giovedì 2 giugno 2011

Uno poi dice: "perchè?".

Parte II

L'amore esiste, assolutamente. Quello che comunemente chiamiamo  amore, però (ne abbiamo già parlato), è una sensazione di possesso della persona che amiamo, la quale non deve avere necessità altra fuorché noi, non deve (in barba ad ogni istinto primordiale) desiderare fisicamente alcuna altra persona (se no non ci ama, perchè se ci amasse non la desidererebbe: questo è il punto) e non deve avere alcun altro pensiero che venga prima di noi in un'ipotetica classifica delle cose importanti della nostra vita, classifica che da single mai ci facciamo nè ci faremmo e che invece da findanzati appare come d'incanto già stilata e redatta e al primo posto c'è sempre lei/lui e poi dopo tutto il resto, e non c'è bisogno di dire cosa o chi ci sia al secondo, terzo o quarto posto, perchè, anche se è la classifica delle cose importanti della nostra vita, assume valore agli occhi di chi amiamo solo per la prima posizione, mentre le altre posizioni assumono specifico valore in base a se consistano in persone o cose e, nel caso in cui consistano in persone, a seconda del sesso di queste, con valori prossimi allo 0 in caso di stesso sesso del proprietario della classifica e, in caso di sesso opposto, tanto più prossimi al 100 quanto più è alto l'indice di bellezza oggettiva dell'elemento considerato.
In questa situazione, stare con una persona dev'essere la cosa più importante della vita di entrambi. Se uno dei due venisse meno a questo patto implicito sigillato a voce con le parole ti e amo, ecco la falla, ecco la colpa, ecco il: "allora è proprio una nullità" e "non era così quando stava con me" o "avevi detto che mi amavi" e "avevi detto che saremmo stati insieme" o "stavamo anche progettando una vacanza insieme" o "una vita insieme" o "una macchina insieme" o "una festa insieme" o "una gita insieme", insomma il: "è proprio uno stronzo". E invece NO! Stop a questa campagna di sensibilizzazione contro quelli che lasciano.
Chi soffre per l'abbandono da parte di una persona è geloso della sua sofferenza. Guai a dirgli che è una sofferenza (che è normale, umana, doverosa, ma anche) superabile. Guai. Lei/lui risponderebbe che - indovina - tu non capisci, perchè non ci sei dentro e non sai cosa si prova. Se poi gli rispondi che invece capisci, sia perchè è una cosa che si capisce in generale, sia perchè ci sei passato anche tu, inizia una gara a chi dei due ha avuto più motivi per starci così male e ovviamente tu che - glielo dici - non ci sei stato così male, ne avrai avuti meno, per (sua) logica, mentre se invece - per il suo bene o anche solo per il gusto di farlo smettere di lamentarsi - gli esponi punto per punto tutti i tuoi eventuali motivi per starci malissimo, seguito dalla dovuta precisazione che, comunque, non ci sei stato malissimo, allora ecco il jolly che - vi assicuro - userebbero tutti coloro con cui si instaura una conversazione del genere e cioè: "allora tu non ne eri innamorato abbastanza", perchè per loro è così: se sei stato innamorato, devi piangerti addosso quando finisce. Non ha importanza quanto sia stato bello fino a quel giorno e quanto saranno egualmente belli i giorni futuri prossimi e remoti, ma ne ha solo il fatto che tu - ora - sei stato lasciato, tu e solo tu, gli altri no, quindi hai il diritto esclusivo di piangerti addosso comprensibilmente e chiunque voglia farti credere che non ce l'hai, che ti stai piangendo addosso incomprensibilmente e che devi smettere, perchè hai tutti i mezzi per smettere, perchè è un dolore (umano, comprensibile, ma) superabile, è uno che non capisce. Ma - vorrei dirgli - la persona che ti ha lasciato non era in tuo possesso e quindi non gli è attribuibile alcuna colpa. E poi il suo non esserci più non ti toglie nulla in concreto, magari ti toglie qualcosa di astratto, nel senso che la sua presenza che c'era fino a questo istante da ora in poi non c'è più ed è questo che - astrattamente - ti toglierebbe. O magari ti toglie qualcosa di probabile, nel senso che in futuro ti avrebbe potuto dare tante cose che da oggi in poi, non essendoci, sarai certo che non ti darà. Ma di concreto l'assenza di una persona non può togliere nulla e, superato il primo dolore istintivo e automatico che si prova, si può tornare a stare bene. L'unica cosa che frena questo tornare a stare bene è la volontà di tornare a stare bene senza questa persona. In altre parole: la volontà di stare male. E visto che la volontà di qualcosa la genera la persona che la prova, l'unico ostacolo verso questo tornare a stare bene è la persona. E nient'altro. E nessun altro. Quindi poche chiacchiere, meno lamentele e più fatti. Siate adulti. Crescete e moltiplicatevi.


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Polkan

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