domenica 28 marzo 2010

A.A.A. nostro turno cercasi.

Domani è domenica e, come ogni domenica che si rispetti, anche domani mi alzerò tardi, con tutta la calma di un uomo che sa che non c'è nulla che può fargli perdere il buon umore di una fresca, illuminata, giornata di fine marzo, e accenderò con impazienza il mio computer e aprirò, in ordine: msn, sito di notizie sportive, sito di un famoso quotidiano sportivo e sito per scommesse sportive. Ora, il piacere di giocare una bolletta la domenica è immancabile, perchè è come la (vostra) sigaretta dopo pranzo o il bicchiere di vino rosso dopo la carne o l'esultanza folle quando la squadra avversaria si 'mangia' un gol (bisogna esultare più quando un avversario colpisce il palo a porta vuota, che quando si è noi stessi a segnare; non me lo sono ancora spiegato, ma credo si tratti di una questione psicologica, perchè finchè segni tu è normale, succede sempre, ma se tu segni e loro sbagliano infiniti gol, allora lì si demoralizzano, ci rimangono molto peggio e infierire a quel punto è d'obbligo).
Giocarsi una bolletta, però, se da un lato è una piacevole abitudine, un costoso modo per eccitare un momento che, altrimenti, sarebbe un'ora e mezza di sofferenza, dall'altro è l'unico, immancabile modo per trasformare il mio normalissimo buon umore domenicale in uno stato di stupore misto a rassegnazione che subentra subito dopo il fischio finale delle partite del pomeriggio (ma a volte anche prima, anzi, molto spesso, ma molto molto molto spesso, molto prima) e mi fa quella sottile rabbia isterica di incredulità che non so se sia meglio raccontarlo a qualcuno per farmi dire che "ua, impossibile, succede sempre così" o pensare da me che si sa, succede sempre così, non c'è nulla di cui meravigliarsi, non è nulla di nuovo. In genere opto per la prima. Ed è peggio.
La legge (credo sia un corollario della Legge di Murphy) è la seguente: "Qualsiasi combinazione di risultati giocherai, per ogni singola scommessa, ci sarà sempre almeno una partita che avrai sbagliato". Ed è così, c'è sempre. Il fatto strano è che è così per tutti. Cioè, è inspiegabile, ti trovi il lunedì mattina a scuola a parlare delle partite del giorno prima e, puntualmente, c'è qualcuno che ha perso la bolletta in maniera clamorosa (per un gol all'ultimo minuto, per la vittoria di una delle squadre più ridicole del campionato o per un gol in fuorigioco della squadra che proprio non doveva fare quel gol e così via) e inizia con l'elencarti tutte le partite di cui sapientemente ha indovinato il risultato e finisce con quell'unica in cui ha sbagliato, perchè per chi vive la sofferenza di aver giocato una bolletta e averla persa come un emerito pene, quella è una storia da raccontare, è come un'opera teatrale e dev'essere conosciuta da tutti e tutti devono provare le stesse emozioni che ha provato lui, quindi, mentre la racconta, deve farlo con enfasi, con gesti, urla, mani nei capelli, espressioni di disperazione, calci alle sedie, pugni alle porte. C'è gente che credo ci morirà prima o poi. Ma, finito di raccontarlo, si scopre che non è l'unico ad aver perso così: ce ne sono altri che lo hanno fatto altrettanto barbaramente, quasi sempre per lo stesso risultato. Eppure è incredibile che tutti, o almeno gran parte di tutti, siano andati lì, dall'allibratore, e abbiano giocato gli stessi, identici risultati. E' incredibile che ogni domenica (non ci sono santi disposti a fare qualsivoglia miracolo) ci siano sempre decine e decine, centinaia forse, migliaia di persone, che hanno puntato tutti i loro soldi su uno stesso risultato di una partita e che proprio quella le abbia fregate tutte. Cioè, le bollette si perdono così, per un solo risultato, è una legge, ma non può essere così per tutti (e infatti non lo è, c'è qualcuno che vince ma questo solo per far continuare a scommettere: se nessuno vincesse si inizierebbe a credere che vincere sia impossibile, con sensibile dispiacere dei punto Snai).
Non è questione di fortuna. Non è neppure questione di capacità. Lasciamo perdere i ragionamenti su quanti gol in casa abbia fatto finora una squadra e su quanti pareggi fuori casa abbia fatto un'altra. Non è roba da studiare, perchè non c'è nulla da studiare. Esiste un mondo, al di là di questo, in cui un'entità demoniaca (non un dio, no) gestisce le nostre scommesse. E' lei a decidere chi, dove e quando debba vincere: si può mettere qualsiasi risultato sulla scommessa, scrivere anche "tua mamma è lesbo", ma se il demone delle scommesse ha deciso che vincerai, allora vincerai. In realtà le cose non vanno come sembrano. A ciascuno, qui, succedono le cose in modo che vadano contro di lui e poi, quando lo si va a raccontare, il linguaggio coincide per tutti, per tutti è lo stesso risultato ad essere andato male, la partita corrisponde, le azioni corrispondono, eppure, nella mente di ognuno, il risultato storto è un altro, la partita è un'altra, le azioni sono altre, e così per tutti è una cosa clamorosa, un evento memorabile in cui s'è persa di nuovo una bolletta ormai già vinta per una questione inspiegabile di sfiga, ma in realtà è solo una cazzata, i risultati reali sono tutt'altri, sono scritti tutti là, in un mondo qui vicino, accanto al nostro, ma col cazzo che li sapremo mai.

Polkan

mercoledì 24 marzo 2010

Testamento (il)logico.

Nella seppur remota eventualità, paventatami dal Dottor Gelo, che io diventi un cyborg in un futuro più o meno prossimo, pensavo alle cose fondamentali da fare per non farmi trovare impreparato. In effetti la cosa è probabile quanto che adesso da qualche parte del mondo, tipo a casa mia, si apra un vortice spazio temporale che risucchi me e mi riporti indietro al 1426, per esempio. Sarebbe carino, ma è difficile. Non volevo farmi trovare impreparato, dicevo, quindi devo preparare qui un foglio con le cose che mi piacerebbe di più avere.
Prima di tutto l'età. Ci tengo. Bisogna che sia fatto in tempo, non mi va di ritrovarmi computerizzato in un corpo di un vecchio ottantenne decrepito, voglio essere figo, far paura, voglio che la gente veda arrivare Il Sommo, non un pensionato con la mania dei superpoteri. Ah si, i superpoteri. Questa, pensavo, è facile. Vorrei la lettura del pensiero e l'immortalità. Chi se ne importa di volare, di andare alla velocità della luce, spostare massi inspostabili, bruciare le cose, lanciare le ragnatele, diventare verde. Io voglio uscire di casa, accendere il mio sigaro computerizzato, indossando il mio cappotto elegante in stile killer solitario, le mie scarpe in pelle nere e il mio immancabile cappello alla Jigen, e voglio camminare, a passo lento, devo poter essere raggiunto da chiunque. Non voglio saper scansare i proiettili con un colpo di reni, ma sapere chi ha sparato quel proiettile, dove voleva mandarlo, se ha tirato preciso o no, se si è fatto male, se aveva paura o stava godendo, e anche se stava pensando alla moglie a casa o al bambino a scuola. Leggere nel pensiero è il superpotere più forte che esista. Sai già tutto, sai già cosa ti diranno, perchè, e cosa invece non ti diranno. E' l'onniscienza, quella di Dio.
E poi l'immortalità. Due superpoteri è un numero più che giusto visto quanti ne sono stati dati a Goku. Va be', sull'immortalità non sto qui a perdere tempo: perchè uno può voler essere immortale? Perchè così non può morire. Semplice. La coscienza che non potrai mai fallire tanto da annullare il fatto che tu esisti è il limite oltre la quale neppure esiste più un limite. Non c'è nulla che non si possa fare, perchè non si muore. Un immortale lo puoi fottere leggendogli nel pensiero, magari, ma non lo puoi uccidere, mai. Ma il Dottor Gelo inizi a costruirmi una casa, intanto. Una villetta magari, ma modesta, ma anche un appartamentino in centro va bene, purchè sia tutto mio e senza cose ultralusso. Un appartamentino in centro con una dozzina di uscite secondarie. Tutto qui. E mi prepari il mio disegno. Voglio i capelli lunghi, neri, lisci come la seta, e gli occhi chiari. Mi piacerebbe anche essere più alto, se possibile, e avere un fisico perfetto.
Ora un umano normale (uno di quelli che sanno che quando sarà il loro momento di morire, moriranno) si chiederà a che pro fare tutto ciò. Non lo so, il Dottor Gelo mi sembrava tanto convinto dell'idea per cui non ho potuto far altro che accettare. Intanto ho già eliminato cose tipo salvare il mondo, lottare contro il male, uccidere Freezer e cose di questo genere. Pensavo piuttosto a togliermi un pò di sfizi. In fondo che fa, chi ha detto che chi ha delle doti eccezionali deve metterle a disposizione dell'Universo, si può anche tenerle per sè. Questo me l'ha spiegato bene il Dottor Gelo. Mi ha detto che è così perchè c'è gente che nasce con delle qualità e altra no, quest'ultima è inferiore e bisogna lasciarla parlare e soffrire, sempre. Io gli credo, perchè lui mi ha sempre aiutato, vuole solo il mio bene, non mi ha mai mentito. Una volta per esempio eravamo a cena tra compagni di scuola e lui mi disse che quella ragazza che mi stava mettendo le mani nel jeans in realtà voleva recidermi il pene. Per fortuna me lo disse in tempo, mentre me lo accarezzava ancora. Io immaginai per un pò i pensieri di lei con il mio pene stretto tra le mani che pensava "bravo, non accorgerti di nulla, pollo" e intanto pregustava già l'idea di recidermelo con una qualche cesoia da giardino nascosta dietro la schiena. Per fortuna che il Dottor Gelo se ne accorse in tempo e riuscì a spiegarmelo mandandomi degli sms. E non solo! Dopo poco la prese e la portò con sè in bagno e gliene disse quattro. Scommetto che non penserà mai più di fare una cosa del genere, dopo l'intervento del Dottor Gelo. Tsk.
Mi sa che non sono adatto a fare il cyborg.

Polkan

venerdì 19 marzo 2010

Sei proprio uno stronzo.

Non è ancora conosciuta in natura una specie umana capace di concepire un'idea ed esserne fermamente convinta pur sapendo che è sbagliata. Sarebbe una contraddizione di fondo troppo forte per qualsiasi cervello, perchè se si sapesse che il proprio pensiero è infondato, non sarebbe più il proprio pensiero, non avrebbe molto senso. Invece ha senso che tutti siano convinti dell'assoluta validità e logicità delle proprie idee, ed è per questo che nascono le discussioni. Ed è qui che si coglie una sfumatura sottile e geniale (almeno io non ci avevo mai pensato): anche la follia più pura (a cui tra l'altro assisto quotidianamente) è retta dalla legge razionale e inconfutabile che la mente che la possiede deve necessariamente essere sicura di star pensando la cosa giusta.

Uno: "Mi hai stancato, sei un maleducato."
Polkan: "Perchè?"
Uno: "Prendi tutto con superficialità, non te ne frega di niente e di nessuno."
Polkan: "Embè? A te cosa cambia?"
Uno: "Mi dai fastidio."
Polkan: "Ah.."
Uno: "E penso dia fastidio a tutti quelli che ti conoscono."
Polkan: "Ma guarda io non penso, ma comunque non ne vedo il motivo. Sarà anche che non mi interessa di nulla, ma è un problema mio, a 'voi' che cambia?"
Uno: "Devi avere rispetto per chi non la pensa come te."
Polkan: "Perchè?"
Uno: "Lo vedi? Mi hai stancato con questo tuo atteggiamento: come se tu sapessi tutto e noi niente."
Polkan: "Non ho detto che non sono d'accordo, voglio solo sapere il perchè."
Uno: "Si, certo, sei d'accordo con me."
Polkan: "Risponderai mai a una mia domanda?"
Uno: "Visto? Tu vuoi avere sempre ragione!"

Partiamo dal presupposto che chiunque, quando affronta un dialogo, vuole avere ragione. Ma non è così, non voglio avere ragione, ho ragione. Avere ragione, poi, è facile, è alla portata di tutti. Basta prendere un'idea, magari la propria, e pensare "uh, questa idea dice questo, questo, e questo, allora è giusta, perchè questo è vero, ne consegue questo e anche questo, wow, combacia, che genio!" e sostenerla. Sostenerla non significa esporla e sperare che avvenga un miracolo che folgori le menti dei propri interlocutori e gli faccia pensare che, si, quell'idea è davvero magnifica, non ha nessun punto debole, hai ragione. Sostenerla significa esprimerla chiaramente, prima di tutto. Poi argomentarla. Argomentarla significa dare le proprie ragioni, facendo un ragionamento logico che non 'salti' in nessun punto, o altrimenti quell'idea fallisce, fine. Infine, bisogna insistere: nessun essere umano non possiede una propria opinione (il che non significa che ciascun essere umano usi la propria intelligenza e riesca ad avere sempre il pensiero giusto, tutt'altro, nove persone su dieci sono degli imbecilli cronici, ma hanno comunque una propria opinione, purtroppo) e se è arrivato alla conclusione a cui è arrivato sarà perchè l'avrà ritenuta validissima e inossidabile. Bisogna insistere, insistere, insistere. E rispondere alle domande che vengono poste, per favore. Tutto qui.
Ma comunque non sono io che voglio avere ragione, sei tu che sei con le pacche nell'acqua perchè hai detto una cosa assolutamente senza senso, non l'hai argomentata, non l'hai sostenuta, non hai saputo dire nemmeno perchè l'hai detta. Io ho detto la cosa opposta (magari per puro sfizio mio personale, che ti frega) e l'ho argomentata. Sei tu che nel momento stesso in cui mi dici "vuoi avere sempre ragione", vuoi avere (sempre) ragione, proprio perchè tu non la hai, mentre io si, perchè la mia ragione è dimostrata, argomentata, spiegata, mostrata, e non saprei più che altro fare. Ci mancherebbe che dopo che ho fatto tutto ciò per convincere te, che invece non hai fatto proprio nulla per convincere me che sei nel giusto, non ho neppure ragione e nemmeno dovrei volerla.
Io sono buono, non desidero il male di nessuno, e per quanto sembri che quello che provo per ogni essere umano che ho di fronte sia odio, in realtà non è così, sono indifferente a ciascuno di loro, solo che interagiscono inevitabilmente con la mia vita, quindi cerco di trarne fuori qualcosa, rendere quell'interazione fruttuosa, utile, quantomeno al mio naturale piacere di ridere, e questo mi riesce sempre, non faccio nulla per nasconderlo. Onestamente me ne scuso.

Polkan

Mini-nota: chiaramente il dialogo è solo una semplificazione. Era giusto per dire che finiscono tutti con "vuoi avere sempre ragione", nelle discussioni reali è tutto più lungo e scocciante. Nel resto del post mi riferisco ovviamente ad una disccusione reale.

mercoledì 17 marzo 2010

Pulito è bello ma non troppo.

Sognano un immenso bagno incontaminato, rubinetti d'oro scintillante, marmo bianco, una tavoletta di ebano, uno sciaquone pieno di chanel n°5, e un lacchè che porge fogli di carta igienica in seta cruda. E' il loro sogno, ogni volta immaginano il loro bagno così, per questo lo puliscono con tanta ossessione, deve essere perfetto, neanche un graffio, neanche un granello di polvere. E' un normalissimo bagno, cazzo. Strofinare sessanta volte il rubinetto in acciaio non lo fa trasformare in oro. Loro e la mania del pulito e del costoso.

"Amore sto guardando la tv, è proprio necessario passare la scopa elettrica ora?"
"Se non lo faccio io, chi lo fa?"
"Non sto dicendo questo, ti ho solo chiesto se devi farlo proprio ora. Fallo domattina"
"Sono stanca"
"Appunto, vieni qui e guardiamo la tv insieme"
"No, sto passando la scopa"
"Non puoi farlo in un altro momento?!"
"E tu non la puoi guardare dopo la tv?!"
"Ma il programma sta facendo ora, non farà dopo, tu la scopa la puoi passare quando vuoi"
"Voglio ora"
"Vaffanculo"
"Vacci tu"
[poco dopo]
"Ma che hai combinato?"
"Ho preso una birra, e quando l'ho aperta ne è caduta un pò sul pavimento"
"Guarda qua! E' tutto bagnato, ora devo pulire tutta la cucina!"
"Tutta..Ho sporcato un angolino..pulisci solo lì, no?"
"Ma non capisci niente, non posso, devo pulire per forza tutto"
"Perchè?"
"Perchè ora si è accumulato uno strato di polvere, se lo tolgo solo in un punto, la polvere sarà accumulata in due livelli diversi e si noterebbe, sembrerebbe ancora più sporco. Vabbè ma tu che devi capire"
"Si..Infatti..Io.."

La polvere si accumula, briciole di cibo cadono sul pavimento quando si mangia, magari cade un pò d'acqua per terra quando ci si lava. Il massimo che può succedere quando non si pulisce tutto all'istante è che calpesti un pò d'acqua con la scarpa che, essendo sporca sulla pianta, per forza di cose, sporcherebbe tutta la casa lasciando macchie ovunque, e lì si che la casa farebbe schifo. Problema che si risolve mettendo un bel tappeto sotto lavandino, bidè e doccia. Basterebbe spazzare e lavare a terra una, due, massimo tre volte a settimana (la terza per quando ci sono ospiti). E' necessario pulire sempre solo l'angolo cottura, che quello veramente sporca. Invece no. Aprono il rubinetto, riempiono il bicchiere con l'acqua, inevitabilmente gocciola un pò sul lavello. NON ESISTE lasciare il lavello in QUELLE CONDIZIONI, ma bisogna prendere uno straccio e asciugare, non devono esserci "schifezze" che fanno male agli occhi. La sete ci assale, prendiamo un bicchiere d'acqua anche noi e "cazzo, hai sporcato di nuovo, proprio adesso ho pulito, potresti fare un pò di attenzione, mi sforzo per nulla". Oppure quando si fuma, e questa l'ho vista oggi: siamo in 3, fumiamo, spegniamo le sigarette e, incredibile, la femmina di turno svuota la ceneriera e la sciaqua. Passa del tempo e fumiamo di nuovo, stessa scena. Alla terza ondata, noto addirittura dissenso e fastidio nel volto della pulitrice, perchè "non esiste che sporcate la ceneriera tre volte in un paio d'ore". Ma pulire la ceneriera una sola volta, a fine giornata, no? Risparmi di andare avanti e indietro, risparmi di bagnarti le mani, risparmi acqua, non ti innervosisci. Scusatemi, ho usato di nuovo il cervello, che scemo.

Kura

sabato 13 marzo 2010

Ma take away a fancul.

Sono andato al Mc Donalds, non per il colesterolo, ma perchè adoro il sudiciume di quei panini. All'entrata della struttura, di fianco, leggo "take away" e inizio a pensare che l'inglese è proprio una lingua di merda, e inizio a pensare le mie solite cazzate. La traduzione esatta di "take away" è "asporto". Ma perchè? Ho analizzato parola per parola, e non mi trovo. Il ragionamento è andato così:

Kura: Ma scusate, ragionando, "take away" è un'espressione sbagliata.
Amico: Perchè? Vuol dire "asporto".
Kura: Eh, si. Ma "take" vuol dire "prendi", "away" vuol dire "lontano, da un'altra parte".
Amico: E quindi? Che cazzo dici.
Kura: Dico che la traduzione esatta è "prendi da un'altra parte", come se volesse dire "vattene, stronzo".
Amico: Ma che ragionamento è? Vuol dire "prendi e vattene".
Kura: No, se fosse stato così, la traduzione corretta doveva essere "Take and go away", invece così significa "prendilo da un'altra parte"
Amici: Kura smettila ci stanno guardando tutti, questi sono arrivati ad adesso e ci stanno guardando malissimo.
Kura: Oh ma è così, cazzo è chiaro.
Amico: Kura è giusto il tuo ragionamento, ma smettila di dire che lo dobbiamo prendere da un'altra parte!
Kura: Ma gli inglesi sono coglioni, che cazzo di insegne mettono. Prendilo e vai, prendilo da un'altra parte, prendilo a parte, prendilo altrove.
Amico: Basta!
Kura: Ok, ma per me è tutto sbagliato

Ma ho torto?

Kura

giovedì 11 marzo 2010

Copia-incolla.

Ci sono due modelli di giovani che, più di tutti, mi stanno sul cazzo. E sottolineo più di tutti perchè mi stanno sul cazzo il 95% dei giovani. I primi sono quelli che pensano che fa figo essere costipati nell'impossibilità del fare (cit.Gruff), idioti. Vi piangete addosso, ma a che vi serve? "io sono diverso, nessuno mi capisce, sono confuso", ma quale adolescente non lo è? Fa parte dell'adolescenza. Ti senti perso? Depresso? Non ti senti te stesso? Ti senti sommerso dai problemi sempre più spesso, ti credi diverso? ..Uh, ci ho preso? Allora dovrei fare lo psicologo.
I secondi sono quelli che pensano di essere persone mature. Magari faccio parte anche io di questa categoria, però almeno qualcosa in più l'ho capita. Per esempio voi assumete un sacco di attegiamenti degli adulti, provate a fare cose che fanno loro, a ripetere i loro discorsi, cercate di crescere prima. Ma lasciate il tempo al tempo, lasciate che le cose facciano il loro corso. "non guardi mai i tg". Ma perchè dovrei farlo? C'è una diffamazione di notizie assurda, ti fanno vedere quello che vogliono loro, ti fanno sapere quello che conviene a loro farti sapere, e il tg, mio caro, non ti rende più maturo. Guardare i tg solo perchè è una cosa "da adulti" non ti fa crescere. Mio caro adolescente della seconda categoria, devi capire che mio padre, tuo padre, e tutti gli altri adulti tornerebbero volentieri alla nostra età, rifarebbero altre mille volte le infinite cazzate che hanno fatto, e non vorrebbero per niente avere tutte le responsabilità che hanno, vorrebbero non capire tante cose che ora capiscono, non sapere, divertirsi senza pensieri, fare la nostra vita spensierata. Ascoltate troppo chi vi dice che dovete iniziare ad essere responsabili, che dovete pensare al lavoro. Ma i tempi sono cambiati, loro avevano la necessità di lavorare, di stare con la testa sulle spalle, noi no, noi possiamo prolungare la nostra serenità mentale. Secondo voi loro non avrebbero preferito drogarsi e scopare altri 10 anni, invece di stare nelle fabbriche a farsi il culo? Conoscere la storia è importante, per esempio quello che è successo il '68, ma, onestamente, non è meglio un anno in più?

Kura

lunedì 8 marzo 2010

A wonderful world.

Voler stare, e più in generale voler accoppiarsi, con un essere umano di sesso opposto, è la cosa più naturale che ci sia in un uomo, molto più naturale della monogamia, per capirci. Se sei un uomo e provi a parlare di sesso alla prima donna che incontri, ti prenderà per un maiale, più probabilmente ti darà uno schiaffo, un calcio nelle palle, nei casi più estremi ti colpirà con lo spray al peperoncino, e tu lì come uno fesso a soffrire, e le avevi parlato solo di sesso. Ma gli homo sapiens sapiens (siamo anche noi homo sapiens sapiens, mi sa) di allora come facevano? E poi, chi è stato quell'homo così-poco-sapiens da far pensare per primo ad una donna che il sesso è un tabù? Non è un tabù il sesso, o almeno non dovrebbe esserlo. La prima cosa che Dio (io credo che quello che noi chiamiamo Dio sia in realtà solo il capogruppo degli angeli che, in stile elezioni, sia stato nominato loro capo temporaneo e che, in stile televoto, abbia raccolto tutti i desideri dei suoi colleghi e abbia creato il mondo e noi, e che da allora ci guardino tutti insieme sulla loro nuvola, davanti alla loro tv al plasma, con un paio di birrozze eterne e un barile senza fondo di pop corn, e intanto scopano) ha voluto donarci è stata il sesso. Ci ha fatti alti, con degli occhi, dei capelli, un meccanismo iper-complesso interno, una ragione, un istinto, e un sesso, a ciascuno a seconda della propria natura. Lui è ermafrodita. Il fatto che ci si ami deriva dalla scelta di, per farci a sua immagine e somiglianza, ma dovendoci dividere in maschi e femmine, dare ai maschi un pene e alle femmine una vagina. L'amore è, dunque, quel desiderio incontrollabile di ricongiunzione divina di ciò che forzatamente era stato separato (oppure boh).
E allora far sesso dovrebbe essere una cosa naturale, un atto trascendentale, magico, di ricongiungimento divino, eppure è, nei casi migliori, un mero piacere, ma molto più spesso è un dovere coniugale, un momento da ricordare, una cosa speciale da fare solo con la persona giusta. Ma ditemi: è più naturale far sesso o giocare a carte? E perchè allora giochiamo a carte senza nessun tipo di problema e facciamo sesso solo se arriva la man di Dio.. ops, Satana, ad addormentare le nostre coscienze? Giocare a carte è stato inventato da noi chissà quanti millenni dopo la nascita del sesso, e anche la danza, la musica, Amici di Maria de Filippi, la scuola, radio Deejay e il calcio (sebbene il calcio sia una metafora della perfezione, ricordatevene).
Se il mondo fosse come dico io tutti sarebbero liberi di scopare con chiunque, non ci sarebbe più la differenza di disponibilità tra maschi e femmine. Se una donna "allargasse le gambe" continuerebbe a trovare sette uomini già pronti a saltarle addosso, ma sarebbe finalmente così anche per gli uomini. Non esisterebbe più gelosia. Esisterebbe l'amore perfetto, imperituro, immutabile ed eterno, quell'amore perfetto che in questo mondo cercano tutti, ma che non esiste, perchè tutti vogliono far sesso ma non possono, e quindi tradiscono, tutti, e invece nel mio mondo ideale (ne ho un paio, se volete un giorno vi posso far fare un giro) esisterebbe, e le ragazzine sarebbero felici, e i ragazzini soddisfatti e diversi. Non esisterebbero i Tokyo Hotel (nulla da dire). E Facebook. E le seghe. Sarebbe tutto come una bellissima, immensa, interminabile partita di pallone (ve l'avevo detto "ricordatevene").

Kura: "Oi Polk, te la vieni a fare una chiavata?"
Polkan: "Ma quando?"
Kura: "Stasera. Sette-otto, credo. Oppure otto-nove?"
Polkan: "Alle sette. Ma chi siamo?"
Kura: "Io, tu, Alessia e la madre."
Polkan: "Vabbè, insomma una chiavatella così, niente di che."
Kura: "Eh si, non scopo da una settimana."
Polkan: "A chi lo dici. L'ultima volta è stata venerdì scorso, che ci siamo fatti quelle tre.."
Kura: "Ah si si. Spettacolo."
Polkan: "Ma la casa la prenoti tu?"
Kura: "Si si, vieni alle sei e mezza a casa mia, poi andiamo insieme."

Polkan

giovedì 4 marzo 2010

Lo so che mi capisci.

Non voglio che tutti capiscano di calcio, solo quelli che ne parlano. E' impensabile, per intenderci, infilarsi in un qualsiasi discorso calcistico da bar dicendo "ma Pazienza è un fenomeno!" e pretendere di essere ascoltati. Cioè, è contro-logico, è un pò come l'anti-Cristo, no? C'è un Cristo, che è perfetto, buono e misericordioso, e un anti-Cristo, perfettamente malvagio, crudele e bastardo. Così c'è un intenditore di calcio e l'anti-calcio. Che poi il concetto di anti-calcio è polivalente. Si può parlare di anti-calcio sia a riguardo di uno che il calcio non sa neppure dove sta di casa, che se entra in un campetto in erba è per giocare a tennis, o perchè vuole fumarla, sia a riguardo di un tale che di calcio non ne capisce assolutamente nulla e che, nel momento in cui sente un discorso che riguarda il calcio, si inserisce, assolutamente convinto del fatto che sa quello di qui sta parlando, e dice delle bestialità abnormi.

[Al bar, gioca la nazionale]
Tale: "Madonna, ma come ha fatto a convocare Palombo?"
SottoTale: "E' uno scandalo. Non sa fare un passaggio."
Tale: "Ma nella Sampdoria non gioca così, è fortissimo là."
SottoTale: "Ma quando mai. Contro il Napoli non ha visto una palla."
[Passaggio sbagliato di Palombo]
Elemento: "Wa ma vir a chist! E nun è megl Pazienza?!"
SottoTale: "Brà ma serio, ma che rè stu Palombo."
Folla: "Palombo buuuuuu!"
Anti-calcio: (già soddisfatto) "Wa Pazienza è fottissimo frà."

E' un pò come è accaduto con il mio Prof. di Filosofia, al quale voglio un gran bene, si intenda, è un professore davvero bravo, se non fosse per il fatto che non è abituato a fare il professore. Ma il calcio no. Il calcio è un'altra cosa. Non basta andare qualche domenica a casa di un amico a bere una birra e chiacchierare mentre (tanti) altri amici guardano con criterio una partita, per capire di calcio. Cioè si, in teoria basta, però a patto che si guardi anche la partita. Anche se in effetti non tutti i non intenditori di calcio, sono degli anti-calcio. Ci sono, ovviamente anche intenditori mediocri. Il punto è che il passaggio da uno che parla di calcio a uno che parla e non sta capendo lui stesso un cazzo, è sottilissimo, in questo sport. E c'è sempre un anti-calcio pronto, accanto a te. Era il giorno del sorteggio di Champions, degli ottavi di finale, e andai dal professore a dirgli:

Polkan: "Prof, io all'ora dopo esco."
Prof: "Esci? Perchè esci?"
Polkan: "Come perchè esco. Sta il sorteggio di Champions."
Prof: "Ma che dici?! Esci per il sorteggio di Champions?"
Polkan: "Si."
Prof: "Non esiste proprio. Non ti faccio uscire."

E non mi fece uscire. Spiegò. Poi a fine ora tornò da me e:

Polkan: "Alla fine l'Inter ha 'preso' il Chelsea, il Milan il Manchester e la Fiorentina il Bayern."
Prof: "Ah, bello. Belle partite. Il Chelsea è tosto."
Polkan: "Eh si."
Prof: "Tu per chi tifi, Napoli?"
Polkan: "Beh no, io tifo Inter. Per questo volevo tornare a casa."
Prof: "Ah tifi Inter. Ma questo Mourinho che parla parla, ma poi il bel gioco? Non ci sta bel gioco."
Polkan: "Eh.."
Prof: "Sai tu ti aspetti che la squadra prima in classifica.."
Polkan: "Si, si, ovviamente."
Prof: "E non è meglio il Napoli allora? Ci fa appassionare, lotta fino alla fine, vince anche contro le grandi."

E certo che è meglio il Napoli. Per te è meglio il Napoli, "tifi" Napoli. Ti fa appassionare? Ci mancherebbe che ti appassionassi alle partite dell'Inter. Tifi Napoli, guardi solo quelle, non hai nemmeno modo di appassionarti a quelle dell'Inter, pur volendo. Ammesso che quelle del Napoli le guardi poi. Non è affatto detto che, visto che sei qui vicino a me cercando di parlarmi di calcio (diciamocelo, quella storia del bel calcio.. la prossima volta evitala se proprio vuoi parlare con qualcuno di Inter senza rischiare di fare brutta figura, eh?), allora poi lo segui e, semmai, ne capisci anche. Probabilmente lo fai perchè in questo momento pensi di essere più simpatico, magari speri di essere più figo ai miei occhi, che così io ti apprezzerò di più e che, magari, tra un apprezzamento e l'altro potrò anche decidere di aprire il libro di filosofia o storia e prendere un 7. Chissà. Intanto il 7 devi mettermelo tu, e se proprio ci tieni io sono libero anche adesso. Ma poi ti apprezzo già, te l'ho detto, sei un bravo professore, quando fai il professore. E mi sa che non risulti molto più figo ai miei occhi, adesso. Pensa che questa cosa è successa a fine Dicembre e io me lo sono ricordato solo ora. Figurati.

Polkan: "Il Napoli ha il suo fascino. Si."
Prof: "Siamo una grande squadra. Ah ah."

Ammesso che ci sia qualcosa da ridere, non importa. Quando spieghi Kant, Hegel, Fichte, e quando spiegavi Cartesio, Spinoza, Locke eccetera, io ti seguivo, ti seguo, capisco, sono l'unico (l'anti-idiota?), quindi fa niente, ti perdono. Però cazzo. Ognuno ha il suo talento. Tu ce l'hai a fare il prof di Filosofia. Oppure no? In effetti uno che capisce, su trentadue, non è un gran risultato. Ma vabbè, tutti hanno un talento, te lo assicuro. Provo a dire una cazzata: magari sai ascoltare una canzone. Perchè no. Può darsi. E' ovvio che non lo sai, chi andrebbe a controllare se è bravo o no ad ascoltare una canzone. E poi come fai a capirlo. Però magari è così. Ecco, Dio, quando ci creò, ci creò e basta, poi siamo noi che abbiamo reso quelli che sapevano cantare più interessanti di quelli che sapevano ascoltare una canzone, Lui che ne sapeva. Si lo so, è onnisciente, ma tu cosa vuoi da me. Ti è andata male. Continua a fare il prof.

Polkan

lunedì 1 marzo 2010

A-E-I-O-U. Ci sono tutte.

Ma guardatela, è così bella con le sue 26 lettere. Funzionano tutte eh. Non c'è trucco e non c'è inganno. Che poi nelle chat è possibile usare quanti caratteri si vuole, non si paga nulla. Per gli sms ok, se superi il limite di caratteri paghi di più, ma per il computer non funziona così. Non si sopporta l'utilizzo delle abbreviazioni. Qlk, xkè, nnt etc. Ma guardate bene la tastiera, è li davanti a voi, le vocali ci sono, ci sono tutt'e 5 cazzo, ma perchè non le usate? Sono così belle, completano la parola. La cosa più assurda è quando scrivete "kuanto, kapito, kazzo, kosa, ankora". Ma lo vedete che non avete abbreviato nulla? "è il nuovo metodo di scrittura". Ma vi immaginate a leggere un articolo in queste condizioni?

Hamsik: Napoli sei da champions.
Il gioiello slovacco della squadra di Mazzarri si sbilancia: «Questa gara ha mostrato che la corsa è ancora aperta. Il rigore? Non ho provato nulla, credetemi. Lo dedico a mio figlio Christian. Da quando è nato non gli avevo ancora regalato un gol»

Hamsik: Npl 6 d kampions.
Il gioiello slvcc dll sqdr d Mazzarri s sbilnc: «Qst gr ha mstrt k la krs è ancr axt. Il rgr? Nn ho prvt nll, krdtm. Lo ddc a mio fgl kristian. D qnd è nato nn gli avv ankr reglt un gol»

Ma ci ho messo tempo a pensarlo, a scriverlo, a leggerlo, a entrare nella vostra mente contorta. Ma come cazzo fate, dico io.

Cpt: Si dovrebbe leggere "ci.pi.ti", e invece si legge "capito".
Kpt: Questa è l'evoluzione di quella precedente, solo i più esperti la usano, la traduzione è la stessa.
Ankora: La K al posto della C non si spiega.
Kuanto: Qui addirittura la K viene usata al posto della Q, che fenomeni.
Kapito: La K al posto della C non si spiega.
Kazzo: Idem.
Kosa: E che ve lo dico a fare.
Xkè: Non scherzo quando vi dico che la prima volta ho letto "icschè" e ho pensato di essere ignorante a morte.
Qlc: Qualcosa.
Nn: Ci vuole più tempo a capire che tra le due N manca la O, che altro.
Dv: Questo è interpretabile. Può essere devi, devo, dove, davi, dava, diva, deve. A fantasia.
M k kzz cntn a fr, vffcl, ftttv. = Ma che cazzo continuo a fare, vaffanculo, fottetevi.

Kr..Ops, volevo scrivere Kura