrai promosso o bocciato, lo fanno per le loro tre, quattro ore quotidiane (e all'ultima ora ti dicono anche "è l'ultima ora anche per me") sapendo che quelle tre, quattro ore quotidiane valgono 2000€ mensili, e invece tu sei lì per sei, e dico sei, ore al giorno e potresti averle sprecate se poi a casa non prendi nuovamente i libri che hai tenuto avanti per sei ore oggi, ieri, l'altro ieri e che terrai avanti per ogni giorno di quest anno e dei prossimi, e non ti metti a studiare e non impari perfettamente (e intendo talmente perfettamente da prendere 6) tutto ciò che il prof gradisce. Potresti aver sprecato sei ore di ogni giorno, di ogni mese, di tutto quest anno, e il tuo prof viene da te e ti dice "non parlare", "stai attento", "sei un maleducato".
E' per questo, credo, che ho smesso di amare la scuola. Mi sono accorto che gli intelligenti non sono loro, che l'allievo, a scuola, può superare il maestro senza poi troppe difficoltà, che i libri che leggi lì non serviranno a niente della tua vita, o, almeno serviranno molto meno di farsi una passeggiata per la città, affrontare un discorso con un amico, andare a comprarsi un libro alla Feltrinelli, ascoltare un cd di musica, guardare un film, bere, ballare, fumare, fare sesso, avere una ragazza, fidanzarsi, fare delle puttanate. Ecco, un libro vale esattamente 1/4 di ognuna di queste cose, di media.
Però, in realtà, e vi sembrerà stupido, fino a poco fa ho continuato a sopportare la scuola. Vivevo con l'idea "io non creo fastidi a voi e voi non ne create a me" e tutti eravamo d'accordo, ed effettivamente nessuno dei prof mi dava fastidio (sembrava quasi che mi considerassero presente solo se questo fosse strettamente necessario a svolgere il loro lavoro) e io non davo nessun tipo di fastidio ai prof: non gli disturbavo la lezione, se non volevo ascoltare dormivo, se non volevano vedermi dormire andavo fuori, se mi richiamavano non rispondevo e non mi lamentavo neppure, se non ero preparato non gli facevo perdere tempo e tutto quello che potesse fare un povero ragazzo che come unico scopo aveva quello di non farsi rompere le scatole dai prof. Poi però mi accorsi che accanto a me c'erano anche dei ragazzi, e che l'allievo avrebbe superato il maestro facilmente, si, ma io, loro non ce l'avrebbero fatta, e che le risate più grandi che si facevano i miei compagni di classe erano perchè uno di loro aveva appena urlato a gran voce il nome della madre di un altro di loro. Erano gli stessi che "però la scuola mi mancherà, perchè ci divertiamo troppo!".
Ecco, da quel momento ho smesso di considerare la scuola come qualcosa di esistente. Mi sveglio la mattina, mi preparo, vivo per sei ore in un posto che non so bene cosa sia, con dei ragazzi particolari, che quasi non ricordo le facce, e poi torno a casa, e inizio a vivere. Poi arriva la sera, magari piove, ma al mattino non è successo nulla.

Polkan