sabato 19 giugno 2010

Sessantasette.

Ero in un lungo corridoio, ma io ne vedevo solo un pò, le pareti erano bianche e le mattonelle grigie, disposte a rombi, decorate da dei fiorellini bordeaux e gialli. Davanti a me una porta chiusa, anch'essa grigia, e io aspettavo lì fuori da solo e di tanto in tanto questa porta si apriva e usciva una ragazza e ne entrava un'altra (solo ragazze nei miei sogni) e, sforzandomi un pò di guardare oltre quella porta, non riuscivo a vedere niente, solo questa ragazza che la apriva, entrava e scompariva e più nulla. La porta si richiudeva. Dopo tre o forse quattro ragazze era il mio turno. Dovevo essere qualcuno di speciale o forse perchè il sogno era il mio, perchè sono stato l'unico a cui hanno chiamato il nome prima di entrare.
"Polkan!"
"Eccomi."
"Togliti i vestiti."
A dire il vero nel sogno non mi è apparso granchè strano che mi si chiedesse una cosa del genere, infatti sono entrato e mi sono tolto i vestiti, come se nulla fosse, e sono rimasto con dei fantastici boxer che, non so perchè, nel sogno ero convinto costassero 200€ e che, infatti, tutti mi ammiravano. La stanza non era più buia: al centro una sedia e di fronte una cattedra lunga con cinque o sei sedie e altrettanti professori e dietro un tale, tipo un maggiordomo, che credo avrei potuto chiamare per farmi massaggiare o farmi portare un drink, ma poi in quel momento non ci ho pensato. Prende la parola uno, il più anziano, quello seduto al centro: "Allora, partiamo da italiano". Bum.

Italiano: "Bene, vedo che il suo tema è 'E' saggio non attraversare le colonne d'Ercole'. Interessante, Cosa porta?"
"L'allegria di Ungaretti, per un discorso legato alla sua vita, le sue scelte, sa.."
Ok, iniziamo male, non avrei mai dovuto dire quel "sa.." con quell'aria così sufficiente. Ora mi bocciano.
"Ah, bene. Leggiamone un brano"
Ecco, appunto.
"Certo, scelgo io?"
Secondo errore.
"No, leggimi Natale."
"Natale veramente non l'ho portato."
"Uhm.. ok, scelga lei."
"Veramente io volevo iniziare da inglese."

Inglese: "Ok, possiamo parlare in inglese?"
"Sure."
"Oh, ok. So, tell me, what did you want to treat?"
Bene, l'inglese lo sapevo, da lì è partito un mio monologo sul romanzo, l'autore, collegamenti vari. Mi fermano.

Scienze: "Polkan, questo possiamo collegarlo alle scienze, vero?"
"Ovvero?"
"La divisione della personalità di Jekyll rispecchia un pò quella che è la situazione vigente tra i terremoti e le eruzioni vulcaniche, due aspetti in antitesi di una stessa, vogliamo dire, personalità, che è la natura, un legame indissolubile tra due fenomeni che tengono stretta in un pugno la nostra esistenza e che - è il caso della famosa eruzione di qualche mese fa - possono fermarla o influenzarla, che dir si voglia, a proprio piacimento. Pensa se avessero una coscienza, si potrebbe dire, allora, che questi non siano solo due fenomeni ma i veri e propri dei del nostro mondo"
"Lei si attenga al campo di sua competenza", interviene subito il prof di filosofia.
"Uh, si, certo", dico io.
Mi ha decisamente aggirato con le parole, io volevo parlare di tutt'altro.
"I terremoti però, con tutto il rispetto, e le eruzioni non hanno proprio nulla in comune, gli uni scaturiscono da cause imprevedibili o comunque legate ai moti delle placche e cause varie, gli altri da attività vulcaniche e solo una piccola parte dei terremoti corrisponde a quelli generati dalle eruzioni, in quel caso si tratta infatti di vulcani acidi, ma non vedo come questo possa collegare ambedue le cose in maniera così indissolubile come lei poco fa ha presentato"
Al che prende la parola il vecchio e fa: "Bene, penso che in scienze il ragazzo si sia espresso più che bene, passiamo pure alla prossima materia", il che, penso, è il giusto premio alla mia acclarata genialità.

Fisica: Il prof di fisica è il 'mio' prof di fisica. "Polkan, che sai?" "Niente."

Latino: "Che porta?". Le parlo di Seneca per tredici minuti e ventotto secondi, dopodichè scatta un piccolo gong e mi fermano. Adesso sto bevendo un tè freddo alla pesca che, penso, sia un premio, più che meritato, a tanta cultura. Un paio di ragazzi entrati da poco ad assistere al mio esame si esibiscono in alcuni violenti e decisi "ooooh" di sorpresa.

Filosofia: "Se le va" - i professori iniziano a trattarmi con rispetto - "allora, adesso possiamo parlare di filosofia. Cosa collega alle colonne d'Ercole?"
Qui il mio sogno si fa fantastico. Praticamente io inizio a parlare a gesti, però non come un cazzone ridicolo che si dimena, faccio dei piccoli gesti e il professore capisce, ad esempio ad un certo punto schiocco le dita e dalla bocca del prof esce un equivocabile "Certo, certo" che mi fa capire che, tra l'altro, ho appena fatto una fenomenale interrogazione di filosofia. Batto le mani e il prof fa "Ok, anche per storia va bene"

Poi il mio esame finisce e io esco dalla stanza. Mi raggiunge il prof vecchietto e mi fa: "Quanti crediti avevi, ragazzo?" "Quindici" "E alle tre prove come sei andato?" "Bene, ho preso 28 punti" "Fantastico!" Sembra davvero che sia entusiasta, si inginocchia davanti a me, abbassa il capo, alza le mani e da queste parte una luce intensissima che dopo un pò si schiarisce e si vede un diploma che levita e sul diploma c'è un numero. Lo guardo, sessantasette. Poi dopo ho sognato che ero in una piscina termale e alcune donne mi massaggiavano i piedi e le spalle e altre mi soffiavano un pò di vento in viso con delle enormi foglie verdi. Ma vabbè, avevo preso sessantasette, era il massimo.

Polkan

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