Giocarsi una bolletta, però, se da un lato è una piacevole abitudine, un costoso modo per eccitare un momento che, altrimenti, sarebbe un'ora e mezza di sofferenza, dall'altro è l'unico, immancabile modo per trasformare il mio normalissimo buon umore domenicale in uno stato di stupore misto a rassegnazione che subentra subito dopo il fischio finale delle partite del pomeriggio (ma a volte anche prima, anzi, molto spesso, ma molto molto molto spesso, molto prima) e mi fa quella sottile rabbia isterica di incredulità che non so se sia meglio raccontarlo a qualcuno per farmi dire che "ua, impossibile, succede sempre così" o pensare da me che si sa, succede sempre così, non c'è nulla di cui meravigliarsi, non è nulla di nuovo. In genere opto per la prima. Ed è peggio.
La legge (credo sia un corollario della Legge di Murphy) è la seguente: "Qualsiasi combinazione di risultati giocherai, per ogni singola scommessa, ci sarà sempre almeno una partita che avrai sbagliato". Ed è così, c'è sempre. Il fatto strano è che è così per tutti. Cioè, è inspiegabile, ti trovi il lunedì mattina a scuola a parlare delle partite del giorno prima e, puntualmente, c'è qualcuno che ha perso la bolletta in maniera clamorosa (per un gol all'ultimo minuto, per la vittoria di una delle squadre più ridicole del campionato o per un gol in fuorigioco della squadra che proprio non doveva fare quel gol e così via) e inizia con l'elencarti tutte le partite di cui sapientemente ha indovinato il risultato e finisce con quell'unica in cui ha sbagliato, perchè per chi vive la sofferenza di aver giocato una bolletta e averla persa come un emerito pene, quella è una storia da raccontare, è come un'opera teatrale e dev'essere conosciuta da tutti e tutti devono provare le stesse emozioni che ha provato lui, quindi, mentre la racconta, deve farlo con enfasi, con gesti, urla, mani nei capelli, espressioni di disperazione, calci alle sedie, pugni alle porte. C'è gente che credo ci morirà prima o poi. Ma, finito di raccontarlo, si scopre che non è l'unico ad aver perso così: ce ne sono altri che lo hanno fatto altrettanto barbaramente, quasi sempre per lo stesso risultato. Eppure è incredibile che tutti, o almeno gran parte di tutti, siano andati lì, dall'allibratore, e abbiano giocato gli stessi, identici risultati. E' incredibile che ogni domenica (non ci sono santi disposti a fare qualsivoglia miracolo) ci siano sempre decine e decine, centinaia forse, migliaia di persone, che hanno puntato tutti i loro soldi su uno stesso risultato di una partita e che proprio quella le abbia fregate tutte. Cioè, le bollette si perdono così, per un solo risultato, è una legge, ma non può essere così per tutti (e infatti non lo è, c'è qualcuno che vince ma questo solo per far continuare a scommettere: se nessuno vincesse si inizierebbe a credere che vincere sia impossibile, con sensibile dispiacere dei punto Snai).
Non è questione di fortuna. Non è neppure questione di capacità. Lasciamo perdere i ragionamenti su quanti gol in casa abbia fatto finora una squadra e su quanti pareggi fuori casa abbia fatto un'altra. Non è roba da studiare, perchè non c'è nulla da studiare. Esiste un mondo, al di là di questo, in cui un'entità demoniaca (non un dio, no) gestisce le nostre scommesse. E' lei a decidere chi, dove e quando debba vincere: si può mettere qualsiasi risultato sulla scommessa, scrivere anche "tua mamma è lesbo", ma se il demone delle scommesse ha deciso che vincerai, allora vincerai. In realtà le cose non vanno come sembrano. A ciascuno, qui, succedono le cose in modo che vadano contro di lui e poi, quando lo si va a raccontare, il linguaggio coincide per tutti, per tutti è lo stesso risultato ad essere andato male, la partita corrisponde, le azioni corrispondono, eppure, nella mente di ognuno, il risultato storto è un altro, la partita è un'altra, le azioni sono altre, e così per tutti è una cosa clamorosa, un evento memorabile in cui s'è persa di nuovo una bolletta ormai già vinta per una questione inspiegabile di sfiga, ma in realtà è solo una cazzata, i risultati reali sono tutt'altri, sono scritti tutti là, in un mondo qui vicino, accanto al nostro, ma col cazzo che li sapremo mai.
Polkan