martedì 9 febbraio 2010

Storie di polli.

Avete presente il gallo di Robin Hood della Walt Disney? Si, il cantastorie. Beh, ieri uno simile è venuto da me, e mi ha raccontato una storia:

"C'era una volta un pollo, non uno di quei polli 10+ ai quali la Amadori farebbe follie per averli, ma un normalissimo pollo un pò diverso dagli altri, particolare. Il pollo pensò che per lui non ci sarebbe mai stata speranza di trovare il "pollicoltore" adatto per lui, si sentiva diverso, e sfruttava la sua grande intelligenza (un pollo furbo? Si è strano, ma è una storia) per essere accettato e ben valutato da tutti, ma non abbastanza da essere valutato come quei polli 10+ di cui tutti parlano. Ma lui non voleva essere come loro, gli piaceva così com'era, si sentiva diverso, e come dice Kura "diverso è meglio". Aveva a che fare con tante galline diverse, e sapeva che per sempre queste galline sarebbero state solo di passaggio, lui non se le filava proprio, le sfuttava: si faceva portare il miglior mangime, si faceva aggiustare le penne, poi cambiava allevamento. Non gli piacevano proprio quelle galline a cui tutti facevano gola, e penso che sarebbe stato così per tutta la vita. Come tutte le storie che si rispettino, anche in questa c'è il colpo-di-scena-ormai-non-più-colpo-di-scena-perchè-se-lo-aspettano-tutti. Un giorno vide una polla, anzi, la polla, quella della sua vita, quella che senza i suoi sguardi e le sue attenzioni non poteva covare felice, e a differenza delle altre storie, la fece subito sua, senza problemi, senza nessun "pollo in comodo" che gli soffiava la polla da sotto al becco. E insieme erano felici, così felici e perfetti da fare invidia a tutti, ma ,come ogni storia che si rispetti, qualcosa andò storto. Non andò storto perchè lo volle in cantastorie, o lo voleva la vita uccellina, andò storto perchè la polla ogni tanto aveva dei comportamenti strani, e trattava il pollo come un Amadori qualunque. Un giorno la polla offriva il calore del suo corpo al pollo (non parlo di scopare, stupidi, non sapevo come trasformare la dolcezza nel mondo degli uccelli, e non mi piaceva scrivere "dolcezza"), il giorno dopo si comportava come se non fosse successo nulla, e anche se il pollo, abituato al calore della polla, provava a darle il suo calore, lei agiva come se non fosse il fatto suo. E così un giorno il pollo si trovò a parlare con la polla:

Pollo: Hai delle piume stupende.
Polla: Il tuo becco non mi piace.
Pollo: Ma non dicesti che era la cosa che più ti piaceva di me?
Polla: Ora non mi piace più.
Pollo: Invece a me il tuo becco piace, come sempre, e che zampette bellissime.
Polla: ...
Pollo: Non mi dici nulla? Ti sono sempre piaciuti i complimenti.
Polla: Sei diventato troppo dolce.
Pollo: Tu mi hai fatto diventare dolce, hai sempre detto che non lo ero.
Polla: Basta, vattene.
Pollo: Ma mi hai fatto venire tu qui, che hai?
Polla: Non farti più vedere, addio.

Il comportamento della polla era condizionato dall'imposizione del padrone di non vedere più il pollo non-Amadori. Ma anche no, questo sarebbe successo in una storia normale, e questa non è una storia normale. Il comportamento della polla era condizionato dalla mente instabile della polla. Dopo mesi di digiuni e notti insonne, il pollo era quasi morto, non era neanche più buono da mangiare ormai. Quando un giorno lei ritornò, dicendogli che era stato lo sbaglio più grande della sua vita, convinse il pollo (stavolta pollo d'avvero) e tornarono ad essere quelli di sempre. Durò poco. La polla dovette stare via per alcuni problemi in famiglia, e non si videro per molto. Così il pollo decise di mandarle un uccello messaggero per sapere quando si sarebbero rivisti, e lei rispose, tramite uccello, che non voleva vederlo adesso, però non conosceva il motivo, non voleva vederlo e basta. Il pollo lasciò stare, poichè conosceva bene la polla, e conosceva i suoi "via vai" mentali, però ci stava male, tanto, era un pollo intelligente, stronzo, pigro, freddo, ma con lei era dolce e paziente. Successe la stessa cosa, una volta al mese, per tre mesi. Il pollo avvisò la sua amata che aveva raggiunto il limite, che alla prossima sarebbe esploso e l'avrebbe lasciata, ma lei, convinta dell'amore del suo pollo, non lo ascoltò, pensando che fosse un avvertimento fasullo come i tanti avuti in precedenza. E fu così che lei fece oltrepassare il limite a lui, e il povero, vittima di tutto, la lasciò. Lei pianse, ma pensò "La troverà un'altra polla, non ci sono solo galline, la troverà, e a me non mi calcolerà più". Già, il pollo non la calcolò più. Lei pensava di avere ragione, lo pensò per molto tempo, e ne parlava un pò sofferente con la sua miglior gallina amica:

Polla: Hai visto, avevo ragione, il mio pollo non si è fatto più sentire, ha trovato un'altra polla, proprio come gli dissi, e lui aveva anche il coraggio di dire di no.
Gallina: Infatti, te l'avevo detto io che le sue erano solo chiacchiere.
Polla: Che stronzo, e io l'ho anche amato. Però mi ha dato tanto.
Gallina: Si è vero, e dire che in giro le altre galline ne paravano così male.
Polla: Ho sbagliato, però lui non è stato di parola, mi ha dimenticato subito.

Il pollo non la calcolò più, ma non perchè aveva trovato un'altra polla, no, di polla ce n'è una sola, e le galline proprio non le voleva, non la calcolò più perchè si tolse la vita. Il corpo fu trovato in una cascina mesi dopo, con il corpo raggrinzito. Probabilmente morì di fame, e gli occhi spalancati fecero pensare alla pazzia del povero pollo. Il becco era sfregiato e ammaccato, e sul muro sopra il cadavere c'era un'iscrizione:

"Ti ho amata, ti ho dato tutto, ti ho lasciata. Non mi hai lasciato scelta, ho aspettato invano un tuo ritorno, e quando ho capito che non saresti più tornata, ho perso la voglia di vivere. Mi hai amato, ma mi hai anche ucciso. Ti amerò per sempre. Veglio io su di te."

Ho ammazzato il cantastorie.

[Nota di Kura: tutti gli errori che avete trovato sono volutamente voluti (anche questo).]

Kura

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